Cartoccio per luminarie festose e politiche - Stemma di Pio IX
Cartoccio per luminarie festose e politiche - Stemma di Pio IX
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Luogo e anno di edizione
Bologna, prima metà sec. XIX
Tecnica e supporto
xilografia a due colori
Misure foglio (in mm)
310x420 (tutti e otto gli esemplari)
Notizie storico critiche
Nel biglietto di accompagnamento alle stampe è scritto testualmente: “Carte per la Illuminazione della città di Bologna con emblema del Pontefice Pio IX fatte nella circostanza della accordata amnistia per reati Politici”. Il riferimento è molto probabilmente legato al cosiddetto Editto del Perdono, promulgato dal papa nel luglio 1846. La notizia dell’amnistia giunse a Bologna il 17 luglio e provocò subito manifestazioni di giubilo, contrassegnate da “grandi illuminazioni e uno strepito grande per tutta la città”. I risultati dell’amnistia videro liberati dal carcere 394 oppositori e il ritorno dall’esilio di ben 477 persone. Tra i personaggi più noti che ne godettero, si possono citare: Livio Zambeccari, Pietro Pietramellara, Sebastiano Tanari e Antonio Silvani. Prima di acquisire tale diritto, tuttavia, gli amnistiati dovettero giurare sul loro onore di “non abusare in alcun modo né tempo dell’atto della sovrana clemenza”. Alcuni fuoriusciti, tra i quali, Carlo Pepoli e Terenzio Mamiani si rifiutarono di farlo, ma ottennero comunque il perdono.
Prima dell’avvento dell’illuminazione elettrica le strade anche nelle città erano ovviamente molto buie. Le feste erano dunque l’occasione principale per accendere luci con gran profusione, tanto è vero che nei manifesti che ne annunciavano lo svolgimento era presente l’indicazione della presenza di luminarie e di “fuochi di gioja” (i moderni fuochi d’artificio). Da uno studio di Mirtide Gavelli, apprendiamo che le luminarie erano quasi sempre affidate alla creatività e alla disponibilità economica dei privati o delle istituzioni pubbliche ed erano realizzate con torce o (specialmente all’interno dei palazzi) con candelabri e ceri, che ne costituivano l’anima. L’esterno era invece formato dai cosiddetti “cartocci”, ovvero fogli di carta, come quello qui proposto, stampati con tecnica litografica o xilografica, generalmente dall’aspetto molto popolare, a disegni vari, in bianco e nero ma anche a colori e, in genere, ispirati all’evento da celebrare, conferendo alle facciate delle case o alle piazze una più rilevante aria di festa e di gioia.
Prima dell’avvento dell’illuminazione elettrica le strade anche nelle città erano ovviamente molto buie. Le feste erano dunque l’occasione principale per accendere luci con gran profusione, tanto è vero che nei manifesti che ne annunciavano lo svolgimento era presente l’indicazione della presenza di luminarie e di “fuochi di gioja” (i moderni fuochi d’artificio). Da uno studio di Mirtide Gavelli, apprendiamo che le luminarie erano quasi sempre affidate alla creatività e alla disponibilità economica dei privati o delle istituzioni pubbliche ed erano realizzate con torce o (specialmente all’interno dei palazzi) con candelabri e ceri, che ne costituivano l’anima. L’esterno era invece formato dai cosiddetti “cartocci”, ovvero fogli di carta, come quello qui proposto, stampati con tecnica litografica o xilografica, generalmente dall’aspetto molto popolare, a disegni vari, in bianco e nero ma anche a colori e, in genere, ispirati all’evento da celebrare, conferendo alle facciate delle case o alle piazze una più rilevante aria di festa e di gioia.