Allegoria del Caso e della Penitenza

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Allegoria del Caso e della Penitenza

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Inventario
F29737
Categoria:

Notizie storico artistiche

Datazione
Tecnica e supporto
Olio su tela
Misure (in cm)
205x109
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Copia del dipinto di Girolamo da Carpi confluito a metà Settecento dalla collezione del duca di Modena in occasione della celebre vedita dei cento capolavori estensi, alla Galleria di Augusto III di Sassonia, re di Polonia. Un'altra copia simile è esposta alla Galleria Estense di Modena mentre un terzo esemplare è registrato nell'inventario della collezione del cardinale Alessandro d'Este nel 1624. L'originale fu eseguito negli anni quaranta del Cinquecento per la sala della Pazienza del Castello di Ferrara quale simbolo delle virtù dimostrate dal duca Ercole II. Di grande interesse l'alquanto complessa iconografia che si inscrive perfettamente all'interno del clima erudito e intellettuale cinquecentesco che portò ai famosi studi di iconologia di Andrea Alciati e Achille Bocchi. L'analisi stilistica suggerisce una datazione intorno alla seconda metà del Seicento, riconducibile all'ambito di Francesco Stringa, pittore di corte degli Estensi a Modena.
Soggetto o iconografia
In primo piano la figura intera di un giovane, il Caso, che occupa quasi per intero la superficia del quadro si sviluppa in forma di spirale: le gambe di profilo a sinistra, il busto quasi frontale, la testa verso destra con il vento che gli spinge il ciuffo in avanti e il braccio destro alzato che culmina in un rasoio. Tiene i piedi alati su un mappamondo e volge lo sguardo verso una donna con gli occhi abbassati: la Penitenza. Anch'essa compie una torsione dirigendosi dalla parte opposta rispetto al volto.
Bibliografia
A. Mazza, in Antico e Moderno, Bologna 2014, pp. 500-501; A. Mazza, La Donazione Maria Antonietta di Marzio Gaist. In onore del professore Quirino Di Marzio,Bologna 2016, p. 14-17;
Mostre
Antico e Moderno - le donazioni (Bologna 2014); “Opere d’arte dalla collezione Di Marzio Gaist e dalla collezione Molinari Pradelli. Una donazione e un’acquisizione per la Storia di Bologna”, (Bologna 2016);