Adorazione dei magi
Adorazione dei magi
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M6676
Categoria:
Donazione:
Notizie storico artistiche
Datazione
Inventore
Parmigianino Mazzola Francesco (Parma, 1503 - Casalmaggiore, 1540)
Disegnatore
Rossigliani Giuseppe Nicola detto Nicola Vicentino
Tecnica e supporto
Xilografia a chiaroscuro
Misure foglio (in mm)
163X239
Iscrizioni incise
In basso a sinistra è riporta la sigla di Andrea Andreani composta da una A racchiusa in un'altra A; è poi riportato: MDC / V
Marche e altre note manoscritte
Edgardo Grazia riporta:
Giuseppe Niccolò da Vicenza, incisore; operava nella prima metà del sec. XVI.
B2. "L'Adorazione dei Magi" chiaroscuro di tre tavole da disegno del Parmigianino, ora al Louvre di Parigi.
Seconda prova, edita nel 1605 da A. Andreani, il quale vi pose la sua sigla in luogo delle lettere F.P., che si trovano nella prima prova e che sono state cancellate.
Giuseppe Niccolò da Vicenza, incisore; operava nella prima metà del sec. XVI.
B2. "L'Adorazione dei Magi" chiaroscuro di tre tavole da disegno del Parmigianino, ora al Louvre di Parigi.
Seconda prova, edita nel 1605 da A. Andreani, il quale vi pose la sua sigla in luogo delle lettere F.P., che si trovano nella prima prova e che sono state cancellate.
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Giuseppe Niccolò da Vicenza fu silografo (secondo quarto del XVI sec.), seguace di Ugo da Carpi, alla cui maniera si avvicinò più degli altri, bene intendendo e rendendo gli effetti pittorico-luministici della nuova arte. Interpretò composizioni di Raffaello e dei suoi allievi Maturino e Polidoro, e specialmente del Parmigianino.
Vedi Enciclopedia Treccani: https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-niccolo-da-vicenza/
Questo esemplare fu rieditato nel 1605 da Andrea Andreani.
Rappresenta una Adorazione dei Magi all’interno di una architettura classica con la Madonna assisa a sinistra, volta di profilo verso la folla che le viene incontro. Al centro in basso un uomo con lunga barba inginocchiato e chinato di fronte al gruppo sacro, intorno numerosi personaggi, sullo sfondo a destra un cammello accennato.
La stampa in esame è stata inventariata come xilografia “tolta da un’incisione a tre legni di Nicola da Vicenza cui sono state tolte le lettere F. P. e sostituite quelle dell’Andreani con la data” in una seconda tiratura: nella prima erano state conservate le iniziali F. P. di “Franciscus Parmensis” . (Bartsch XII, 29, 2 II/II; Illustrated Bartsch, vol. 48, pag. 26, n. 2 (29), II/II).
Il modello originale è un disegno di Parmigianino che si trova al Louvre (inv. 6377, pubblicato da Popham 1971 n. 358, modello del quale nonostante l’acquaforte si sono perse molte caratteristiche di pittoricità. La stessa opera sarà tradotta anche dallo Schiavone in una incisione con alcune varianti rispetto al prototipo (Bartsch XVI, 43, n. 8). Nel catalogo della mostra del 2003 Cecilia Farinelli pubblica un’altra tiratura da questo stesso legno (in possesso della Biblioteca Palatina, collezione Ortalli, inv. 21660) assegnando stavolta il solo disegno a Giuseppe Niccolò Vicentino e la stampa ad Andrea Andreani (p. 128, n. 215). Andrea Andreani, che qui si sigla alla maniera di Durer, era al suo tempo un noto intagliatore. Negli anni in cui stampa quest’opera, era tornato a Mantova sperando di rimanere nella sua città natale come intagliatore di corte. Lo vediamo invece peregrinare per l’Italia sia prima che dopo, celebrato in vita anche per la grande perizia tecnica delle sue tavole ottenute accostando e sovrapponendo spesso più legni, con effetti pittorici notevoli per la quantità di colori usati e per la perizia con la quale riusciva a riprodurre anche opere di grande formato, a partire dai veneti, per poi approdare ai toscani (si firmava infatti, per un certo periodo, all’uso toscano: “lo ‘ntagliatore”). Celebrato in vita quanto poco considerato poi, mal trattato dal Bartsch, Andreani tirò più volte anche con matrici ormai molto usate – questo in esame potrebbe essere uno dei casi
Vedi Enciclopedia Treccani: https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-niccolo-da-vicenza/
Questo esemplare fu rieditato nel 1605 da Andrea Andreani.
Rappresenta una Adorazione dei Magi all’interno di una architettura classica con la Madonna assisa a sinistra, volta di profilo verso la folla che le viene incontro. Al centro in basso un uomo con lunga barba inginocchiato e chinato di fronte al gruppo sacro, intorno numerosi personaggi, sullo sfondo a destra un cammello accennato.
La stampa in esame è stata inventariata come xilografia “tolta da un’incisione a tre legni di Nicola da Vicenza cui sono state tolte le lettere F. P. e sostituite quelle dell’Andreani con la data” in una seconda tiratura: nella prima erano state conservate le iniziali F. P. di “Franciscus Parmensis” . (Bartsch XII, 29, 2 II/II; Illustrated Bartsch, vol. 48, pag. 26, n. 2 (29), II/II).
Il modello originale è un disegno di Parmigianino che si trova al Louvre (inv. 6377, pubblicato da Popham 1971 n. 358, modello del quale nonostante l’acquaforte si sono perse molte caratteristiche di pittoricità. La stessa opera sarà tradotta anche dallo Schiavone in una incisione con alcune varianti rispetto al prototipo (Bartsch XVI, 43, n. 8). Nel catalogo della mostra del 2003 Cecilia Farinelli pubblica un’altra tiratura da questo stesso legno (in possesso della Biblioteca Palatina, collezione Ortalli, inv. 21660) assegnando stavolta il solo disegno a Giuseppe Niccolò Vicentino e la stampa ad Andrea Andreani (p. 128, n. 215). Andrea Andreani, che qui si sigla alla maniera di Durer, era al suo tempo un noto intagliatore. Negli anni in cui stampa quest’opera, era tornato a Mantova sperando di rimanere nella sua città natale come intagliatore di corte. Lo vediamo invece peregrinare per l’Italia sia prima che dopo, celebrato in vita anche per la grande perizia tecnica delle sue tavole ottenute accostando e sovrapponendo spesso più legni, con effetti pittorici notevoli per la quantità di colori usati e per la perizia con la quale riusciva a riprodurre anche opere di grande formato, a partire dai veneti, per poi approdare ai toscani (si firmava infatti, per un certo periodo, all’uso toscano: “lo ‘ntagliatore”). Celebrato in vita quanto poco considerato poi, mal trattato dal Bartsch, Andreani tirò più volte anche con matrici ormai molto usate – questo in esame potrebbe essere uno dei casi