Spinetta all'ottava a pianta trapezoidale Silvestro Albana 1617
Spinetta all'ottava a pianta trapezoidale Silvestro Albana 1617
Genera il pdfInventario
TAG.B10
Autore
Categoria:
Parole chiave:
Notizie storico artistiche
Datazione
Firma
Silvestrus filius Andreas Albana Fecit Romæ MDCXVII
Misure
61 x 12,7 x 65 x 37 x 8,7 cm
Iscrizioni
nome e data - scritta ad inchiostrio sul bordo anteriore del somiere
Notizie storico critiche
La cassa “levatoia” è sicuramente coeva allo strumento. Solo due dei salterelli originari sopravvivono; essi sono numerati rispettivamente 38 (poi modificato in 16) e 30 sulla fronte, 30 e 4 sul retro.
Nella nota biografica figurante nella prima e nella seconda edizione (1996 e 1997) del catalogo dei cembali della
Collezione Tagliavini si avanzava l’ipotesi che l’Andrea Albana di cui Silvestro, costruttore del presente strumento, si professa figlio, sia da identificare con l’omonimo artefice menzionato da Giovan Battista Doni quale costruttore di cembali “enarmonici” (G.B. Doni, Lyra Barberina, Firenze 1763, I: Trattato sopra il genere enarmonico, p. 307) e parente di Orazio Albana, la cui attività di cembalaro è documentata con sicurezza dal 1628 al 1633. Ora, grazie alle ricerche compiute da Patrizio Barbieri, si hanno più dettagliate notizie sui vari membri della famiglia Albana. Fratello minore di Orazio (nato intorno al 1588, morto il 14 novembre 1644) Silvestro nacque verso il 1598 ed appare registrato come cembalaro assieme al padre Andrea (nato intorno al 1552, morto il 19 agosto 1639) a partire dal 1623. Morì il 20 febbraio 1628 “ex longo morbo etico, vel potius gallico”. Nel 1617, allorché costruì la presente spinetta, Silvestro era dunque circa ventenne.
L’esterno del coperchio si presentava prima del restauro completamente dipinto con mestica verde. Il restauro ha permesso di accertare due stadi policromi anteriori, il più recente costituito da due pregevoli paesaggi di stile tardobarocco elegantemente incorniciati da motivi a volute, l’uno raffigurante una scena agreste sulla parte superiore del coperchio, l’altro rappresentante una marina, conservato purtroppo incompleto, sulla parte superstite della ribalta. Le lacune presenti in questo strato pittorico hanno rivelato la presenza d’uno strato anteriore, a motivi floreali, con ogni probabilità risalente all’origine. Sulle due fasce laterali sono riemersi, sotto lo strato di mestica verde, due strati pittorici a motivi floreali e, sulla fascia posteriore, tracce d’una marmorizzazione. Lo stile del paesaggio raffigurato nella parte superiore richiama, soprattutto nel particolare dei sottili tronchi d’albero incrociati e nella disposizione del fogliame, alcuni caratteri della pittura del Domenichino (1581-1641), l’artista bolognese a lungo attivo a Roma e destinato a lasciare una traccia profonda nello sviluppo del paesaggio ideale; pregevole anche la marina, caratterizzata, sulla sinistra della composizione, dall’ampiezza dell’orizzonte sullo sfondo e, a destra, da elementi naturalistici presentati in modo più fresco e spontaneo: ne consegue un’immagine ccuratamente bilanciata ed inserita all’interno di motivi di ornato di stile tardobarocco, facilmente riconducibili alla pittura di
paesaggio di ambito romano della fine del XVII secolo, non esente da influssi di tipo fiammingo nella sensibilità dimostrata per i valori atmosferici e cromatici. All’interno del coperchio figurava, prima del restauro, un motivo rococò entro una campitura triangolare. Lo strato pittorico sottostante, quasi sicuramente risalente all’origine, mostra uno stemma araldico di formato ovale con cornice giallo-oro, losanghe bianche e azzurre all’interno e nastro violaceo all’esterno, il tutto contornato da decorazioni fl oreali. Allo stato attuale delle ricerche non è stato possibile identifi care questo emblema nobiliare, che ricorda tuttavia lo stemma Grimaldi (caratterizzato però da fusi di colore rosso); a questa famiglia appartennero, nel periodo compreso fra il XVI ed il XIX secolo, ben cinque cardinali.
Catalogo della Collezione Tagliavini (2008) Vol. I, p. 252.
Nella nota biografica figurante nella prima e nella seconda edizione (1996 e 1997) del catalogo dei cembali della
Collezione Tagliavini si avanzava l’ipotesi che l’Andrea Albana di cui Silvestro, costruttore del presente strumento, si professa figlio, sia da identificare con l’omonimo artefice menzionato da Giovan Battista Doni quale costruttore di cembali “enarmonici” (G.B. Doni, Lyra Barberina, Firenze 1763, I: Trattato sopra il genere enarmonico, p. 307) e parente di Orazio Albana, la cui attività di cembalaro è documentata con sicurezza dal 1628 al 1633. Ora, grazie alle ricerche compiute da Patrizio Barbieri, si hanno più dettagliate notizie sui vari membri della famiglia Albana. Fratello minore di Orazio (nato intorno al 1588, morto il 14 novembre 1644) Silvestro nacque verso il 1598 ed appare registrato come cembalaro assieme al padre Andrea (nato intorno al 1552, morto il 19 agosto 1639) a partire dal 1623. Morì il 20 febbraio 1628 “ex longo morbo etico, vel potius gallico”. Nel 1617, allorché costruì la presente spinetta, Silvestro era dunque circa ventenne.
