Giovanni Antolini

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Giovanni Antolini

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Inventario
F31261
Categoria:

Notizie storico artistiche

Inventore
Antolini Maria
Disegnatore
Antolini Maria
Luogo e anno di edizione
XIX sec.
Tecnica e supporto
Acquaforte
Misure foglio (in mm)
467 x 325
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Giovanni Antonio Antolini nacque nel 1756 a Castel Bolognese. Giovanissimo, ad Imola, fu avviato dall'ing. Vincenzo Baruzzi agli studi di geometria e di idraulica fluviale. All'età di vent'anni si trasferì a Roma; tra il 1776 e il 1777 fu chiamato a partecipare ai lavori di prosciugamento delle paludi pontine, ma, colpito da malaria, abbandonò l'incarico e, rientrato a Roma, si dedicò agli studi e alla pratica dell'architettura. Uno dei suoi primi lavori fu un progetto per la sacrestia di S. Pietro in Vaticano, che egli stesso presentò a Pio VI, il quale ne rimase evidentemente soddisfatto se per incoraggiarlo nei suoi studi gli assegnò la somma annuale di 48 scudi. Iniziò allora anche ad interessarsi degli antichi monumenti: nel 1785 pubblicò una illustrazione del tempio di Ercole a Cori, partecipando così al fervore di studi classici dell'ambiente romano verso la fine del sec. XVIII. Nel 1796 era a Faenza, chiamato a progettare un arco trionfale di ordine dorico, da ergersi fuori Porta Imolese. Distrutto al rientro degli Austriaci, fu ricostruito al ritorno dei Francesi; successivamente fu definitivamente abbattuto. Tra il 1797 e il 1799, sempre a Faenza, per incarico della Repubblica Cisalpina, eseguì una serie di rilievi idraulici; per la sua esperienza in tale materia, sempre nel 1799, fu chiamato a Milano quale membro della Commissione idraulica.
Nel 1801, dopo la proclamazione, il 24 febbraio, della pace di Lunéville, si decise a Milano di ricordare l'avvenimento con la sistemazione urbanistica della zona della città intorno al Castello Sforzesco; il progetto del complesso, al quale fu dato il nome di Foro Bonaparte, fu affidato all'Antolini. Nonostante le perplessità di Napoleone, esso fu approvato ma non si riuscì a dargli pratica attuazione tuttavia esso esercitò una diretta suggestione sugli architetti - L. Cagnola, L. Canonica, G. Albertolli, P. Landriani - che furono poi chiamati a definire la nuova sistemazione urbanistica di Milano.
Nel 1805 fu chiamato a Mantova per adattare e sistemare i Palazzi Reali e del Te; ma, desideroso di rientrare a Bologna, riuscì a farvisi trasferire quale ispettore dei Palazzi Caprara, divenuti proprietà della Corona. Nel 1815, per ragioni politiche, dovette allontanarsi da Bologna e si trasferì a Milano, dove gli fu affidato l'insegnamento dell'architettura all'Accademia di Brera, insegnamento che tenne fino alla morte.
Morì a Bologna l'11 marzo 1841.

Note