M.F. Malibran
M.F. Malibran
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Inventore
Spagnoli Francesco
Disegnatore
Spagnoli Francesco
Luogo e anno di edizione
Bologna, XIX sec.
Tecnica e supporto
Litografia
Misure foglio (in mm)
497x345
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Maria Malibran nata Maria Felicia Anna García (Parigi, 1808 - Manchester, 1836), figlia del tenore Manuel García e sorella di Pauline Viardot-García, fu tra le più celebri cantanti dell’Ottocento. Grazie alla sua eccezionale estensione vocale cantò sia da contralto che da soprano. Cantò Bellini (Sonnambula, Norma, Capuleti), Rossini e Donizetti. Cantò in Europa e in America, dove sposò il banchiere Malibran. Poi si legò nel 1828 al violinista De Beriot. Divenne una figura leggendaria (in una sua lettera Rossini la definiva "Celebre compositrice, Cantatrice, Suonatrice, Pittrice, Fiorista, Sartrice, Declamatrice, Danzatrice, etc. etc. etc. etc."). Morì a 28 anni per una caduta da cavallo. “Particolarissimo modello della natura”, cantante di grande talento, attrice, donna di spirito e generosa, si esibisce per la prima volta nel 1832 al Teatro Comunale di Bologna nell'opera “I Capuleti e i Montecchi” di Bellini. La sua interprertazione è giudicata "sublime" e molti ricorderanno il momento topico in cui la cantante pronuncia il nome di Giulietta "con voce soffocata, affannosa, bassa e toccante", creando un effetto magico. Diverse donne a Bologna non potranno sentire la Malibran "senza venir meno".
Nel 1834 gli appassionati dell'opera la troveranno protagonista nella “Sonnambula” e nella “Norma” e sarà riconosciuta primadonna assoluta. “Somma cantatrice che fa diventare furibonda la folla, che mette in ruina le panche del teatro come un terremoto, un'eruzione vulcanica”: così la descrive un giornale dell'epoca.
notizie tratte da: https://www.storiaememoriadibologna.it/malibran-maria-514949-persona
Nel 1834 gli appassionati dell'opera la troveranno protagonista nella “Sonnambula” e nella “Norma” e sarà riconosciuta primadonna assoluta. “Somma cantatrice che fa diventare furibonda la folla, che mette in ruina le panche del teatro come un terremoto, un'eruzione vulcanica”: così la descrive un giornale dell'epoca.
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