i martiri Procolo soldato e Procolo vescovo

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i martiri Procolo soldato e Procolo vescovo

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Inventario
F34442
Categoria:

Notizie storico artistiche

Inventore
Benedetti Giuseppe
Disegnatore
Benedetti Giuseppe
Luogo e anno di edizione
Bologna, XVIII sec.
Tecnica e supporto
Bulino
Misure foglio (in mm)
302 x 220
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Il culto del santo nella città di Bologna ha origine antiche. Intorno a un Procolo, martire a Bologna, la tradizione ha creato due vite leggendarie, che differiscono per alcuni particolari importanti e che l'incisione in esame illustra contemporaneamente lasciando presupporre che li si consideri due personaggio diversi.
Procolo soldato e Procolo vescovo. Nella prima, Procolo sarebbe stato un soldato e un instancabile diffusore del Cristianesimo presso ariani e pagani nella città di Bologna; entrato in contrasto col prefetto Marino, decise di ucciderlo e venne condannato a morte per decapitazione; col capo reciso tra le mani, si recò nel posto dove fu poi eretta una chiesa in suo onore. Secondo un'altra Passio, Procolo sarebbe giunto a Roma dalla Siria; rifugiatosi a Terni, ne divenne vescovo e, perseguitato da Totila, arrivò a Bologna dove subì il martirio per decapitazione. Entrambe le agiografie presero forma dopo l'XI secolo e testimoniano la volontà dei benedettini bolognesi del monastero di San Procolo di proporre al culto, da un lato, un campione della libertà comunale e dall'altro un vescovo martire da contrapporre al nuovo santo patrono bolognese, il vescovo civico Petronio.
La chiesa di San Procolo, di origine antichissima, venne riedificata dai monaci benedettini cassinesi nell'XI secolo ed ebbe volte gotiche a crociera fra il 1383 ed il 1407 per volontà dell'abate Giovanni di Michele.
Fra il 1535 ed il 1557 l'architetto Antonio Morandi detto Terribilia costruì la quinta campata della chiesa, il coro ed il campanile e mascherò le volte a sesto acuto per farle sembrare a tutto sesto. Nel 1744 l'architetto Carlo Francesco Dotti diresse la trasformazione interna rifatta dopo il 1826, dopo la quasi trentennale chiusura della chiesa al culto dovuta alle soppressioni napoleoniche.