Cartoccio per luminarie festose e politiche - Stemma Cardinalizio di Michele Viale-Prelà
Cartoccio per luminarie festose e politiche - Stemma Cardinalizio di Michele Viale-Prelà
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Datazione
Tecnica e supporto
xilografia su carta filigranata
Misure foglio (in mm)
315x417
Notizie storico critiche
Sulla carpetta di conservazione di questa stampa era scritto: “Feste popolari. 3 incisioni”; all’interno un altro foglio riportava “Stemmi e imprese celebrative per feste popolari. N. 3 xilografie per ‘moccoletti’ da finestre”. La dott. Franca Varignana aveva annotato sull’inventario la provenienza dal fondo Ambrosini.
Lo stemma è quello di un cardinale. Da un confronto con immagini reperite in rete, sembrerebbe trattarsi di quello di Michele Viale-Prelà, arcivescovo metropolita di Bologna dal 1855 al 1860, anno della sua morte.
Prima dell’avvento dell’illuminazione elettrica le strade anche nelle città erano ovviamente molto buie. Le feste erano dunque l’occasione principale per accendere luci con gran profusione, tanto è vero che nei manifesti che ne annunciavano lo svolgimento era presente l’indicazione della presenza di luminarie e di “fuochi di gioja” (i moderni fuochi d’artificio). Da uno studio di Mirtide Gavelli, apprendiamo che le luminarie erano quasi sempre affidate alla creatività e alla disponibilità economica dei privati o delle istituzioni pubbliche ed erano realizzate con torce o (specialmente all’interno dei palazzi) con candelabri e ceri, che ne costituivano l’anima. L’esterno era invece formato dai cosiddetti “cartocci”, ovvero fogli di carta, come quello qui proposto, stampati con tecnica litografica o xilografica, generalmente dall’aspetto molto popolare, a disegni vari, in bianco e nero ma anche a colori e, in genere, ispirati all’evento da celebrare, conferendo alle facciate delle case o alle piazze una più rilevante aria di festa e di gioia.
Lo stemma è quello di un cardinale. Da un confronto con immagini reperite in rete, sembrerebbe trattarsi di quello di Michele Viale-Prelà, arcivescovo metropolita di Bologna dal 1855 al 1860, anno della sua morte.
Prima dell’avvento dell’illuminazione elettrica le strade anche nelle città erano ovviamente molto buie. Le feste erano dunque l’occasione principale per accendere luci con gran profusione, tanto è vero che nei manifesti che ne annunciavano lo svolgimento era presente l’indicazione della presenza di luminarie e di “fuochi di gioja” (i moderni fuochi d’artificio). Da uno studio di Mirtide Gavelli, apprendiamo che le luminarie erano quasi sempre affidate alla creatività e alla disponibilità economica dei privati o delle istituzioni pubbliche ed erano realizzate con torce o (specialmente all’interno dei palazzi) con candelabri e ceri, che ne costituivano l’anima. L’esterno era invece formato dai cosiddetti “cartocci”, ovvero fogli di carta, come quello qui proposto, stampati con tecnica litografica o xilografica, generalmente dall’aspetto molto popolare, a disegni vari, in bianco e nero ma anche a colori e, in genere, ispirati all’evento da celebrare, conferendo alle facciate delle case o alle piazze una più rilevante aria di festa e di gioia.