Salacia o Venere (già Galatea)
Salacia o Venere (già Galatea)
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Inventore
Carracci Ludovico
Disegnatore
Dofin Olivier
Tecnica e supporto
Acquaforte
Misure foglio (in mm)
265 x 358
Misure battuta (in mm)
195 x 227
Misure immagine (in mm)
185 x 217
Iscrizioni incise
recto: in alto a matita: 39, in basso Ollivier in basso timbro a secco della Cassa di Risparmio di Bologna con all'interno il n. 5019 verso: marca della Cassa di Risparmio di Bologna con all'interno il n. 454 Ca cancellato, Timbro di vendita presso Incisioni Acqueforti, stampe ecc. ex raccolta P. Barelli. Lissoni P.zza Duomo, 18 Milano Marca della raccolta P. Barelli a matita N 29 Francesco Cavazzoni Galleria Estense di Modena
Notizie storico critiche
L'incisione è copia della tela di Ludovico Carracci facente parte di una famosa serie di quattro ovali realizzata dai Carracci per il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, da dove passò a Modena e infine fu portata a Parigi in epoca napoleonica, per tornare poi definitivamente alla Galleria Estense di Modena dal 1815. Dauphin incise il rame assieme agli altri della stessa serie quando il dipinto si trovava ancora nel Palazzo Ducale di Modena prima di essere trasportato in Francia. L'ovale con Salacia, assieme all'ovale con Flora, erano ritenuti di Ludovico dal Malvasia, ma vennero successivamente spostati nel catalogo di Francesco Cavazzoni dal Venturi (A. Venturi, La R. Galleria Estense in Modena, Modena 1882, pp. 40-46), sulla base di una lettera di Cornelio Lambertini fiduciario di Don Cesare d'Este. Oggi tuttavia la critica è quasi unanimamente concorde nel restituire entrambe le opere, come già riconosciuto da Arcangeli a Ludovico (F. Arcangeli, recensione a R. Pallucchini, I dipinti della Galleria Estense di Modena, in "Leonardo", XVI, 1947, p. 30), anche in ragione della loro alta qualità assai distante dalle opere piuttosto mediocri di Francesco Cavazzoni. Un tempo ritenuta Galatea, la divinità marina è oggi identificata con Salacia sulla scorta di una lettera del 17 dicembre 1592 ritrovata da Sonia Cavicchioli (1992, I Carracci per Cesare d'Este: due lettere inedite e una precisazione su Gaspare Venturini, in "Paragone" , 513, 1992, p. 70). Recentemente Alessandra Frabetti, (A. Frabetti, Gli Amori dei Carracci. L'ultimo momento di committenza Farnese a Ferrara, in "Accademia Cementina. Atti e meorie", 32, 1993, pp. 169-199) ha fornito una nuova lettura iconografica, secondo cui le tre figure dei Carracci dovevano ornare la cosiddetta "Stanza del Parto" ed erano tutte e tre rappresentazioni di Venere. In tal caso la Venere qui ritratta sarebbe Venere Urania o Anadiòmene cioè nata dalla fecondazione del mare. I dipinti sarebbero databili alla fase più veneteggiante di Ludovico ovvero attorno agli inizi degli anni Novanta del Cinquecento. Nel catalogo Fasella non risulta la valutazione dell'incisione. Nella cartellina Bodmer o Baruffi annotò: "Dal dipinto di Francesco Cavazzoni scolaro del Passarotti" per la Galleria estense di Modena. COPIE DAL DIPINTO DI LUDOVICO C1. O. Dauphin (Bologna PN 5261, FCRB 5019, 8789) C2. G. Asioli 1804 (stampa citata da Feigenbaum 1984) C3. C. Normand (stampa citata da Feigenbaum 1984)
Soggetto o iconografia
la Dea seduta su una conchiglia naviga su un mare increspato
Bibliografia
C. C. Malvasia, La Felsina Pittrice, 1678, ed cons. 1841, I, p. 74 M. Oretti, Notizie dei Professori del disegno, cioè dei pittori, scultori ed architetti bolognesi e de' forestieri di quella scuola, Bologna Biblioteca dell'Archiginnasio, ms, senza data B. 125, p. 633 G. Perini, "L'uom più grande in Pittura che abbia avuto Bologna": l'alterna fortuna critica e figurativa di Ludovico Carracci, in A. Emiliani (a cura di), Ludovico Carracci, cat. mostra, Bologna 1993, p. 340, n. 20 (Galatea)
Note
due scudi uno sopra l'altro