Cartoccio per luminarie festose e politiche - Emblema cardinalizio (Giuseppe Albani?)
Cartoccio per luminarie festose e politiche - Emblema cardinalizio (Giuseppe Albani?)
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Luogo e anno di edizione
Bologna, prima metà sec. XIX
Tecnica e supporto
stampiglia acquerellata
Misure foglio (in mm)
310x425
Notizie storico critiche
La figura al centro dello scudo non è un sole, come si potrebbe pensare, ma una stella. In araldica, infatti, quando la figura porta 16 raggi tutti diritti e non alternati con altri fiammeggianti non si tratta di un sole. Nella parte inferiore vi sono i tre monti. Questi “indizi” lasciano pensare che si tratti dell’emblema del cardinale Giuseppe Albani (Roma, 1750 – Pesaro, 1834), che fu Legato pontificio a Bologna dal 1824 al 1829, fino a quando fu nominato Segretario di Stato da Pio VIII e lasciò la città alla volta di Roma.
Prima dell’avvento dell’illuminazione elettrica le strade anche nelle città erano ovviamente molto buie. Le feste erano dunque l’occasione principale per accendere luci con gran profusione, tanto è vero che nei manifesti che ne annunciavano lo svolgimento era presente l’indicazione della presenza di luminarie e di “fuochi di gioja” (i moderni fuochi d’artificio).
Da uno studio di Mirtide Gavelli, apprendiamo che le luminarie erano quasi sempre affidate alla creatività e alla disponibilità economica dei privati o delle istituzioni pubbliche ed erano realizzate con torce o (specialmente all’interno dei palazzi) con candelabri e ceri, che ne costituivano l’anima. L’esterno era invece formato dai cosiddetti “cartocci”, ovvero fogli di carta, come quello qui proposto, stampati con tecnica litografica o xilografica, generalmente dall’aspetto molto popolare, a disegni vari, in bianco e nero ma anche a colori e, in genere, ispirati all’evento da celebrare, conferendo alle facciate delle case o alle piazze una più rilevante aria di festa e di gioia.
Prima dell’avvento dell’illuminazione elettrica le strade anche nelle città erano ovviamente molto buie. Le feste erano dunque l’occasione principale per accendere luci con gran profusione, tanto è vero che nei manifesti che ne annunciavano lo svolgimento era presente l’indicazione della presenza di luminarie e di “fuochi di gioja” (i moderni fuochi d’artificio).
Da uno studio di Mirtide Gavelli, apprendiamo che le luminarie erano quasi sempre affidate alla creatività e alla disponibilità economica dei privati o delle istituzioni pubbliche ed erano realizzate con torce o (specialmente all’interno dei palazzi) con candelabri e ceri, che ne costituivano l’anima. L’esterno era invece formato dai cosiddetti “cartocci”, ovvero fogli di carta, come quello qui proposto, stampati con tecnica litografica o xilografica, generalmente dall’aspetto molto popolare, a disegni vari, in bianco e nero ma anche a colori e, in genere, ispirati all’evento da celebrare, conferendo alle facciate delle case o alle piazze una più rilevante aria di festa e di gioia.