Cognac Sarti Bologna
Cognac Sarti Bologna
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Inventore
Anonimo
Disegnatore
Anonimo
Luogo e anno di edizione
Bologna XX sec.
Tecnica e supporto
Litografia
Misure foglio (in mm)
281x210
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
L’origine della distillazione del vino in Italia è incerta: nessuno da noi si sognava di trasformarlo, essendo alimento primario la cui produzione veniva consumata tal quale. Il nostro distillato tradizionale, la grappa, è un sottoprodotto che non incide sulla bevanda madre.
L’impulso alla distillazione su scala commerciale nascerà, un buon paio di secoli dopo altre nazioni, ad opera di imprenditori stranieri. Il primo distillatore a impiantare in Italia un’azienda dedicata al brandy fu Jean Bouton intorno al 1830, che proveniva dalla regione di Cognac, con tutto il bagaglio di esperienza tradizionale della zona. Si installò a Bologna, dove poteva rifornirsi facilmente di vino trebbiano adatto alla distillazione. E’ da notare come questa città sia stata la culla del brandy nostrano, e tuttora un vivace centro di produzione.
L’inizio di un’industria vera e propria del brandy italiano va fatta risalire al tardo Ottocento, quando la fillossera stava decimando la viticoltura transalpina. Allora, sfruttando la grave carenza produttiva francese, nacquero da noi svariate aziende che avevano accesso ad uve idonee alla distillazione per inserirsi nel già vivace commercio d’esportazione del cognac.Che di questa carenza gli italiani ne approfittassero, è cosa nota: al tempo non erano previste restrizioni, e ogni distillato di vino poteva essere legittimamente chiamato cognac, così le distillerie di mezzo mondo invasero i mercati assetati d’America e del Nord Europa; i francesi, appena ripresisi dal disastro vinicolo, reagirono con le leggi di delimitazione della zona di produzione, e terminate le due guerre mondiali, con un’energica azione governativa a tutela del nome cognac. Con l’Italia un trattato del genere venne stipulato nel 1948 con efficacia per l’anno successivo: da allora non è più consentito chiamare il distillato di vino italiano cognac, ma solo brandy.
Molti produttori minori, vivaci tra le due guerre, non sopravvissero per le piccole dimensioni, ma lasciarono una elegante pubblicistica, anche ad opera di celebri illustratori (pensiamo a Cappiello e Dudovich tra tutti), che è ricercata ancora oggi dai collezionisti.
Testo tratto da:
https://cognacecotognata.wordpress.com/author/ilfarmacistagoloso/
L’impulso alla distillazione su scala commerciale nascerà, un buon paio di secoli dopo altre nazioni, ad opera di imprenditori stranieri. Il primo distillatore a impiantare in Italia un’azienda dedicata al brandy fu Jean Bouton intorno al 1830, che proveniva dalla regione di Cognac, con tutto il bagaglio di esperienza tradizionale della zona. Si installò a Bologna, dove poteva rifornirsi facilmente di vino trebbiano adatto alla distillazione. E’ da notare come questa città sia stata la culla del brandy nostrano, e tuttora un vivace centro di produzione.
L’inizio di un’industria vera e propria del brandy italiano va fatta risalire al tardo Ottocento, quando la fillossera stava decimando la viticoltura transalpina. Allora, sfruttando la grave carenza produttiva francese, nacquero da noi svariate aziende che avevano accesso ad uve idonee alla distillazione per inserirsi nel già vivace commercio d’esportazione del cognac.Che di questa carenza gli italiani ne approfittassero, è cosa nota: al tempo non erano previste restrizioni, e ogni distillato di vino poteva essere legittimamente chiamato cognac, così le distillerie di mezzo mondo invasero i mercati assetati d’America e del Nord Europa; i francesi, appena ripresisi dal disastro vinicolo, reagirono con le leggi di delimitazione della zona di produzione, e terminate le due guerre mondiali, con un’energica azione governativa a tutela del nome cognac. Con l’Italia un trattato del genere venne stipulato nel 1948 con efficacia per l’anno successivo: da allora non è più consentito chiamare il distillato di vino italiano cognac, ma solo brandy.
Molti produttori minori, vivaci tra le due guerre, non sopravvissero per le piccole dimensioni, ma lasciarono una elegante pubblicistica, anche ad opera di celebri illustratori (pensiamo a Cappiello e Dudovich tra tutti), che è ricercata ancora oggi dai collezionisti.
Testo tratto da:
https://cognacecotognata.wordpress.com/author/ilfarmacistagoloso/