Sedici testatine dai tre volumi di Girolamo Baruffaldi, de' Baccanali, editi a Bologna nel 1758 da Lelio dalla Volpe

682c85ad8a06fb0007375c9a
1
682c90668a06fb0007375f01
2
682c90858a06fb0007375f0a
3
682c90968a06fb0007375f0f
4
682c90aa8a06fb0007375f15
5
682c85ad8a06fb0007375c9a
682c90668a06fb0007375f01
682c90858a06fb0007375f0a
682c90968a06fb0007375f0f
682c90aa8a06fb0007375f15

Sedici testatine dai tre volumi di Girolamo Baruffaldi, de' Baccanali, editi a Bologna nel 1758 da Lelio dalla Volpe

 Genera il pdf
Inventario
F37045 1-16
Autore
Categoria:

Notizie storico artistiche

Inventore
Anonimo
Disegnatore
Anonimo
Luogo e anno di edizione
Bologna, 1758
Tecnica e supporto
Acquaforte
Misure foglio (in mm)
70x100 circa ciascuna
Iscrizioni incise
varie
Notizie storico critiche
Si tratta di un gruppo composto da sedici acqueforti sciolte su carta incollate su cartoncini di piccole dimensioni che costituivano in origine le testatine dei tre volumi di Girolamo Baruffaldi, de' Baccanali, stampati a Bologna nella Stamperia di Lelio dalla Volpe, nel 1758.
Baruffaldi nacque a Ferrara il 17 luglio 1675. Compiuti i primi studi di grammatica e di retorica presso i gesuiti nel seminario vescovile della sua città, fu costretto da motivi di salute a ritirarsi dopo soli quattro anni dalle scuole e a completare la sua educazione sotto la guida del padre e di maestri privati. Più tardi poté frequentare i corsi dell'ateneo ferrarese e conseguire nel 1698 la laurea in filosofia e in utroque iure. Nel 1700 fu ordinato sacerdote. Dal padre, appassionato archeologo e cultore di studi storici, aveva ereditato oltre a una autentica passione per gli studi eruditi, una cospicua collezione di oggetti d'arte e di manoscritti antichi, che egli provvide da parte sua ad arricchire, giungendo a possedere i presunti originali de La Gerusalemme liberata e dell'Aminta. Nuovi orizzonti culturali e onesti svaghi alle sue fatiche erudite gli erano rivelati frattanto dal canonico G. B. Grazzini, che aveva fondato nel 1699 una colonia arcadica in Ferrara e che lo volle tra i suoi primi pastori. Scoppiata nel 1711 la contesa fra gli Estensi e il papato per il possesso delle terre di Comacchio, gli fu mossa l'accusa di aver fornito al Muratori un importante documento, comprovante l'attendibilità delle tesi sostenute dagli avversari della Chiesa. Gli fu pertanto sequestrato l'archivio, che fu inviato a Roma per un approfondito esame, e gli fu comminato l'esilio, che egli trascorse nel Veneto, a Fiesso e a Castelguglielmo.
L'accusa sembra fosse destituita di solido fondamento: fin dal 1709 difatti, dopo la polemica, cui accenneremo, a proposito delle rime del Tebaldeo, i rapporti epistolari del B. con il Muratori, che in altri tempi erano stati frequenti e cordiali, erano ormai del tutto cessati. E tuttavia, a generica prova di una certa inclinazione da parte sua all'uso poco scrupoloso degli antichi documenti, si potrebbe addurre il fatto, di recente dimostrato con argomenti inconfutabili, che nei due ultimi anni dell'esilio, tra il 1712 e il 1713, egli si rendeva responsabile di uno dei più clamorosi e fortunati "falsi" filologici: la contraffazione della celebre iscrizione del duomo di Ferrara "Li mille cento trenta cenqe nato", ritenuta a lungo un autentico documento dell'antica lingua italiana.Riconosciuto comunque innocente delle colpe ascrittegli, poté rientrare in patria nel 1713. Gli anni seguenti, dal 1714 al 1729, furono anzi per lui i più prodighi di onori e di riconoscimenti per i suoi meriti letterari ed ecclesiastici: fu dapprima eletto canonico della cattedrale e protonotario apostolico; nel 1717 ebbe l'incarico di leggere pubblicamente nel duomo le Sacre Scritture; nel 1722 fu nominato professore della stessa disciplina nello Studio di Ferrara; e quindi nel 1724 ottenne nel medesimo Studio la cattedra di eloquenza.
Tutto ciò non avveniva ovviamente senza suscitare invidie e risentimenti: sicché il B., che proprio in questi anni si era separato dalla ferrarese Accademia della Selva e ne aveva fondata un'altra denominata la Vigna, nella quale aveva assunto il nome accademico di Enante Vignaiuolo, si servì spesso di questo pseudonimo per pubblicare scritti polemici contro i suoi avversari. Nel 1729 fu infine nominato arciprete della pieve di Cento e quivi trascorse gli ultimi anni della sua vita, confortato dalla protezione e dall'amicizia del cardinale Lambertini, arcivescovo di Bologna, il futuro pontefice Benedetto XIV. In questi medesimi anni tuttavia, mentre attendeva a un'erudita Storia della terra di Cento (che andò poi perduta), incorse in una disavventura assai simile a quella che in altri tempi gli era costata l'esilio: accusato di aver sottratto dall'archivio arcivescovile di Bologna un importante documento, la bolla di Alessandro VI, subì per la seconda volta un processo e una nuova confisca di tutte le sue carte. Anche questa volta, però, vide riconosciuta la sua innocenza. Morì a Cento nel marzo del 1755.
(...) Gli anni della maggiore operosità letteraria del B. sono comunque quelli posteriori all'esilio (1714-1729): scrive allora e pubblica dapprima separatamente i Baccanali, riconducibili per l'argomento festosamente satirico e per la varietà dei metri al genere letterario del "ditirambo", pur se di essi, in una introduzione o "progimnasio", premessa all'edizione parziale del 1722, rivendicherà l'originalità dell'invenzione e l'indipendenza formale così dal modello del Redi, come anche dagli omonimi componimenti del Lemene. Il più noto e forse anche il migliore di questi Baccanali è il poemetto in quasi duemila versi La Tabaccheide (scritto in verità nel 1712, durante l'esilio veneto), in cui attraverso l'esaltazione del tabacco, "droga dei poeti, elisir dei letterati", è aperta la via a qualche bel tratto di satira del costume, che prelude per analogia di contenuto, se non per pregi di stile, ad alcuni episodi della poesia del Parini. Gli altri componimenti (sono in tutto ventisette nell'edizione completa e postuma del 1758), che hanno per argomento la descrizione di musei e di feste, di giuochi e di mascherate, di mode e di costumanze dei tempi dell'autore, presentano un certo interesse se non altro di carattere documentario.
Notizie tratte da: Enciclopedia Italiana Treccani
https://www.treccani.it/enciclopedia/girolamo-baruffaldi_(Dizionario-Biografico)/