La beata Imelda Lambertini

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Notizie storico artistiche

Inventore
Gatti Oliviero (Piacenza, 1579 ca. -1648 ca.)
Disegnatore
Gatti Oliviero (Piacenza, 1579 ca. -1648 ca.)
Tecnica e supporto
Bulino
Misure battuta (in mm)
261x181
Iscrizioni incise
Sotto l'immagine
"1620 Olivier Gatt in e fe"
"B. IMELDA LAMBERTINA BONON="
"Antiphona Virgo gloriosa Christ sponsa Imelda, virginum gemma pretiossissima, virtute superorum clara audi prece nostras coram te fusas fac nos iungi aeternali choro, precibusque tuis adesto calamitatibus nostris quibus undigue preminur. Ora pro nobis"
"Ord. Preduatorum Interecessio quae sumus Domine Beatae Imelda Virginis tua ab aduersitate nos protegat, ur per eius interuentum Sacratissimi corporis et sanguinis Domini nostri Jesu Christi Sacramentum ante diem exitus per veram paenitentiam puram confessionum percipere mereamu Qui tecum vivit"
Marche e altre note manoscritte
Nel recto, a matita:
Gatti Oliviero, incisore di Bologna (na. XVII)
"La Beata Imelda Lambertini" (a 1620)
(donazione da un Padre domenicano)
Soggetto o iconografia
Della vita di Imelda non si sa quasi niente, tranne il famoso miracolo eucaristico che la vide protagonista; come è noto, ricevere la Comunione Eucaristica, non era permesso in quei tempi prima di aver compiuto i 12 anni, ma l’educanda Imelda aveva un solo desiderio, che era quello di ricevere l’Ostia consacrata e ne faceva continua richiesta, sempre rifiutata. La vigilia dell’Ascensione, il 12 maggio 1333, stava in Cappella partecipando con le suore e le altre educande alla celebrazione della Messa, arrivata alla Comunione Imelda inginocchiata al suo posto pregava fervidamente, desiderando nel suo intimo di ricevere Gesù, quando una particola si staccò dalla pisside tenuta in mano dal celebrante e volò verso la bambina, tutti i presenti poterono vederla, allora il sacerdote accostatosi la prese e gliela mise fra le labbra. Subito dopo raggiante di gioia e ancora inginocchiata, Imelda Lambertini spirò in un’estasi d’amore, a quasi 13 anni. Dal 1582 le Domenicane si trasferirono all’interno delle mura di Bologna, ottenendo dalla Curia arcivescovile la traslazione delle reliquie della beata, che oggi si trovano nella chiesa di S. Sigismondo. Da quell’anno il suo nome fu inserito nel Catalogo dei Santi e Beati della Chiesa Bolognese. Sotto il pontificato di Benedetto XIV (1740-1758), il quale la ricordò in una sua opera sulla canonizzazione dei Servi di Dio, furono avviate le pratiche di conferma del culto della beata bolognese, che però avvenne solo con papa Leone XII il 20 dicembre 1826.