L’esterno del coperchio si presentava prima del restauro completamente dipinto con mestica verde. Il restauro ha permesso di accertare due stadi policromi anteriori, il più recente costituito da due pregevoli paesaggi di stile tardobarocco elegantemente incorniciati da motivi a volute, l’uno raffigurante una scena agreste sulla parte superiore del coperchio, l’altro rappresentante una marina, conservato purtroppo incompleto, sulla parte superstite della ribalta. Le lacune presenti in questo strato pittorico hanno rivelato la presenza d’uno strato anteriore, a motivi floreali, con ogni probabilità risalente all’origine. Sulle due fasce laterali sono riemersi, sotto lo strato di mestica verde, due strati pittorici a motivi floreali e, sulla fascia posteriore, tracce d’una marmorizzazione. Lo stile del paesaggio raffigurato nella parte superiore richiama, soprattutto nel particolare dei sottili tronchi d’albero incrociati e nella disposizione del fogliame, alcuni caratteri della pittura del Domenichino (1581-1641), l’artista bolognese a lungo attivo a Roma e destinato a lasciare una traccia profonda nello sviluppo del paesaggio ideale; pregevole anche la marina, caratterizzata, sulla sinistra della composizione, dall’ampiezza dell’orizzonte sullo sfondo e, a destra, da elementi naturalistici presentati in modo più fresco e spontaneo: ne consegue un’immagine ccuratamente bilanciata ed inserita all’interno di motivi di ornato di stile tardobarocco, facilmente riconducibili alla pittura di
paesaggio di ambito romano della fine del XVII secolo, non esente da influssi di tipo fiammingo nella sensibilità dimostrata per i valori atmosferici e cromatici. All’interno del coperchio figurava, prima del restauro, un motivo rococò entro una campitura triangolare. Lo strato pittorico sottostante, quasi sicuramente risalente all’origine, mostra uno stemma araldico di formato ovale con cornice giallo-oro, losanghe bianche e azzurre all’interno e nastro violaceo all’esterno, il tutto contornato da decorazioni fl oreali. Allo stato attuale delle ricerche non è stato possibile identifi care questo emblema nobiliare, che ricorda tuttavia lo stemma Grimaldi (caratterizzato però da fusi di colore rosso); a questa famiglia appartennero, nel periodo compreso fra il XVI ed il XIX secolo, ben cinque cardinali.
Catalogo della Collezione Tagliavini (2008) Vol. I, p. 252.
Descrizione
Titolo: Spinetta all'ottava a pianta trapezoidale Silvestro Albana 1617
Numero di inventario: Collezione Tagliavini B10
Nome dell'oggetto (IT/ENG): Spinetta / Spinet
Classificazione: Strumenti a tastiera a corde pizzicate
Costruttore: Silvestro Albana
Luogo di costruzione: Roma
Data: 1617
Dimensioni: 61 x 12,7 x 65 x 37 x 8,7 cm
Ambito: 45 tasti. Do1-Do5 (estensione sonora effettiva: Do2-Do6), con prima ottava corta
Registri: 4'
Autori: Silvestro Albana - strumento; Domenichino, attr. - decorazioni pittoriche
Data di acquisizione: 1977
Restauri: laboratorio "Mastro del legno" (Arnaldo Boldrini, Renato Carnevali) - strumento (1993); Maricetta Parlatore - decorazioni pittoriche
Numero di inventario: Collezione Tagliavini B10
Nome dell'oggetto (IT/ENG): Spinetta / Spinet
Classificazione: Strumenti a tastiera a corde pizzicate
Costruttore: Silvestro Albana
Luogo di costruzione: Roma
Data: 1617
Dimensioni: 61 x 12,7 x 65 x 37 x 8,7 cm
Ambito: 45 tasti. Do1-Do5 (estensione sonora effettiva: Do2-Do6), con prima ottava corta
Registri: 4'
Autori: Silvestro Albana - strumento; Domenichino, attr. - decorazioni pittoriche
Data di acquisizione: 1977
Restauri: laboratorio "Mastro del legno" (Arnaldo Boldrini, Renato Carnevali) - strumento (1993); Maricetta Parlatore - decorazioni pittoriche
Bibliografia
"Collezione Tagliavini. Catalogo degli strumenti musicali", a cura di John Henry van der Meer e Luigi Ferdinando Tagliavini, Bononia University Press, Bologna 2008. Volume I, pp. 252-261: B10 Spinetta
Note
Esposto al Museo di San Colombano - Collezione Tagliavini