Paesaggio
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M5309
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Notizie storico artistiche
Tecnica e supporto
Acquaforte
Misure foglio (in mm)
190x281
Iscrizioni incise
Herman Van Swanevelt in fe Impr.Re
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Nacque in una famiglia di ricchi artigiani, discendenti dal famoso pittore Luca da Leida.
Nel 1623 lasciò i Paesi Bassi per Parigi, dove dipinse le prime due opere firmate e datate 1623: due vedute di Parigi. Dal 1629 al 1641 visse a Roma, dove divenne una figura di spicco dell'avanguardia di quei pittori nordici che cercavano di rendere in modo convincente il paesaggio meridionale e la sua atmosfera soleggiata.
La sua prima opera del periodo romano, datata 1630, fu una Scena del Vecchio Testamento, in cui compare una modalità compositiva, dall'artista spesso usata anche con alcune variazioni a Roma: un primo piano piatto e basso chiuso a sinistra da una casa e un albero, sulla destra un distante paesaggio collinare, un gruppo di figure disposte orizzontalmente. Questo modello, derivato da Cornelis van Poelenburch, ben si adatta a molti paesaggi dello Swanevelt con soggetti biblici e mitologici. Il grande albero che si estende oltre la cornice dà un senso di monumentalità alla composizione. La veduta distante, immersa in una luminosità fosca è anch'essa tipica.
Intorno al 1630, lo stile pittorico di Swanevelt si sviluppò parallelamente a quello di Claude Lorrain e in un certo qual modo lo anticipò; egli divenne infatti un pioniere del paesaggio ideale.
Durante questo periodo, l'artista, dato il grande successo ottenuto dai suoi luminosi e lussureggianti paesaggi e vedute di rovine romane, lavorò per mecenati aristocratici.
Herman van Swanevelt era solito lavorare instancabilmente e in solitudine, eseguendo studi nelle campagne romane delle vedute più interessanti e delle rovine più notevoli. Per questo motivo era soprannominato l'Eremita. Nel 1641 lasciò Roma per Parigi, dove i suoi dipinti ed incisioni contribuirono a rendere popolari i paesaggi classici nel Nord Europa e ottennero un grande successo.
Herman Swanevelt produsse anche un gran numero di incisioni di alta qualità, che (come nel caso di Rembrandt), accrebbero la sua fama sia tra i contemporanei che tra i posteri[3]. Secondo Waagen, le sue incisioni sono addirittura molto superiori ai dipinti, a causa del prevalere in questi di una fredda tonalità verde nei primi e medi piani e per essere gli ultimi troppo pesanti, scuri e cupi. Aveva un modo particolare di incidere: si esprimeva con tratti orizzontali un po' curvi. Evidenziava poco i contorni, se non per distinguere le masse. Utilizzava la punta secca e maggiormente il bulino, per dare armonia[12]. Lasciò inoltre parecchi disegni, spesso studi preparatori per i suoi dipinti, anch'essi di ottima fattura.
Nel 1623 lasciò i Paesi Bassi per Parigi, dove dipinse le prime due opere firmate e datate 1623: due vedute di Parigi. Dal 1629 al 1641 visse a Roma, dove divenne una figura di spicco dell'avanguardia di quei pittori nordici che cercavano di rendere in modo convincente il paesaggio meridionale e la sua atmosfera soleggiata.
La sua prima opera del periodo romano, datata 1630, fu una Scena del Vecchio Testamento, in cui compare una modalità compositiva, dall'artista spesso usata anche con alcune variazioni a Roma: un primo piano piatto e basso chiuso a sinistra da una casa e un albero, sulla destra un distante paesaggio collinare, un gruppo di figure disposte orizzontalmente. Questo modello, derivato da Cornelis van Poelenburch, ben si adatta a molti paesaggi dello Swanevelt con soggetti biblici e mitologici. Il grande albero che si estende oltre la cornice dà un senso di monumentalità alla composizione. La veduta distante, immersa in una luminosità fosca è anch'essa tipica.
Intorno al 1630, lo stile pittorico di Swanevelt si sviluppò parallelamente a quello di Claude Lorrain e in un certo qual modo lo anticipò; egli divenne infatti un pioniere del paesaggio ideale.
Durante questo periodo, l'artista, dato il grande successo ottenuto dai suoi luminosi e lussureggianti paesaggi e vedute di rovine romane, lavorò per mecenati aristocratici.
Herman van Swanevelt era solito lavorare instancabilmente e in solitudine, eseguendo studi nelle campagne romane delle vedute più interessanti e delle rovine più notevoli. Per questo motivo era soprannominato l'Eremita. Nel 1641 lasciò Roma per Parigi, dove i suoi dipinti ed incisioni contribuirono a rendere popolari i paesaggi classici nel Nord Europa e ottennero un grande successo.
Herman Swanevelt produsse anche un gran numero di incisioni di alta qualità, che (come nel caso di Rembrandt), accrebbero la sua fama sia tra i contemporanei che tra i posteri[3]. Secondo Waagen, le sue incisioni sono addirittura molto superiori ai dipinti, a causa del prevalere in questi di una fredda tonalità verde nei primi e medi piani e per essere gli ultimi troppo pesanti, scuri e cupi. Aveva un modo particolare di incidere: si esprimeva con tratti orizzontali un po' curvi. Evidenziava poco i contorni, se non per distinguere le masse. Utilizzava la punta secca e maggiormente il bulino, per dare armonia[12]. Lasciò inoltre parecchi disegni, spesso studi preparatori per i suoi dipinti, anch'essi di ottima fattura.