Il Lavoro (Il Legionario)
Il Lavoro (Il Legionario)
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Datazione
Tecnica e supporto
Tempera e tecnica mista su carta
Misure foglio (in mm)
227x447
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
L'opera in oggetto è il cartone preparatorio per il ciclo di affreschi che Galileo Chini ha realizzato nel 1942 per decorare il salone delle riunioni della Casa del Contadino nell'ex via Roma 67/2 (oggi Marconi) a Bologna, allora sede dell'Unione Provinciale Fascista dei Lavoratori dell'Agricoltura, oggi sede della Cgil. Scialbati nel 1955, gli affreschi, finora sconosciuti, si è scoperto esistere ancora sotto l'intonaco e in seguito all'acquisto dei qui presenti cartoni, è iniziato un impegnativo lavoro di restauro volto a recuperarli e riportarli interamente alla luce.
Con lo stratagemma della costruzione spaziale che pone lo spettatore al di sotto della rappresentazione e il protagonista in fiera salita di un promontorio, Chini tratteggia una delle scene di maggior impatto simbolico ed emotivo. Il conducente dei buoi, a torso nudo, veste i panni di un legionario con elmetto e fucile a tracolla; sullo sfondo contadini stanno mietendo le messi, una donna con un bambino in braccio vigila sul gregge mentre a destra, in contrapposizione alla raccolta dei covoni, sono dipinte fabbriche in funzione sprigionanti fumi. Entro una impostazione spaziale di stampo classicista è evidente qui il richiamo alla temperie del tempo, in quell’anno 1942 in cui alla conduzione dei campi erano chiamati anche i soldati, secondo una precisa disposizione del Duce in materia, per affrettare i raccolti: impegno bellico e lavoro agreste si dovevano fondere per un unico obiettivo, quello di portare il paese alla vittoria. Ecco allora il legionario contadino, certo la figura più monumentale di tutto il ciclo, ovvero l’uomo eroe dal doppio volto di combattente e di agricoltore, tenere alla briglia la coppia di buoi più volte raffigurata in passato dall’artista, di cui l’episodio dell’aratura nel pannello omonimo per l’Esposizione internazionale di Parigi del 1925 aveva rappresentato l’esempio più alto. Le fabbriche sullo sfondo dei lavori agresti, una contrapposizione già cara al primo Boccioni, sembrano alludere più che alla sopraffazione dell’industria sulla campagna all’incessante produzione bellica di quel momento.
Con lo stratagemma della costruzione spaziale che pone lo spettatore al di sotto della rappresentazione e il protagonista in fiera salita di un promontorio, Chini tratteggia una delle scene di maggior impatto simbolico ed emotivo. Il conducente dei buoi, a torso nudo, veste i panni di un legionario con elmetto e fucile a tracolla; sullo sfondo contadini stanno mietendo le messi, una donna con un bambino in braccio vigila sul gregge mentre a destra, in contrapposizione alla raccolta dei covoni, sono dipinte fabbriche in funzione sprigionanti fumi. Entro una impostazione spaziale di stampo classicista è evidente qui il richiamo alla temperie del tempo, in quell’anno 1942 in cui alla conduzione dei campi erano chiamati anche i soldati, secondo una precisa disposizione del Duce in materia, per affrettare i raccolti: impegno bellico e lavoro agreste si dovevano fondere per un unico obiettivo, quello di portare il paese alla vittoria. Ecco allora il legionario contadino, certo la figura più monumentale di tutto il ciclo, ovvero l’uomo eroe dal doppio volto di combattente e di agricoltore, tenere alla briglia la coppia di buoi più volte raffigurata in passato dall’artista, di cui l’episodio dell’aratura nel pannello omonimo per l’Esposizione internazionale di Parigi del 1925 aveva rappresentato l’esempio più alto. Le fabbriche sullo sfondo dei lavori agresti, una contrapposizione già cara al primo Boccioni, sembrano alludere più che alla sopraffazione dell’industria sulla campagna all’incessante produzione bellica di quel momento.
Soggetto o iconografia
In primo piano un uomo a torso nudo davanti a due buoi sta risalendo una collina. Dietro di lui altri uomini stanno lavorando nel campo e più oltre i fumi di un grosso complesso industriale oscurano il cielo.
Bibliografia
J. Bentini, Lavoro e identità nazionale - la partecipazione dell'Emilia Romagna al 50° dell'Unità d'Italia, Bologna 2012, pp. 32-46;A. Marchi, in Antico e Moderno, Bologna 2014, pp. 278-281.
Mostre
La filiera della Canapa (Gambettola, Novembre 2007-Gennaio 2008); Lavoro e identità nazionale. Galileo Chini, i cartoni della Casa del Contadino (Bologna, 2012);
Note
Il ciclo completo è composto da 10 cartoni (e non 9 come si pensava fino a poco tempo fa) di cui 7 acquistati dalla Fondazione Carisbo nel 2007 e uno, la Trebbiatura, in asta nel 2011. Ne rimangono due in collezioni private.
Il cartone è diviso in due pezzi.
Il cartone è diviso in due pezzi.