Comp.e Temp.i o Arti di Bologna -Filatoglieri - Garzolari
Comp.e Temp.i o Arti di Bologna -Filatoglieri - Garzolari
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Datazione
Luogo e anno di edizione
Bologna, 1791 - 1795
Tecnica e supporto
penna e acquerelli su pergamena
Misure foglio (in mm)
520x400
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Questa serie di incisioni dedicata ai confaloni bolognesi proviene dal fondo Raimondo Ambrosini, come dimostra l’ex libris del precedente proprietario applicato sull’angolo superiore destro. Molto probabilmente tali materiali furono scorporati da quelli puramente librari al momento dell’acquisto (aprile 1948). Queste 14 stampe acquerellate provengono dall’opera di Floriano Canetoli Blasone Bolognese. Più precisamente, esse provengono dal tomo V. Il Blasone Bolognese è la più importante raccolta di stemmi (o scudi) e cimieri del nostro territorio. L’opera fu pubblicata a Bologna tra il 1791 e il 1795 da Floriano Canetoli (Bologna, 1751-Genova, 1799), libraio ed editore di rami. Come informa l’abate Francesco Alessio Fiori (o Dal Fiore) che scrisse la prefazione dell’opera, quest’ultimo si adoperò personalmente nella raccolta degli stemmi facendo richiesta alle diverse famiglie nobili e “cittadine” bolognesi perché gli fornissero le loro armi e imprese. Fino al 1796 Canetoli svolse la sua attività attenendosi agli ideali dell’Ancien Regime ma, dopo l’arrivo dei Francesi, divenne uno dei librai stampatori più coinvolti dal nuovo clima politico creatosi a Bologna. Aprì una sua tipografia e iniziò una vasta produzione di opuscoli e giornali improntati, appunto, alle idee democratiche importate dai cugini d’Oltralpe. Nel 1799, con l’arrivo degli Austro-Russi, questa militanza gli costò l’esilio: fu infatti costretto a fuggire. Si rifugiò a Genova, dove morì poco dopo.
Il Blasone Bolognese è costituito da cinque tomi così distribuiti:
- Tomo I, parte I: Arme gentilizie delle famiglie nobili bolognesi paesane
- Tomo I, parte II: Cimieri ed elmi delle arme gentilizie delle famiglie nobili bolognesi paesante
- Tomo II: Arme gentilizie delle famiglie nobili forestiere aggregate alla nobiltà di Bologna
- Tomo III, parte I: Arme gentilizie delle famiglie bolognesi cittadinesche
- Tomo IV, parte I: Supplemento alle arme gentilizie delle famiglie nobili bolognesi
- Tomo IV, parte II: Supplemento alle arme gentilizie delle famiglie cittadine bolognesi
- Tomo V: Compagnie temporali e spirituali di Bologna
Come scritto più sopra, la prefazione dell’opera è dell’abate Francesco Alessio Fiori (o Dal Fiore). Gesuita, nato a Bologna nel 1718, fu professore di filosofia a Brescia; teologo e autore di componimenti poetici. Fece parte dell’Accademia degli Arcadi con il nome di Feranio Ressico Falisco. Non si conosce l’anno della sua morte. Il “Blasone” è composto quasi interamente da tavole calcografiche e tutte le raffigurazioni incise sono colorate a mano ad acquerello: l’effetto cromatico risulta pertanto di grande suggestione. Grazie a questa particolarità, si può affermare che ogni esemplare può considerarsi unico e ciò è facilmente verificabile mettendoli a confronto. Da una ricerca in rete, inoltre, risulta che la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio possiede -tra gli altri- un prezioso esemplare del V Tomo con le tavole disegnate e colorate a mano, con la sola eccezione della cornice della dedica (il testo è tipografico) e delle tavole relative alle compagnie temporali.
Le quattordici stampe sciolte in esame sono elencate anche nel catalogo Raccolta di opere riguardanti Bologna nella Biblioteca di Raimondo Ambrosini, Bologna, Tipografia A. Garagnani Editrice, 1906 con il n. 3075. Ognuna, come già scritto, reca l’ex libris Ambrosini, all’interno del quale è scritto a matita un numero. Non è, però, chiaro a cosa si riferiscano tali numeri.
