Palazzo Segni in Strada Maggiore in confine con Palazzo Isolani - spaccato

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Palazzo Segni in Strada Maggiore in confine con Palazzo Isolani - spaccato

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Inventario
F36714
Autore
Categoria:

Notizie storico artistiche

Tecnica e supporto
inchiostro e acquerello su carta filigranata
Misure foglio (in mm)
430x630
Marche e altre note manoscritte
sul verso. "C seconda n. 5"
nell'angolo in alto a dx (verso): "#88 Alzata in spaccato del palazzo Segni in confine col palazzo Isolani"
Notizie storico critiche
I due grandi disegni (Inv.36714 e Inv.36715)presentano le caratteristiche delle proprietà Segni e Isolani in confine su diversi fronti. Sono stati realizzati su più fogli di carta filigranata e tracciati ad inchiostro e acquerello. Molto probabilmente risalgono alla fine del XVIII secolo, al momento cioè in cui Palazzo Segni cambiò di proprietà.
Palazzo Segni Masetti è una prestigiosa dimora gentilizia il cui sviluppo architettonico affonda le radici nel secolo XV. La parte porticata, che si estende su Strada Maggiore (tratto urbano dell’antica via Emilia, Decumanus maximus di Bologna), fu edificata a partire dal tardo Quattrocento, ma l’edificio conobbe sostanziali rielaborazioni ed ampliamenti nei secoli successivi, fino all’Ottocento inoltrato. Il palazzo si presenta oggi come un singolare complesso architettonico che raccoglie opere esemplari della cultura pittorica bolognese dagli autori più classici del Cinque e Seicento, passando attraverso le aeree invenzioni del Settecento per arrivare alla più opulenta decorazione ottocentesca.
La famiglia Segni entrò nel Senato bolognese nel 1648 e vi rimase fino alla fine del 1700: esercitavano l’arte e il commercio della seta e, durante la loro permanenza, raccolsero nel Palazzo una superba collezione di opere d’arte descrittaci dall’Oretti. Verso il 1760 il Salone d’Onore del Palazzo fu arricchito dalla costruzione di una volta, dove Vittorio Maria Bigari dipinse una grande composizione mitologica e allegorica che rappresenta Bacco e le baccanti fra una folla di divinità, impreziosita dalla quadratura di Giovanni Battista Alberoni. La costruzione della volta ricoprì la cassettonatura originale e gli antichi affreschi, oggi riscoperti con il restauro, staccati e recuperati. Nello stesso periodo Ubaldo Gandolfi affrescò i soffitti di tre sale al piano nobile e di altri ambienti. Con il cambio di proprietà, avvenuto all’inizio dell’Ottocento, il Salone d’Onore si arricchì da altre quattro mirabili opere Pan vinto da Amore di Agostino Carracci, Apollo di Ludovico Carracci, Bacco di Annibale Carracci ed Eros di Pietro Faccini, trasportate a massello da Palazzo Magnani intorno al 1825. Anche il percorso per raggiungere il Salone, costituito dalle logge al piano terra e dallo scalone, fu ristrutturato e decorato secondo il gusto dell’epoca: le pareti della scala furono impreziosite da un rivestimento di finto marmo, da decorazioni monocrome nelle volte e dall’inserimento, a metà dello scalone, della bella Madonna in stucco scolpita da Petronio Tadolini. Più tardi, nella seconda metà del XIX° secolo le quattro sale sul fronte del piano nobile furono decorate dai fratelli Muzzi, i quali, secondo il gusto dell’epoca, le caratterizzarono ciascuna con un colore diverso: la Sala Verde con il medaglione centrale raffigurante L’Ebbrezza, la Sala Gialla con i medaglioni raffiguranti Ritratti, la Sala Blu con decorazioni floreali e la Sala Rossa con decorazioni allegoriche.
Gli ultimi proprietari noti alla sottoscritta sono i signori Facchini. Oggi è -tra l’altro- sede dell’ASCOM.
La proprietà Isolani, confinante con Palazzo Segni, è veramente molto ampia. Si estende su più fronti: da Strada Maggiore n. 19 si affaccia sul lato parallelo, con affaccio su piazza Santo Stefano. In definitiva, occupa l’intero isolato compreso tra vicolo Alemagna e via Gerusalemme. Ecco spiegato il motivo del confine tra le due proprietà indicato in via Gerusalemme, strada che collega, appunto, Strada Maggiore con piazza Santo Stefano. Molto probabilmente, dunque, queste carte servirono nel momento in cui Palazzo Segni fu venduto ad inizio Ottocento.