Beata Vergine della Providenza di Piumazzo

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Beata Vergine della Providenza di Piumazzo

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Inventario
F31740
Autore
Categoria:

Notizie storico artistiche

Inventore
Scorzoni Domenico
Luogo e anno di edizione
Bologna, 1818
Tecnica e supporto
Acquaforte
Misure foglio (in mm)
215 x 179
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
L’oratorio in cui è posta l'immagine, venne inaugurato il 2 dicembre dell'anno 1817. La storia legata al culto dell'immagine racconta che: “A tre chilometri circa, cioè a poco più di un miglio dal Castello di Piumazzo, la strada che da esso conduce a Bologna, si dipartisce mediante la via detta del Porretto. Nell’angolo formato da queste due strade vi è un podere, di cui era proprietario il sig. Francesco Canelli, ed ora posseduto dai suoi eredi…Circondato da un siepe il detto podere aveva nell’angolo suindicato un olmo vegeto e robusto il quale coi suoi frondosi e spessi rami piegatasi a foggia di padiglione sotto cui si vedeva una piccola e rozza immagine, ma devota e cara, di Maria Santissima in terra cotta, quale soglionsi comunemente vedere negli sbocchi delle vie, ivi poste dalla pietà dei fedeli a scampo e difesa dei viaggiatori.Da quanto tempo ivi si trovasse l’immagine e chi l’avesse collocata non si ha memoria alcuna; quindi bisogna dire che ciò fosse avvenuto da molti anni. Il culto che essa riscuoteva sino all’anno 1817 nulla aveva di speciale ma era quello comune che dai fedeli si presta a tutte indistintamente le immagini di Maria. Nel detto anno avvenne cosa che scosse il popolo ad una speciale devozione, ad un culto straordinario verso la medesima: ed ecco in quale modo. Sotto questa parrocchia di Piumazzo in una possessione del sig. Gabriele Monesi, segnata con il numero civico 907 abitava una famiglia ognomi nata Marcheselli. Una povera donna di nome Annunziata Landuzzi di anni 32 affetta da un morbo reumatico e da febbre giaceva da due mesi immobile in un letto fra continui gemiti per il grande spasimo che provava alle gambe e alle ossa le quali parevale ardere in mezzo al fuoco. Ora la misera non trovando alcun giovamento nelle cure umane, sentissi ispirata di ricorrere a Maria; perciò stabilì di visitare per tre volte la detta Immagine posta a distanza di oltre un chilometro da casa sua. Impiegò nel viaggio molte ore e con enormi sforzi, sull’appoggio di stampelle, si trascinò sino alla sacra Immagine. Quivi con gran fervore lungamente pregò e parvele di sentirsi alquanto sollevata dai suoi dolori. Vi tornò piena di fiducia la seconda volta e parimenti, dopo lunga e fervorosa preghiera, provò un maggiore sollievo, il ché le fece concepire una forma di speranza di ottenere la terza volta una completa guarigione. Intanto essendosi sparsa la voce intorno di quel miglioramento, molti erano venuti all’Immagine per ottenere ciascuno anche per sé grazie e favori.
Ed ecco si vede arrivare con grande stento e fatica per la terza volta la povera Annunziata.
Allora tutti gli occhi degli astanti si rivolsero sopra di lei la quale giunta ai piè dell’olmo, come meglio poté s’inginocchiò e ringraziando Maria del notabile sollievo ricevuto, la pregò di non lasciare dimezzata la sua grazia.
Vi fu un momento si silenzio universale e non si udiva che qualche voce di compianto e di preghiera, finché tutto ad un tratto, quella povera donna si alzò in piedi, si lasciò cadere le stampelle e gridò: “Sono guarita”.
La felice Annunziata lasciò appese all’albero le stampelle e lieta se ne tornò a casa dove poté intraprendere di nuovo i suoi lavori ed anche le fatiche della campagna non essendole rimasto che per qualche tempo un po’ di gonfiore ad una gamba”
Il fatto avvenne il 19 luglio 1817 come risulta da una lettera dell’allora arciprete don Giuseppe Cantelli, conservato nell’archivio parrocchiale, con la quale fu fatta debita relazione la Cardinal Opizzoni Arcivescovo di Bologna.