Carlo Opizzoni

60f415616e15f700077d6487

Carlo Opizzoni

 Genera il pdf
Inventario
F31352
Autore
Categoria:

Notizie storico artistiche

Inventore
Anonimo
Disegnatore
Anonimo
Luogo e anno di edizione
1814
Tecnica e supporto
Acquaforte e bulino
Misure foglio (in mm)
275 x 208
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Carlo Opizzoni (Milano 1769- Bologna 1855) laureatosi presso l’Ateneo di Pavia in teologia e diritto canonico, fu ordinato sacerdote nel 1793 e divenne arciprete del duomo di Milano nel 1796.
Nominato da Napoleone Bonaparte il 28 giugno 1800 membro della Consulta legislativa della Repubblica Cisalpina, raggiunse in breve una posizione di autorevolezza tra il clero milanese. Prese parte al congresso di Lione del 1802. Al suo ritorno da Lione, Napoleone lo propose per la nomina ad arcivescovo. Oppizzoni venne quindi eletto arcivescovo di Bologna il 20 settembre 1802. Nel concistoro del 26 marzo 1804, per sollecitazione di Napoleone, fu creato cardinale. Sin dagli inizi i suoi rapporti col clero bolognese non furono facili, in primo luogo a causa dell’origine milanese che veniva a rompere una tradizione di pastori locali consolidata. La diffidenza si acuì in virtù dello stile di governo di Oppizzoni e per la propensione ad appoggiarsi a persone di fiducia venute da Milano.Nel 1806 operò una profonda risistemazione della struttura parrocchiale della città di Bologna, riducendo il numero delle parrocchie da 53 a 18, una soluzione di compromesso che permise di eludere le richieste più severe di Bonaparte ma che portò comunque a tensioni con il clero diocesano da un lato e il Regno d’Italia dall’altra. A testimonianza dell’ostilità verso Oppizzoni, una lunga serie di azioni contro lui, come satire, pasquinate, libelli, culminò nel 1806 con la diffusione di voci relative alla sua vita personale. Il sostegno di Napoleone condusse a una rapida conclusione assolutoria della vicenda e al trasferimento del prefetto di Bologna, senza però che venissero identificati i mandanti della montatura.
Si impegnò nel difficile compito di assicurare il sostegno del clero alla coscrizione militare napoleonica, di fronte a una popolazione riottosa al punto di arrivare nel 1809 a un’insorgenza.
Le relazioni con Napoleone però entrarono in crisi nel 1809-10, anche in conseguenza del mutare del quadro politico internazionale e del precipitare dei rapporti tra Bonaparte e il Papato. Dopo l’arresto di Pio VII nel luglio 1809 e la sua prigionia in Francia, Oppizzoni fu convocato a Parigi per assistere alle seconde nozze dell’imperatore con Maria Luisa d’Austria, ma fu fra i 13 cardinali, guidati da Ercole Consalvi, che si rifiutarono di prender parte alla cerimonia del 1° aprile 1810, giudicata canonicamente irregolare, motivo per il quale furono privati della porpora (di qui la definizione di ‘cardinali neri’), dispersi, esiliati, incarcerati. Oppizzoni fu relegato in diversi luoghi, a Salieu, a Semur, nel castello di Vincennes, a Fenestrelle, a Carpentras, e riottenne la libertà soltanto il 18 aprile 1814, dopo l’abdicazione di Napoleone.
Tornò definitivamente a Bologna il 28 luglio 1815, con la restaurazione del governo pontificio. La città ritornò così nuovamente soggetta a Roma sino al 1859, in maniera più stretta che nel passato, in quanto i tentativi bolognesi di ripristinare la struttura di governo dualistica di ‘governo misto’ (con coesistenza di cardinal legato e senato cittadino), precedente alla discesa dei francesi nel 1796, non ebbero successo e il senato non fu più ricostituito.
La riforma della Curia operata da Oppizzoni si rivelò talmente valida da rimanere la base della struttura amministrativa della Chiesa bolognese ben oltre la fine del dominio temporale del papa su Bologna, sino al 1925 quando si rese necessario un profondo riordino in conseguenza della pubblicazione del Codex iuris canonici.
Durante l’episcopato di Oppizzoni l’azione pastorale si concretizzò sempre di più nella ricerca dell’efficienza burocratico-amministrativa, piuttosto che nello stimolo alla azione intellettuale, con un’accentuazione di temi che si avvicinavano a quelli classici dell’intransigentismo. L’effetto fu che, nonostante l’impegno per elevare l’istruzione del clero, l’elaborazione culturale della Chiesa bolognese, non registrò una particolare fioritura. In sostanza la Chiesa trovò un certo equilibrio che, riassorbiti i profondi sconvolgimenti successivi al 1796, si accompagnava, accanto al buon livello amministrativo, a un’aurea mediocritas sotto il punto di vista della vita spirituale.
Dopo aver trascorso gli ultimi tempi in condizioni di salute assai precarie, morì a Bologna il 13 aprile 1855. Venne sepolto nella cattedrale di S. Pietro.