Portrait de Jean Wtenbogardius
Portrait de Jean Wtenbogardius
Genera il pdfInventario
M5722
Categoria:
Donazione:
Notizie storico artistiche
Inventore
Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Leida, 1606 - Amsterdam, 1669)
Disegnatore
Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Leida, 1606 - Amsterdam, 1669)
Tecnica e supporto
Acquaforte
Misure foglio (in mm)
470x324
Misure battuta (in mm)
242x200
Misure immagine (in mm)
222x183
Iscrizioni incise
Portrait de Jean Wtenbogardius
B.279, C. 276, W. 281, C.B. 190.
B.279, C. 276, W. 281, C.B. 190.
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Jean Wtenbogardius (1577-1644) fu leader dei Rimostranti olandesi, giocando un ruolo centrale nella storia del suo tempo. Fino al suo esilio (1618-1616), sulla scia della vittoria del calvinismo ortodosso sul rimostranesimo, esercitò una grande influenza politica, in parte nella sua funzione di tutore del principe Federico Hendrik. Il ritratto di Uytenbogaert fu la prima commissione ufficiale di Rembrandt per un ritratto inciso. Fino a quel momento aveva fatto incisioni di ritratti solo di membri della sua famiglia. La natura ufficiale di questo ritratto è sottolineata dalla sua iscrizione latina ("Colui che è stato onorato dal pio e l'esercito è stato dannato dai predicatori riuniti. Peggio gestito dal destino che dal tempo, egli ora ritorna, L'Aia, a voi."), una caratteristica comune di formali ritratti incisi nel XVII secolo anche se una rarità nelle opere di Rembrandt.
La stampa fa parte di un ampio corpus di 303 incisioni di Rembrandt collezionate da Edgardo Grazia. Alcuni elementi inducono a considerare questo considerevole numero di acqueforti come parte di un volume di fotoriproduzioni redatto in Francia tra gli anni Sessanta dell’Ottocento e inizio Novecento. I fogli di dimensione 470x324mm presentano due differenti filigrane che rivelano la ditta produttrice della carta; si può trovare sia la scritta in maiuscolo “ARCHES” sia uno stemma coronato con iniziali “AM”. In basso a destra, ogni stampa presenta il titolo dell’opera in lingua francese e un riferimento bibliografico numerato ai più importanti cataloghi ragionati dell’artista redatti fino a quel momento. Tali rimandi sono segnati con l’iniziale del cognome dell’autore del volume; in ordine si rintracciano: B., C., W., B.C., che riportano rispettivamente alle pubblicazioni di Adam Bartsch del 1797, a quella di Calussin del 1824, a quella di Wilson del 1836 e, infine, al volume di Charles Blanc del 1859-1861. Sono dunque assenti i riferimenti bibliografici ai due ultimi cataloghi dedicati a Rembrandt redatti da Dmitri Rovinsky (1890) e Arthhur M. Hind (1912).
E’ probabile che le lastre utilizzate per queste stampe siano state ricavate tramite la fotoincisione, tecnica molto sperimentata nel secolo XIX. Questo giustificherebbe la differenza di alcuni millimetri tra la lastra originale e quelle utilizzate per questa serie. Quasi simultaneamente, tra il 1880 e il 1884, apparirono tre pubblicazioni con tutte le acquaforti di Rembrandt ottenute grazie ai perfezionamenti apportati nei processi di riproduzione autotipica delle stampe. Come si legge dal volume di Dmitri Rovinsky, "una di queste pubblicazioni ha avuto come editore il Sig. Quantin (1880); si compone di un testo di Ch. Blanc, e 353 tavole fotolitografiche senza ritocchi; la seconda e di Armand Durand, con 369 tavole, e la terza è di M. Dutuit (1881-1884), con 363 tavole di rotocalco, stampate con tavole di rame, ritoccate".
La stampa fa parte di un ampio corpus di 303 incisioni di Rembrandt collezionate da Edgardo Grazia. Alcuni elementi inducono a considerare questo considerevole numero di acqueforti come parte di un volume di fotoriproduzioni redatto in Francia tra gli anni Sessanta dell’Ottocento e inizio Novecento. I fogli di dimensione 470x324mm presentano due differenti filigrane che rivelano la ditta produttrice della carta; si può trovare sia la scritta in maiuscolo “ARCHES” sia uno stemma coronato con iniziali “AM”. In basso a destra, ogni stampa presenta il titolo dell’opera in lingua francese e un riferimento bibliografico numerato ai più importanti cataloghi ragionati dell’artista redatti fino a quel momento. Tali rimandi sono segnati con l’iniziale del cognome dell’autore del volume; in ordine si rintracciano: B., C., W., B.C., che riportano rispettivamente alle pubblicazioni di Adam Bartsch del 1797, a quella di Calussin del 1824, a quella di Wilson del 1836 e, infine, al volume di Charles Blanc del 1859-1861. Sono dunque assenti i riferimenti bibliografici ai due ultimi cataloghi dedicati a Rembrandt redatti da Dmitri Rovinsky (1890) e Arthhur M. Hind (1912).
E’ probabile che le lastre utilizzate per queste stampe siano state ricavate tramite la fotoincisione, tecnica molto sperimentata nel secolo XIX. Questo giustificherebbe la differenza di alcuni millimetri tra la lastra originale e quelle utilizzate per questa serie. Quasi simultaneamente, tra il 1880 e il 1884, apparirono tre pubblicazioni con tutte le acquaforti di Rembrandt ottenute grazie ai perfezionamenti apportati nei processi di riproduzione autotipica delle stampe. Come si legge dal volume di Dmitri Rovinsky, "una di queste pubblicazioni ha avuto come editore il Sig. Quantin (1880); si compone di un testo di Ch. Blanc, e 353 tavole fotolitografiche senza ritocchi; la seconda e di Armand Durand, con 369 tavole, e la terza è di M. Dutuit (1881-1884), con 363 tavole di rotocalco, stampate con tavole di rame, ritoccate".
Bibliografia
Dmitri Rovinsky, L'oeuvre grave de Rembrandt : reproduction des planches originales dans tous leurs états successifs, 1890, p. III (https://ia804504.us.archive.org/cors_get.php?path=/13/items/loeuvregravedere00rovi/loeuvregravedere00rovi.pdf).
Giuseppe Monzani, L’incisione. Sistemi antichi e moderni di riproduzione grafica con tavole a colori e in nero, 1915.
Adam Bartsch, The Illustrated Bartsch, 50, 1993.
https://www.britishmuseum.org/collection/term/BIOG142663
Giuseppe Monzani, L’incisione. Sistemi antichi e moderni di riproduzione grafica con tavole a colori e in nero, 1915.
Adam Bartsch, The Illustrated Bartsch, 50, 1993.
https://www.britishmuseum.org/collection/term/BIOG142663