Mappa di una possessione nei dintorni di Castel San Pietro

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Mappa di una possessione nei dintorni di Castel San Pietro

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Inventario
F36695
Autore
Categoria:

Notizie storico artistiche

Datazione
Tecnica e supporto
Acquerello e inchiostro su carta filigranata
Misure foglio (in mm)
380x520
Iscrizioni
Adi 15 Novembre 1806
Pianta in misura di un Predio posto nel Comune / di Poggio Distretto di Castel San Pietro d’annua / semina Corb. 4 Formento è quartiroli 24. Canepa e / con sopra Casino Padronale, Casa Fattorale è suoi / annessi di ragione del Signor Pietro Bianchet / ti. Lavorata a mezzadria da Giuseppe Ballari / ni di misura Tornature N. 32:141:67
Notizie storico critiche
Questo podere si trovava nella frazione di Poggio, distante circa cinque chilometri da Castel San Pietro. Era in confine con i possedimenti di Tommaso de Buoi (Bologna, 1763 – 1824), nobiluomo bolognese noto anche per aver scritto Diario delle cose principali accadute nella Città di Bologna dall’Anno 1796 fino all’Anno 1821 (il manoscritto è conservato presso la Biblioteca di San Giorgio in Poggiale) e con l’area della chiesa parrocchiale di San Biagio, a lato dell’arteria viaria degli Stradelli Guelfi, nota fin dal XIII secolo e tuttora attiva.
In alto a destra si colloca l’insediamento umano con i suoi annessi. Il complesso dei servizi è completo di casa, casino, due ampie aree dedicate ad orto e uno spazio di prato stabile. Compare anche la definizione “brollo”, probabilmente per indicare una zona spoglia. Le misurazioni sono indicate in “Pertiche 50 di Bologna”.
Redatte con lo scopo di delimitare con certezza le singole proprietà private, le mappe come questa sono state un utile strumento per risolvere ogni possibile questione inerente ai diritti e ai regolamenti della proprietà terriera, soprattutto in un periodo di grandi cambiamenti come quello di cui esse sono testimoni. Nei primi anni del Settecento, infatti, vennero introdotte riforme di stampo protocapitalista che portarono a una vera e propria rivoluzione dell’economia, in particolar modo per quella basata sull’agricoltura. I possedimenti terrieri incominciarono a essere considerati come sorgenti di profitti destinati ad aumentare sempre di più. Nacque da questa consapevolezza la necessità di una conoscenza più approfondita di essi da parte degli stessi proprietari che, dopo secoli di disinteresse, richiedevano sempre più informazioni sui terreni e sulle loro caratteristiche, sulle tecniche di coltura e i loro sviluppi, e incominciarono a progettare riorganizzazioni e bonifiche dei campi. Proprio in funzione di tale evoluzione, la figura del perito agrimensore subì un’evoluzione e divenne di primaria importanza, richiedendo competenze maggiori e una solida base culturale rispetto ai secoli precedenti. La stesura delle mappe, difatti, si rivelò un compito preciso in cui nulla - dalla struttura del segno alla scelta del colore - poteva essere lasciato all’intuizione personale del singolo. In esse dovevano essere precisate le aree riservate alle colture, specificandone le qualità, gli spazi destinati alle abitazioni, ai luoghi di ricovero per gli animali, alle piantagioni ad alto fusto, e così via.