Figura prima
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Genera il pdfNotizie storico artistiche
Inventore
De Vita Luciano (Ancona, 1929 - Bologna, 1992)
Disegnatore
De Vita Luciano (Ancona, 1929 - Bologna, 1992)
Luogo e anno di edizione
1959-60
Tecnica e supporto
Acquaforte
Misure foglio (in mm)
445x370
Iscrizioni incise
Notizie storico critiche
Luciano De Vita nasce ad Ancona il 24 maggio 1929. La guerra fu per lui causa di traumi profondi: a nemmeno quindici anni partecipa ad azioni belliche dove vede morire il fratello gemello. Segnato da questa tremenda parentesi si trasferisce a Bologna all’inizio del 1946 per iscriversi ai corsi della scuola privata d’arte “Giuseppe Regazzi” e da qui, nel 1949, viene ammesso all’Accademia di Belle Arti dove frequenta i corsi di pittura di Virgilio Guidi e, da novembre 1951, può accedere al corso di tecniche dell’incisione di Giorgio Morandi. Di Morandi diventa assistente, dall’ottobre 1954 al giugno 1956. In questo periodo De Vita, completamente assorbito dall’attività grafica, organizza la sua prima personale nel 1954 e, due anni più tardi, partecipa alla XXVIII Biennale di Venezia dove presenta tre acqueforti (Autoritratto, l’Ostrica, A.E.I.O.U.) che vengono citate da Carlo Ludovico Ragghianti sulla sua rivista fiorentina “SeleArte”.
Nel 1957 vince il Premio Morgan’s Paint di Rimini, il primo di una lunga serie di riconoscimenti. De Vita affronta in questo periodo i temi vicini al naturalismo di impronta informale: nascono così le Querce, le Radici, i Paesaggi, i Nuclei. All’attività grafica associa la scultura (praticata lungo l’intero arco della sua carriera ma con minor continuità) e la pittura, attraverso la quale esplora, con lo stesso linguaggio espressionista e drammatico amplificato dalla maggior possibilità dimensionale e dalla materia cromatica, gli ambiti indagati con l’acquaforte: l’oscurità germinale della natura, dell’uomo e del suo inconscio. Gli appuntamenti espositivi si moltiplicano: è alla Quadriennale di Roma, poi ancora alla Biennale di Venezia (vi tornerà nel 1971), all’Internazionale della Grafica di Lubiana (1961, 1963, 1965), alla Biennale di San Paolo del Brasile e di Cincinnati. Nel 1962 vince la cattedra di incisione presso l’Accademia di Brera, a Milano, e lascia l’Albertina di Torino, dove aveva iniziato a insegnare l’anno precedente. A Milano resterà fino al 1975, quando lo chiamano a Bologna per affidargli la disciplina che era stata di Morandi. Nel 1967 presenta alla De’ Foscherari di Bologna l’Altare di Bologna, un’opera monumentale, composta da 42 riquadri dipinti ad olio su tela e legno (260 x 160). L’amico scultore Luciano Minguzzi lo introduce nel mondo del teatro. Per il Comunale di Bologna realizza scenografie e costumi per la Turandot di Puccini (1969; altra versione nel 1979), l ‘Otello di Verdi (1971; con regia nel 1980), L’angelo di fuoco di Prokofiev (1973), Le veglie di Siena di Orazio Vecchi (1974) e l’Aida verdiana, della quale è anche regista (1981). È una dimensione alla quale si appassiona, nella quale può esprimersi contemporaneamente attraverso materiali e tecniche diverse: per la Scala di Milano cura scene e costumi di Orfeo e Euridice di Gluck, Il castello del Principe Barbablù di Bartòk (1979). La nuova Galleria d’arte Moderna di Bologna si inaugura nel 1975 con una vasta antologica della sua opera, comprensiva di grafica, dipinti, sculture e di quattro grandi scenografie. Nella stessa sede, partecipa alla mostra su L’Informale in Italia (1983). Espone a Berlino (Intergrafik, 1984), alla XI Quadriennale di Roma (1986), e alla rassegna L’Arte Italiana dopo l’Informale (1988, Imola, Chiostro di S. Domenico). Alcune sue opere sono inviate a Lima, in Perù, per la collettiva Artisti Italiani Oggi (1989). Nel maggio del 1992 Andrea Emiliani presenta l’intero corpus grafico e una selezione di dipinti recenti nelle sale di Palazzo Pepoli, a Bologna. Nel 2011 la mostra di incisioni Luciano De Vita – ritratto dell’artista da giovane 1950 – 1965, a cura di Michela Scolaro, è allestita presso la Fondazione Del Monte a Bologna.
