Satiro frusta una ninfa
Satiro frusta una ninfa
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Datazione
Inventore
Carracci Agostino
Luogo e anno di edizione
s.l., sec. XVI
Tecnica e supporto
bulino
Misure foglio (in mm)
160X115; 253X197(con cartoncino)
Marche e altre note manoscritte
Nel margine inferiore a sinistra, a matita, “G. Romano”; a destra “Annibale Caracci 25”, Sul verso viene ripetuto “Caracci Annible” “G. Romano incise”; compare anche il n. 12
Notizie storico critiche
L’originale incisione di Agostino Carracci faceva parte delle tredici stampe di soggetto biblico e mitologico che costituivano la cosiddetta serie delle Lascivie perché aventi in comune la presenza di nudi maschili e femminili, anche se non strettamente erotici. Realizzate alla fine del Cinquecento, in piena Controriforma, ebbero una notevole, seppure clandestina diffusione. I Satiri erano creature mitologiche legate al culto di Bacco, amanti del piacere dei sensi e quindi, per trasposizione, considerati immagine della fecondità: ecco perché erano solitamente raffigurati amoreggiare insieme alle Ninfe. Nei secoli sono diventati il simbolo stesso della lussuria e si dice che siano stati all’origine delle fattezze di Satana, raffigurato con le corna e le zampe caprine. La copia in controparte qui presa in considerazione non riporta alcuna sigla ed è incollata su cartoncino. Il riferimento a Giulio Romano aggiunto a matita sul margine e sul verso del cartoncino potrebbe rimandare all’opera I Modi, dalla quale Marcantonio Raimondi trasse una serie di incisioni di uguale contenuto erotico e di medesima fortuna commerciale. Vasari, nella sua Vita di Marcantonio Bolognese e d’altri intagliatori di stampe ci fornisce diversi particolari della vicenda narrando che le opere furono proibite e il povero Raimondi fu messo in prigione. Riuscì a tirarsene fuori solo grazie all’intervento di alcuni suoi amici influenti.
Bibliografia
Raccolta di opere riguardanti Bologna nella Biblioteca di Raimondo Ambrosini, Bologna, Tipografia A. Garagnani Editrice, 1906