Cardinale Malvasia

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Cardinale Malvasia

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Inventario
F31398
Autore
Categoria:

Notizie storico artistiche

Inventore
Anonimo
Disegnatore
Nannini O.
Luogo e anno di edizione
Bologna, XIX sec.
Tecnica e supporto
Litografia
Misure foglio (in mm)
407 x 279
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Alessandro Malvasia,nacque a Bologna il 27 apr. 1748 in una famiglia di antichi banchieri originaria di Gubbio.
Compiuti i primi studi, frequentò per due anni la facoltà di giurisprudenza nell'ateneo cittadino; poi, perso il padre nel 1766, decise di intraprendere la carriera ecclesiastica e il 30 ott. 1769 ricevette, sempre a Bologna, la tonsura.
Intanto si era trasferito a Roma dove, entrò nel tribunale della Segnatura ove rimase fino al 1777 quando venne assunto, come ponente, nella congregazione del Buon Governo. Iniziò così per il M. un periodo di crescita professionale, di influenti relazioni. Assai importante per la sua carriera fu la nomina, il 1( ott. 1783, a uditore del tribunale della Sacra Rota, carica che, rivestita per anni con competenza ed equilibrio, lo pose in tanta considerazione da far sì che le sue massime fossero pubblicate. Lasciata Roma nel 1798, all'arrivo dei Francesi, il M. fu a Venezia durante il conclave in cui fu eletto Pio VII (Diario ordinario, 27 nov. 1799, p. 8) e, al ritorno, ottenne dal papa una serie di nuovi incarichi: il 9 giugno 1800 fu inserito nella commissione deputata al recupero dei beni ecclesiastici alienati durante l'occupazione francese. Alla seconda occupazione francese del 1809, si allontanò di nuovo da Roma e "si condusse a vivere in alcune delle principali città d'Italia" ove rimase "fedele alla santa Sede" rifiutando "ogni altezza di grado" (Moroni, p. 93), mentre suo fratello, senatore e più volte gonfaloniere di Bologna, prendeva parte attiva alla vita politica.
Rientrato a Roma nel 1814, l'8 marzo 1816 fu creato cardinale dell'ordine dei preti. All'interno del S. Collegio era annoverato tra i cardinali "giacobini" (D.A. Farini, p. 68) e probabilmente si deve proprio alla sua attitudine alla mediazione tra le parti se, pur non avendo precedenti esperienze amministrative, il 6 sett. 1816 fu nominato, su indicazione del segretario di Stato e amico E. Consalvi, legato di Ravenna. Animato da una concezione illuminata e paternalistica del potere, il M. si dedicò con zelo al governo della sua provincia, intenzionato a lasciare buona memoria di sé e a risolvere con tatto e moderazione i delicati problemi della Legazione, primo fra tutti quello del consenso popolare al governo pontificio dopo l'esperienza napoleonica.
In un ambiente turbato dalle passioni politiche, il M. non interpretò la Restaurazione come dura repressione dei liberali; anzi, anche per meglio controllarli, non esitò a coinvolgerli nell'amministrazione.
Il M. morì a Ravenna il 12 sett. 1819 e le sue spoglie, imbalsamate, furono sepolte solennemente in S. Apollinare Nuovo dove gli fu eretto un monumento.