Studio per tomba Marescalchi

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Studio per tomba Marescalchi

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Inventario
F36464
Categoria:

Notizie storico artistiche

Datazione
Tecnica e supporto
penna matita su carta filigranata
Misure foglio (in mm)
200x288
Iscrizioni
in basso a destra: Gaetan Francesco Pizzoli
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Nel giugno 1977 l’ing. Zanotti donò alla Cassa di Risparmio in Bologna questo piccolo album / fascicolo contenente 14 disegni originali. Sulla copertina (cfr. immagine più sopra) aveva scritto “Certosa di Bologna? O studi? / Autori vari / Pizzoli Gaetano (2 firmati) con scala in piedi bolognesi / Arco di Trionfo di ? datato 1761 I?”.
L’ing. Zanotti era un discendente di Onofrio Zanotti (Bologna, 1787 – 1861) e, nel corso degli anni Settanta del secolo scorso, donò alla banca altri disegni (cfr. schede disegni e incisioni, busta Zanotti, ugualmente rinvenuta nel corso del riordino svolto durante il Progetto triennale 2020-2023 affidatoD. Schiavina). Onofrio Zanotti fu ornatista. Il suo apprendistato si svolse sotto la guida di Giuseppe Fancelli e di Gaetano Caponeri. Studiò all'Accademia di Belle Arti, nel 1814, fu al fianco di Antonio Basoli come collaboratore nelle numerose commissioni che questi andava eseguendo a Bologna. Tra il 1822 e il 1828 collaborò col Caponeri alla decorazione del Palazzo Arcivescovile. Successivamente fu attivo in Palazzo Salina, in palazzo Caprara, in Palazzo Spada. Tra le tante opere lasciateci in edifici privati, pubblici e religiosi bolognesi, decisamente degna di nota è la prospettiva illusionistica all’interno della Sala del Consiglio in Palazzo Malvezzi. E' citato dal Bianconi tra gli artisti attivi nel cantiere di palazzo Davia. Alla Certosa, è documentato nell'esecuzione di quattro monumenti eseguiti tra il 1815 e il 1825. Oltre a quello per Angela Arfelli, quello per Giuseppe Untersteiner (1825 ca) – perduto- per Giovanni Guidi, eseguito con Gaetano Caponeri nel 1818. Nello stesso anno intervenne per le parti dipinte della tomba Tomasoli. In questa piccola silloge, nessuno dei disegni è firmato da lui. Gli unici due cui si può far risalire la paternità certa (cfr. la firma nell’angolo inferiore destro) sono di Gaetano Francesco Pizzoli.
I restanti dieci disegni sono tutti relativi a motivi funebri. Sono di diverse dimensioni e realizzati prevalentemente a china, a matita e all’acquerello. L’interesse per tali soggetti si può comprendere con il nuovo concetto di “decoro” che si andò sviluppando all’interno della società post-rivoluzionaria nel primo e secondo Ottocento. Dopo l’abbellimento dei palazzi e delle case della nuova borghesia che andava a sostituirsi alla decadente nobiltà delle antiche classi senatorie, i ricchi committenti fecero quasi a gara per erigere ed abbellire la loro ultima dimora. L’editto di Saint Cloud (1801), infatti, proscriveva la sepoltura nelle chiese e all’interno della città e ingiungeva dovesse avvenire fuori dalle mura. Pertanto, il trecentesco convento certosino di San Girolamo fu convertito a deposito mortuario comunale e divenne un vero e proprio concentrato di opere d’arte, che richiese l’impiego di una ragguardevole quantità di mano d’opera di ogni tipo: una febbrile attività che coinvolse tutti gli artisti locali sui quali aleggiavano -ispiratori- i versi dei Sepolcri foscoliani. Proprio tali artisti illustrarono la nuova Certosa attraverso opere a stampa in folio o in piccolo formato che raccoglievano le immagini dei monumenti più significativi.
Gaetano Francesco Pizzoli collaborò come disegnatore per l’opera di Gaetano Giordani Descrizione della Certosa di Bologna ora Cimitero Comunale, Bologna, presso Giovanni Zecchi calcografo, e negoziante da stampe in via Porta nuova detta S. Martino n.o 1181, 1828 (stampato dalla tipografia Cardinali e Frulli), una sorta di guida ad uso anche dei forestieri, corredata da una pianta e da alcune prospettive e vedute del complesso monumentale.
Se per il primo si può parlare semplicemente di Studio per cappella funebre, per il secondo disponiamo di qualche indizio maggiore. Nelle scritte predisposte per la futura lapide sono infatti riportati i nomi dei defunti della famiglia committente, i Marescalchi: Maria Poli (moglie di Petronio), Petronio, Gertrude Mazzoli (moglie di Camillo), Camillo e Domenico. Da ricerche effettuate in rete, non vi è traccia di questo monumento sepolcrale. Molto probabilmente rimase alla fase progettuale. Nel cimitero comunale della Certosa di Bologna esiste infatti un altro e più tardo sepolcro Marescalchi che fu fatto realizzare nel 1874 dalla marchesa Caterina Brignole Sale maritata con Carlo Marescalchi, figlio di Ferdinando.