Storie di Niobe
Storie di Niobe
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M5446
Categoria:
Donazione:
Notizie storico artistiche
Datazione
Inventore
Caldara da Caravaggio Polidoro (Caravaggio, 1500 ca. - Messina ,1543)
Disegnatore
Galestruzzi Giovanni Battista (1615-1618/ 1669)
Tecnica e supporto
Acquaforte
Misure immagine (in mm)
106x270
Marche e altre note manoscritte
Sul retro, a matita:
"Giovan battista Galestruzzi, pittore e incisore (Firenze 1618-1669) da Polidoro da Caravaggio
"Giovan battista Galestruzzi, pittore e incisore (Firenze 1618-1669) da Polidoro da Caravaggio
Notizie storico critiche
Si tratta di una stampa di Galestruzzi raffigurante una parte del fregio perduto di Polidoro da Caravaggio nel registro inferiore di Palazzo Milesi a Roma. Lo stesso autore ha realizzato altre 4 tavole per completare il ciclo decorativo.
A partire dalla metà del Seicento le facciate graffite di Polidoro da Caravaggio cominciarono ad esercitare un'attrattiva molto forte per gli artisti, che avviarono numerosi progetti di riproduzione in acquaforte; progetti che a loro volta si inseriscono nel più vasto fenomeno di produzione di suite tematiche indirizzate a registrare - attraverso la stampa - testimonianze del panorama figurativo già esistente. Questo clima culturale ricevette senza dubbio impulso dalla pubblicazione di "Roma sotterranea" di Antonio Bosio del 1632.
Giovanni Battista Galestruzzi, attivo soprattutto a Roma, lavorò riproducendo antichi bassorilievi o monocromi e pitture di soggetto storico romano. L'incisore, allievo di Francesco Furini e molto probabilmente di Stefano della Bella, cominciò la sua attività nel 1654-55 e una delle sue prime opere su lastra fu la serie del “Massacro dei figli di Niobe”, eseguita nel 1656 su disegno di Polidoro da Caravaggio. Delle circa 350 opere di Galestruzzi molte riproducono i monocromi eseguiti da Polidoro per alcune facciate di palazzi, quali quelli di palazzo Ricci (pesantemente ridipinti nell'Ottocento), a causa delle intemperie o dei rifacimenti architettonici. Galestruzzi rientrò a Firenze, suo luogo nativo, nel 1664 in seguito alla morte di Stefano della Bella per terminare una lastra da lui lasciata incompiuta. Le lastre della acqueforti che riproducono affreschi di Polidoro furono realizzate nel periodo di attività romana del Galestruzzi, tra il 1654 e il 1664.
A partire dalla metà del Seicento le facciate graffite di Polidoro da Caravaggio cominciarono ad esercitare un'attrattiva molto forte per gli artisti, che avviarono numerosi progetti di riproduzione in acquaforte; progetti che a loro volta si inseriscono nel più vasto fenomeno di produzione di suite tematiche indirizzate a registrare - attraverso la stampa - testimonianze del panorama figurativo già esistente. Questo clima culturale ricevette senza dubbio impulso dalla pubblicazione di "Roma sotterranea" di Antonio Bosio del 1632.
Giovanni Battista Galestruzzi, attivo soprattutto a Roma, lavorò riproducendo antichi bassorilievi o monocromi e pitture di soggetto storico romano. L'incisore, allievo di Francesco Furini e molto probabilmente di Stefano della Bella, cominciò la sua attività nel 1654-55 e una delle sue prime opere su lastra fu la serie del “Massacro dei figli di Niobe”, eseguita nel 1656 su disegno di Polidoro da Caravaggio. Delle circa 350 opere di Galestruzzi molte riproducono i monocromi eseguiti da Polidoro per alcune facciate di palazzi, quali quelli di palazzo Ricci (pesantemente ridipinti nell'Ottocento), a causa delle intemperie o dei rifacimenti architettonici. Galestruzzi rientrò a Firenze, suo luogo nativo, nel 1664 in seguito alla morte di Stefano della Bella per terminare una lastra da lui lasciata incompiuta. Le lastre della acqueforti che riproducono affreschi di Polidoro furono realizzate nel periodo di attività romana del Galestruzzi, tra il 1654 e il 1664.
Bibliografia
Borea E., Lo specchio dell'arte italiana. Stampe in cinque secoli, Edizioni della Normale, Pisa, vol. I, 2009, pp. 250-253.