Tra coloro che presenziavano alle principali cerimonie ufficiali bolognesi fino al 1796 avevano un ruolo assai significativo i rappresentanti delle Arti, che sfilavano nei loro tre ordini: i signiferi, i donzelli e coloro che portavano il gonfalone. Al lungo corteo partecipavano poi i dottori, i senatori, i rappresentanti del clero ecc.. Come si può notare dalla figura più sopra, nel bordo inferiore del gonfalone, appena sopra le nappe, sono riprodotte le insegne delle varie arti (15). Ambrosini o qualcuno prima di lui le aveva numerate in cifre arabe. Al centro è riconoscibile la figura benedicente di San Petronio, vescovo e santo protettore della città, che sta ai suoi piedi. Seguono poi le tavole con i rappresentanti delle Arti, raffigurati a due a due. Se per alcune Arti il nome lascia intuire il mestiere esercitato, per altri, si tratta di nomi ormai desueti, che nulla lasciano comprendere. Ad esempio: i “filatoglieri” erano gli operai filatori della seta, maestranze altamente specializzate in una produzione che vedeva Bologna già famosa fin dal XIV secolo; i “garzolari” erano i lavoratori della canapa, tessuto assai diffuso nel nostro territorio; i “pellacani” erano conciapelle; il “biselliere” era colui che commerciava il bigello, un tessuto di lana assai modesto; “calegaro” deriva dal tardo latino caligarius, "calzolaio", pertanto, si parla di coloro che producevano o commerciavano in scarpe (in latino caliga, "calzatura").
Il Blasone Bolognese è costituito da cinque tomi così distribuiti:
- Tomo I, parte I: Arme gentilizie delle famiglie nobili bolognesi paesane
- Tomo I, parte II: Cimieri ed elmi delle arme gentilizie delle famiglie nobili bolognesi paesante
- Tomo II: Arme gentilizie delle famiglie nobili forestiere aggregate alla nobiltà di Bologna
- Tomo III, parte I: Arme gentilizie delle famiglie bolognesi cittadinesche
- Tomo IV, parte I: Supplemento alle arme gentilizie delle famiglie nobili bolognesi
- Tomo IV, parte II: Supplemento alle arme gentilizie delle famiglie cittadine bolognesi
- Tomo V: Compagnie temporali e spirituali di Bologna
Come scritto più sopra, la prefazione dell’opera è dell’abate Francesco Alessio Fiori (o Dal Fiore). Gesuita, nato a Bologna nel 1718, fu professore di filosofia a Brescia; teologo e autore di componimenti poetici. Fece parte dell’Accademia degli Arcadi con il nome di Feranio Ressico Falisco. Non si conosce l’anno della sua morte. Il “Blasone” è composto quasi interamente da tavole calcografiche e tutte le raffigurazioni incise sono colorate a mano ad acquerello: l’effetto cromatico risulta pertanto di grande suggestione. Grazie a questa particolarità, si può affermare che ogni esemplare può considerarsi unico e ciò è facilmente verificabile mettendoli a confronto. Da una ricerca in rete, inoltre, risulta che la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio possiede -tra gli altri- un prezioso esemplare del V Tomo con le tavole disegnate e colorate a mano, con la sola eccezione della cornice della dedica (il testo è tipografico) e delle tavole relative alle compagnie temporali.
Le quattordici stampe sciolte in esame sono elencate anche nel catalogo Raccolta di opere riguardanti Bologna nella Biblioteca di Raimondo Ambrosini, Bologna, Tipografia A. Garagnani Editrice, 1906 con il n. 3075. Ognuna, come già scritto, reca l’ex libris Ambrosini, all’interno del quale è scritto a matita un numero. Non è, però, chiaro a cosa si riferiscano tali numeri.
Tra coloro che presenziavano alle principali cerimonie ufficiali bolognesi fino al 1796 avevano un ruolo assai significativo i rappresentanti delle Arti, che sfilavano nei loro tre ordini: i signiferi, i donzelli e coloro che portavano il gonfalone. Al lungo corteo partecipavano poi i dottori, i senatori, i rappresentanti del clero ecc.. Come si può notare dalla figura più sopra, nel bordo inferiore del gonfalone, appena sopra le nappe, sono riprodotte le insegne delle varie arti (15). Ambrosini o qualcuno prima di lui le aveva numerate in cifre arabe. Al centro è riconoscibile la figura benedicente di San Petronio, vescovo e santo protettore della città, che sta ai suoi piedi. Seguono poi le tavole con i rappresentanti delle Arti, raffigurati a due a due. Se per alcune Arti il nome lascia intuire il mestiere esercitato, per altri, si tratta di nomi ormai desueti, che nulla lasciano comprendere. Ad esempio: i “filatoglieri” erano gli operai filatori della seta, maestranze altamente specializzate in una produzione che vedeva Bologna già famosa fin dal XIV secolo; i “garzolari” erano i lavoratori della canapa, tessuto assai diffuso nel nostro territorio; i “pellacani” erano conciapelle; il “biselliere” era colui che commerciava il bigello, un tessuto di lana assai modesto; “calegaro” deriva dal tardo latino caligarius, "calzolaio", pertanto, si parla di coloro che producevano o commerciavano in scarpe (in latino caliga, "calzatura").