Pianoforte a coda Steinway & Sons con azione automatica Welte 1927

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Pianoforte a coda Steinway & Sons con azione automatica Welte 1927

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Notizie storico artistiche

Datazione
Notizie storico critiche
La ditta Welte fu fondata a Vöhrenbach nella Selva Nera da Michael Welte (nato il 28 settembre 1807 a Unterkirchnach nella Selva Nera, morto il 17 gennaio 1880 a Freiburg in Breisgau) e trasferita nel 1872 a Friburgo in Brisgovia dal figlio Berthold (nato il 24 settembre a 1843 a Vöhrenbach-morto il 29 gennaio 1918 a Freiburg in Breisgau). Nel 1827 Welte aveva iniziato il suo apprendistato da Josef Blessing, perfezionandosi nella costruzione d’organi automatici, orologi con congegni musicali e simili. Nel 1848-1849 presentò il suo primo enorme “orchestrion”. La produzione di tali strumenti si moltiplicò e si diffuse anche in America, dove il figlio Emil (nato il 20 aprile 1841 a Vöhrenbach, morto il 25 ottobre 1923 a Norwich, Connecticut) aveva fondato nel 1865 una filiale, con sede a New York. Gli strumenti erano all’inizio azionati da normali cilindri dentati; ma nel 1887 Emil Welte brevettò, destando sensazione, l’azione pneumatica comandata da rulli di carta perforata; non si trattava, a dire il vero, d’una vera e propria invenzione, ma della prima applicazione di tale sistema a grandi “orchestrion”. Nel 1895 il sistema fu applicato a pianoforti automatici. I rulli venivano perforati a mano e non era ancora iniziata la ricerca di riprodurre effetti “espressivi”.

All’inizio del nuovo secolo Edwin Welte (28 marzo 1876 - 4 gennaio 1958), figlio di Berthold, perfezionò il cosiddetto “Vorsetzer”, apparato che si accostava alla tastiera d’un normale pianoforte su cui agiva con “dita” artificiali permettendo riproduzioni di esecuzioni pianistiche, sfumature dinamiche incluse. Nacque così nel 1904 il Welte-Mignon. Le primissime registrazioni furono effettuate nei locali della ditta Popper di Lipsia con cui i Welte strettamente collaboravano. Nella “Zeitschrift für Instrumentenbau” dell’11 marzo 1905 si legge la descrizione, non firmata, d’un’esecuzione del celebre pianista Xaver Scharwenka avvenuta tre giorni prima e registrata con le nuove apparecchiature Welte.

La grande crisi del 1929 segnò la fine dell’era Welte. Durante la seconda guerra mondiale la fabbrica di Friburgo fu adibita alla produzione di materiale bellico, ma una sezione continuò ad allestire rulli. La fabbrica fu poi distrutta da un bombardamento nel novembre 1944. Dei due apparecchi atti a far suonare gli originali “master rolls” uno fu completamente annientato mentre l’altro, smontato e posto in salvo, poté, secondo quanto racconta Richard C. Simonton, essere restaurato e riattivato dopo la guerra dal settantenne Karl Bokisch, cognato di Edwin Welte ed uno dei più validi collaboratori della ditta. Ciò permise a Simonton d’effettuare nell’immediato dopoguerra incisioni su dischi stereo di tutta una serie d’interpretazioni pianistiche registrate su rulli Welte, realizzando così la serie discografica Welte Legacy of Piano Treasures. Un’altra serie analoga, Musikalische Dokumente, è stata realizzata nel 1957 dalla casa Telefunken. Nel frattempo, nel 1954, la ditta s’era completamente estinta. La distruzione dei due apparecchi di registrazione della casa Welte (incorporati rispettivamente in pianoforti a coda Feurich e Steinway), la mancanza di testimonianze assolutamente precise e l’aura di mistero in cui i procedimenti di registrazione e di approntamento dei rulli è sempre stata avvolta hanno lasciato molti interrogativi aperti in tale campo.