Muore a Bologna il 14 luglio 1992.
Nel 1957 vince il Premio Morgan’s Paint di Rimini, il primo di una lunga serie di riconoscimenti. De Vita affronta in questo periodo i temi vicini al naturalismo di impronta informale: nascono così le Querce, le Radici, i Paesaggi, i Nuclei. All’attività grafica associa la scultura (praticata lungo l’intero arco della sua carriera ma con minor continuità) e la pittura, attraverso la quale esplora, con lo stesso linguaggio espressionista e drammatico amplificato dalla maggior possibilità dimensionale e dalla materia cromatica, gli ambiti indagati con l’acquaforte: l’oscurità germinale della natura, dell’uomo e del suo inconscio. Gli appuntamenti espositivi si moltiplicano: è alla Quadriennale di Roma, poi ancora alla Biennale di Venezia (vi tornerà nel 1971), all’Internazionale della Grafica di Lubiana (1961, 1963, 1965), alla Biennale di San Paolo del Brasile e di Cincinnati. Nel 1962 vince la cattedra di incisione presso l’Accademia di Brera, a Milano, e lascia l’Albertina di Torino, dove aveva iniziato a insegnare l’anno precedente. A Milano resterà fino al 1975, quando lo chiamano a Bologna per affidargli la disciplina che era stata di Morandi. Nel 1967 presenta alla De’ Foscherari di Bologna l’Altare di Bologna, un’opera monumentale, composta da 42 riquadri dipinti ad olio su tela e legno (260 x 160). L’amico scultore Luciano Minguzzi lo introduce nel mondo del teatro. Per il Comunale di Bologna realizza scenografie e costumi per la Turandot di Puccini (1969; altra versione nel 1979), l ‘Otello di Verdi (1971; con regia nel 1980), L’angelo di fuoco di Prokofiev (1973), Le veglie di Siena di Orazio Vecchi (1974) e l’Aida verdiana, della quale è anche regista (1981). È una dimensione alla quale si appassiona, nella quale può esprimersi contemporaneamente attraverso materiali e tecniche diverse: per la Scala di Milano cura scene e costumi di Orfeo e Euridice di Gluck, Il castello del Principe Barbablù di Bartòk (1979). La nuova Galleria d’arte Moderna di Bologna si inaugura nel 1975 con una vasta antologica della sua opera, comprensiva di grafica, dipinti, sculture e di quattro grandi scenografie. Nella stessa sede, partecipa alla mostra su L’Informale in Italia (1983). Espone a Berlino (Intergrafik, 1984), alla XI Quadriennale di Roma (1986), e alla rassegna L’Arte Italiana dopo l’Informale (1988, Imola, Chiostro di S. Domenico). Alcune sue opere sono inviate a Lima, in Perù, per la collettiva Artisti Italiani Oggi (1989). Nel maggio del 1992 Andrea Emiliani presenta l’intero corpus grafico e una selezione di dipinti recenti nelle sale di Palazzo Pepoli, a Bologna. Nel 2011 la mostra di incisioni Luciano De Vita – ritratto dell’artista da giovane 1950 – 1965, a cura di Michela Scolaro, è allestita presso la Fondazione Del Monte a Bologna.
Muore a Bologna il 14 luglio 1992.
Bibliografia
Le acqueforti di Luciano De Vita (a cura di Andrea Emiliani), Bologna 1964, p. 63, n. 74; A. Emiliani, Luciano De Vita Peintre-Graveur, Bologna 1992, p. 97;
Mostre
Luciano De Vita Peintre-Graveur (Bologna, 1992);
Note
Con passepartout