Cesare Albicini

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Cesare Albicini

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Inventario
F31243
Autore
Categoria:

Notizie storico artistiche

Inventore
Anonimo
Disegnatore
Anonimo
Luogo e anno di edizione
XIX sec.
Tecnica e supporto
Litografia
Misure foglio (in mm)
240 x 167
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Cesare Albicini (Bologna 1825-1891) figlio del conte Antonio e dalla marchesa Violante Albergati-Capacelli (nipote del drammaturgo omonimo); laureatosi in giurisprudenza presso l'università di Bologna nel 1847, si legò di stretta amicizia con uomini di diversa formazione e tendenza, quali A. Saffi e M. Minghetti. Più tardi entrò a far parte della Società Nazionale. Nel giugno 1859, costituitasi la giunta provvisoria di governo per le Romagne, l'A. fece parte della commissione che si recò a offrire la dittatura a Vittorio Emanuele Il. Riformò in senso moderno le opere pie, l'università di Bologna, l'insegnamento pubblico e privato. Dopo il plebiscito delle Romagne e dell'Emilia, venne eletto deputatò di Forli per la Destra per la VII legislatura (aprile-dicembre 1860), e rieletto per la successiva VIII legislatura nel febbraio 1861; cessò subito dall'ufficio di deputato in seguito alla nomina a professore universitario. Rieletto ancora per la IX legislatura nel 1865, non entrò alla Camera perché, dato l'elevato numero di professori universitari eletti, fu compreso nel numero di quelli che vennero sostituiti per sorteggio. Nel 1872 fu eletto consigliere comunale di Bologna e, in un momento alquanto difficile della vita municipale, tra il 1873 e il 1874, fu sindaco. L'A. era stato nominato professore di diritto pubblico e costituzionale nell'università di Bologna il 22 marzo 1861, e fu incaricato, in seguito, di altri insegnamenti (fra cui quello di diritto internazionale). Dal 1871 al 1874 fu rettore dell'università. Morì a Bologna il 28 luglio 1891.Di vasta cultura storica, letteraria e giuridica, l'A. fu, insieme con il concittadino conte G. Gozzadini, tra i fondatori della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, e vi esercitò per dieci anni l'ufficio di segretario, succedendo, nel 1881, al Carducci. Fra gli scritti principali si ricordano: Di Galeazzo Marescotti de' Calvi da Bologna e della sua cronaca: commentario, Firenze 1875; un saggio su Carlo Pepoli, premesso alle Prose e poesie del Pepoli, Bologna 1881, 2 voll.; Politica e storia. Scritti di C. A. Bologna 1890.
Note