Il procedimento di registrazione che molti suppongono venisse usato è quello descritto nell’immediato dopoguerra da Ben M. Hall nell’opuscolo illustrativo della già citata serie discografica Welte Legacy of Piano Treasures, descrizione di cui qui riportiamo gli elementi essenziali. I due già citati apparecchi di registrazione della casa Welte contenevano ognuno un rullo di speciale carta sottile, segnata all’inizio con 100, in seguito con 98 linee parallele; al di sopra d’ogni linea era situata una piccola ruota di gomma estremamente tenera, con bordo molto sottile, costantemente in contatto con un contenitore d’inchiostro. Sotto la tastiera del pianoforte riproduttore v’era una bacinella piena di mercurio; alla parte inferiore d’ogni tasto era attaccato un bastoncino di carbone. Quando il tasto veniva premuto, il bastoncino s’immergeva nel mercurio e un contatto elettrico si stabiliva tra il bastoncino stesso e un elettromagnete collegato alla corrispondente ruota inchiostrata della macchina riproduttrice. Quanto maggiore era la forza con cui l’artista premeva il tasto, tanto più profondamente il bastoncino s’immergeva nel mercurio e tanto più forte era la corrente tra bastoncino ed elettromagnete. E quanto più fortemente la ruotina di gomma veniva premuta contro il rullo di carta in movimento, tanto più larga era la traccia stampata sulla carta. L’azione dei pedali e la velocità d’attacco erano registrate in maniera analoga. Quando una registrazione era terminata, il rullo di carta veniva rimosso dall’apparecchio registratore e veniva fatto passare attraverso un bagno chimico onde fissare l’inchiostro di grafite colloidale su di esso impresso. L’inchiostro era conduttore elettrico e quando il rullo (“master roll”) era pronto veniva posto nell’apposito pianoforte riproduttore, che “leggeva” i segni in maniera analoga a quella con cui l’inchiostro magnetico in assegni bancari veniva “letto” dalle apparecchiature automatiche d’una banca (“mark sensing”). Al termine delle operazioni il pianista ritornava nella sala di musica Welte e trovava un “Vorsetzer” applicato allo stesso strumento su cui aveva suonato, che gli permetteva di riascoltare la sua esecuzione. In molte fotografi e figuranti in opuscoli propagandistici della casa Welte si vede effettivamente sotto la tastiera dei pianoforti a cui siedono pianisti durante le sedute di registrazione una cassetta oblunga che potrebbe corrispondere alla bacinella contenente mercurio. In un catalogo della filiale americana della casa Welte è riprodotta la fotografia d’una sezione d’un originario “master roll” ove tuttavia la dinamica non è segnalata dalla diversa grossezza dei segni in inchiostro corrispondenti alle note, ma da due oscillogrammi indicanti l’andamento dinamico dei “Bassi” e dei "Soprani” rispettivamente ai margini sinistro e destro della striscia di carta.

Ma il maggiore interrogativo concerne i procedimenti impiegati per ricavare dal “master roll” i rulli perforati per i normali strumenti riproduttori. È inevitabile che fossero necessarie manipolazioni. A parte la correzione di note, è vistoso l’impiego costante dell’azione d’avvicinamento della martelliera alle corde (normalmente provocata dall’uso del pedale sinistro nei pianoforti verticali, ma introdotta pure anche nei pianoforti a coda dotati di meccanica Welte), azione certo non dovuta all’artista, ma creata dal manipolatore al fine di ovviare ai problemi che l’azione pneumatica poneva alla realizzazione dei piano e pianissimo.

All’inizio la casa Welte usava rulli più larghi (12 7/8” = 32,7 cm) di quelli poi divenuti normali. Essi sono dotati di 100 fori, 20 dei quali – metà a sinistra e metà a destra – corrispondono ai comandi “espressivi” e 80 alla martelliera, per l’estensione Do0-Sol6. A causa del colore della carta usata, essi vengono usualmente chiamati rulli “rossi”. Dopo il 1908 fu adottata la larghezza di 11 1/4” e il numero di 98 fori complessivi, dei quali 88, quindi l’estensione completa La-1-Do7, corrispondono ai comandi dei martelli. Welte si adeguava così allo standard internazionale, rendendo tra l’altro possibile la “lettura” sui suoi strumenti di rulli prodotti da altre case, sia pur senza – o senza le corrette – sfumature espressive. Tra i vari tipi di strumenti incorporanti la meccanica Welte v’erano tuttavia quelli che conservavano, nonostante i 98 fori, l’estensione limitata Do0-Sol6. Appartiene ad essi il tipo “Pianon” della presente collezione. Contemporaneamente alla produzione europea, la filiale americana Welte-Mignon Corporation, con sede a New York, costruiva il Welte Licensee con rulli di 11 1/4”, ma con comandi disposti diversamente dai modelli europei: otto comandi espressivi a sinistra ed altrettanti a destra (questi ultimi facenti tuttavia parte d’una serie di dieci fori, il penultimo non utilizzato e l’ultimo corrispondente al riavvolgimento). L’estensione è quella limitata di 80 note, con la possibilità di “convertirla” in 88.
Descrizione
Titolo: Pianoforte a coda con azione automatica Welte
Numero di inventario: Collezione Scala 92
Nome dell'oggetto (IT/ENG): Pianoforte a coda con azione automatica Welte / Reproducing piano with Welte mechanism
Classificazione: Strumenti a tastiera a corde percosse / Pianoforti automatici
Costruttore: Steinway & Sons / M. Welte & Söhne
Luogo di costruzione: New York
Numero di serie: 254748
Data: 1927
Dimensioni (L x W x H):
Meccanica: Welte-Mignon
Ambito: 88 tasti. La-1-Do7
Autori: Steinway & Sons (pianoforte), M. Welte & Söhne (azione automatica)
Data di acquisizione:
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