Cartoccio per luminarie festose e politiche - Stemma di papa Pio VII
Cartoccio per luminarie festose e politiche - Stemma di papa Pio VII
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Datazione
Tecnica e supporto
xilografia su carta filigranata
Misure foglio (in mm)
315x427
Notizie storico critiche
Lo stemma è quello di papa Pio VII (Barnaba Gregorio Chiaramonti, regnante dal 1800 al 1823). La descrizione dello stemma originale può così riassumersi: croce di Calvario fondata su un monte di tre cime attraversata dalla scritta PAX posta in fascia. Banda attraversante caricata di tre teste di moro bendate e, in alto, tre stelle a sei punte disposte una e due.
Prima dell’avvento dell’illuminazione elettrica le strade anche nelle città erano ovviamente molto buie. Le feste erano dunque l’occasione principale per accendere luci con gran profusione, tanto è vero che nei manifesti che ne annunciavano lo svolgimento era presente l’indicazione della presenza di luminarie e di “fuochi di gioja” (i moderni fuochi d’artificio). Da uno studio di Mirtide Gavelli, apprendiamo che le luminarie erano quasi sempre affidate alla creatività e alla disponibilità economica dei privati o delle istituzioni pubbliche ed erano realizzate con torce o (specialmente all’interno dei palazzi) con candelabri e ceri, che ne costituivano l’anima. L’esterno era invece formato dai cosiddetti “cartocci”, ovvero fogli di carta, come quello qui proposto, stampati con tecnica litografica o xilografica, generalmente dall’aspetto molto popolare, a disegni vari, in bianco e nero ma anche a colori e, in genere, ispirati all’evento da celebrare, conferendo alle facciate delle case o alle piazze una più rilevante aria di festa e di gioia.
Prima dell’avvento dell’illuminazione elettrica le strade anche nelle città erano ovviamente molto buie. Le feste erano dunque l’occasione principale per accendere luci con gran profusione, tanto è vero che nei manifesti che ne annunciavano lo svolgimento era presente l’indicazione della presenza di luminarie e di “fuochi di gioja” (i moderni fuochi d’artificio). Da uno studio di Mirtide Gavelli, apprendiamo che le luminarie erano quasi sempre affidate alla creatività e alla disponibilità economica dei privati o delle istituzioni pubbliche ed erano realizzate con torce o (specialmente all’interno dei palazzi) con candelabri e ceri, che ne costituivano l’anima. L’esterno era invece formato dai cosiddetti “cartocci”, ovvero fogli di carta, come quello qui proposto, stampati con tecnica litografica o xilografica, generalmente dall’aspetto molto popolare, a disegni vari, in bianco e nero ma anche a colori e, in genere, ispirati all’evento da celebrare, conferendo alle facciate delle case o alle piazze una più rilevante aria di festa e di gioia.
Note
Sulla carpetta di conservazione di questa stampa era scritto: “Feste popolari. 3 incisioni”; all’interno un altro foglio riportava “Stemmi e imprese celebrative per feste popolari. N. 3 xilografie per ‘moccoletti’ da finestre”. La dott. Franca Varignana aveva annotato sull’inventario la provenienza dal fondo Ambrosini.