S.Cecilia che dispensa à poverelli le sue ricchezze
S.Cecilia che dispensa à poverelli le sue ricchezze
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Inventore
Campana Tommaso
Disegnatore
Calvi Jacopo ((Bologna, 1740 – 1815)
Luogo e anno di edizione
Bologna 1776
Editore
Iscrizioni incise
La grande incisione faceva in origine parte del volume Il Claustro di San Michele in Bosco di Bologna de' monaci olivetani dipinto dal famoso Lodovico Carracci e da altri eccellenti maestri usciti dalla sua Scuola, descritto ed illustrato da Giampietro Cavazzoni Zanotti, edito a Bologna dalla tipografia Dalla Volpe nel , 1776. Esso era composto da quarantasette grandi tavole incise in rame dal Fabbri, trentatré testatine e finalini incisi da Pio Panfili, e trentanove capilettera.
Il volume, che riproduceva l'intero ciclo di affreschi eseguiti tra il 1605-1606 da Ludovico Carracci e dai suoi allievi nel chiostro ottagonale di San Michele in Bosco sulle colline nei pressi di Bologna, corredato da uno studio critico dello Zanotti Cavazzoni, è tutt'oggi di fondamentale importanza per la conoscenza degli affreschi carracceschi oggi quasi del tutto scomparsi. Il ciclo di affreschi infatti cominciò presto a deteriorarsi a causa dell'umidità, tanto che appena venticinque anni dopo la sua ultimazione, i frati commissionarono al Reni un restauro, che però si rivelò inutile. E successivamente Malvasia, per tramandarne la memoria ai posteri decise di realizzare un volume con la descrizione degli affreschi, accompagnata da tavole incisione realizzate da Giacomo Giovannini.
Il volume, che riproduceva l'intero ciclo di affreschi eseguiti tra il 1605-1606 da Ludovico Carracci e dai suoi allievi nel chiostro ottagonale di San Michele in Bosco sulle colline nei pressi di Bologna, corredato da uno studio critico dello Zanotti Cavazzoni, è tutt'oggi di fondamentale importanza per la conoscenza degli affreschi carracceschi oggi quasi del tutto scomparsi. Il ciclo di affreschi infatti cominciò presto a deteriorarsi a causa dell'umidità, tanto che appena venticinque anni dopo la sua ultimazione, i frati commissionarono al Reni un restauro, che però si rivelò inutile. E successivamente Malvasia, per tramandarne la memoria ai posteri decise di realizzare un volume con la descrizione degli affreschi, accompagnata da tavole incisione realizzate da Giacomo Giovannini.