Tavola del Globo dall'Atlante veneto
Tavola del Globo dall'Atlante veneto
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Inventore
Coronelli Vincenzo
Disegnatore
Coronelli Vincenzo
Luogo e anno di edizione
Venezia, 1689-98
Tecnica e supporto
Acquaforte
Misure foglio (in mm)
498 x 340
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
Nato da una famiglia di modeste condizioni economiche fece l'apprendista falegname e a Ravenna fu avviato all'arte dell'intaglio, ospite del fratello mercante. Al ritorno a Venezia, nel 1665, entrò come studente nel convento dei minori di S. Nicolò della Lattuga, destino assai comune ai giovani di sveglia intelligenza e di pochi mezzi. Nel 1666, pubblicò a Venezia un almanacco, Calendario perpetuo sacro profano, che ebbe moltissime ristampe. Aggregato alla chiesa dei Frari, fu mandato dai superiori a studiare a Roma, nel collegio di S. Bonaventura. In soli tre anni si laureò in teologia A partire dal 1677 si deidicò interamente agli studi di geografia. Nel 1680 risulta essersi recato a Parma, dove costruì due globi, oggi perduti, per il duca Ranuccio Farnese. Fu poi chiamato a Parigi dove si trattenne dal 1681 al 1684; nel 1683 costruì per Luigi XIV due famosi globi di 15 piedi uno celeste e uno terrestre, conservati alla Biblioteca nazionale di Parigi, divenuti presto anche oggetto di curiosità come i globi più grandi costruiti fino ad allora.Ritornato a Venezia, fondò nel 1684 l'Accademia cosmografica degli Argonauti, la più antica fra quelle di carattere geografico, che si può piuttosto definire un'organizzazione di diffusione della produzione coronelliana.Nel 1685 il C. fu nominato cosmografo pubblico della Repubblica di Venezia, titolo col quale si fregiò in quasi tutte le sue opere e che costituì per lui motivo di particolare orgoglio, con il privilegio di stampare un grande atlante. Il materiale raccolto nel frattempo su invito del governo veneto venne ordinato e pubblicato a Venezia nel 1685 nelle Memorie istoriografiche del Regno di Morea e Negroponte e nell'edizione ridotta Conquiste della Repubblica in Dalmazia, Epiro e Morea. La raccolta del materiale per il suo atlante e la cura dell'edizione francese della Morea nel 1686 lo spinsero nuovamente in Francia, dove fu in contatto con i più famosi geografi del tempo e si dedicò ad un'intensa attività cartografica.
Istituita, anche per merito dell'Accademia degli Argonauti, l'università alle Procuratie,Coronelli vi ebbe nel 1689 la cattedra di geografia ed iniziò un periodo di straordinaria fecondità editoriale: pubblicò sotto il nome di Atlante veneto il primo volume di una raccolta di tredici opere composte nell'arco del decennio successivo, dall'Isolario (ibid, 1696-98, in due volumi) al Portolano o Specchio del mare Mediterraneo (ibid. 1698). Ma nel complesso, con le sue milleduecento tavole, di cui circa duecento carte geografiche di formato imperiale (cm 72 × 50), l'opera può ben definirsi un atlante nel senso moderno. Tale complessa pubblicazione fu anticipata dall'uscita, a Venezia nel 1689, di Isole città e fortezze più principali dell'Europa, in due tomi, con duecentoquaranta tavole e vedute. L'Atlante veneto vero e proprio, ristampato nel 1691 e nel 1695, si colloca accanto alle opere analoghe dei cartografi olandesi, ed ebbe un vasto successo anche al di fuori dell'Accademia degli Argonauti, dato che si trattava della prima opera italiana del genere.
Di sole carte è invece il Corso geografico, che uscì, come s'è detto, in diverse edizioni con numeri diversi di carte, che venivano vendute anche separatamente, al ritmo di sei carte al mese per due anni (in realtà furono incise tra il 1688 e il 1692 nell'attrezzatissima officina cartografica del convento dei Frari, dove lavoravano anche incisori stranieri). Tra le tavole più interessanti si segnalano quella dei globi dello stesso C., quella del sistema delle costellazioni zodiacali (ristampata a parte tra il 1697 e il 1700 col titolo Idea dell'Universo), con molte indicazioni astrologiche, quella del golfo di Venezia, dei dintorni di Parigi, della Cina, del Rio delle Amazzoni.
Per mettere a frutto la sua abilità cartografica nella costruzione di globi, il C. pensò di mettere in vendita una serie di fogli incisi su rame da incollare su sfere per ricavarne globi di varie misure; l'opera, relativa sia al globo terrestre sia a quello celeste, conta quarantotto carte divise in dodici fusi ed uscì a Venezia nel 1697 col titolo Libro dei globi di misure differenti, riscuotendo un vasto riconoscimento di pubblico. Nel 1696, insieme con gli ambasciatori L. Soranzo e G. Venier, partì per un viaggio in Germania, Olanda, Inghilterra, ne ricavò materiale per una vasta pubblicazione in due volumi, Viaggio d'Italia in Inghilterra, Venezia 1697, una specie di guida turistica ricca di note di viaggio. Al suo ritorno a Venezia, il C. riprese il lavoro di edizione dell'Atlante veneto con il secondo e il terzo volume della collana, intitolati Isolario, prima (Venezia 1696) e seconda parte (1697), un singolare atlante delle isole di tutto il mondo, con grandi carte e un testo di carattere storico-geografico ad "uso della navigatione" e come integrazione dell'Atlas Major di J. Blaeu, con particolare riguardo alle isole veneziane e all'Inghilterra. Significative le carte e le descrizioni dell'Australia e delle isole del Pacifico da poco scoperte.
Nella sua produzione tarda non mancano anche almanacchi e guide di vario genere, segno di una certa stanchezza intellettuale al termine di una vita infaticabile di poligrafo e di editore: la sua produzione si aggira sui centotrentasette volumi. Quasi tutti i suoi libri, i manoscritti, la sua corrispondenza, le lastre di rame per le incisioni andarono dispersi o furono venduti poco tempo dopo. Anche l'Accademia degli Argonauti non sopravvisse al suo fondatore.
Istituita, anche per merito dell'Accademia degli Argonauti, l'università alle Procuratie,Coronelli vi ebbe nel 1689 la cattedra di geografia ed iniziò un periodo di straordinaria fecondità editoriale: pubblicò sotto il nome di Atlante veneto il primo volume di una raccolta di tredici opere composte nell'arco del decennio successivo, dall'Isolario (ibid, 1696-98, in due volumi) al Portolano o Specchio del mare Mediterraneo (ibid. 1698). Ma nel complesso, con le sue milleduecento tavole, di cui circa duecento carte geografiche di formato imperiale (cm 72 × 50), l'opera può ben definirsi un atlante nel senso moderno. Tale complessa pubblicazione fu anticipata dall'uscita, a Venezia nel 1689, di Isole città e fortezze più principali dell'Europa, in due tomi, con duecentoquaranta tavole e vedute. L'Atlante veneto vero e proprio, ristampato nel 1691 e nel 1695, si colloca accanto alle opere analoghe dei cartografi olandesi, ed ebbe un vasto successo anche al di fuori dell'Accademia degli Argonauti, dato che si trattava della prima opera italiana del genere.
Di sole carte è invece il Corso geografico, che uscì, come s'è detto, in diverse edizioni con numeri diversi di carte, che venivano vendute anche separatamente, al ritmo di sei carte al mese per due anni (in realtà furono incise tra il 1688 e il 1692 nell'attrezzatissima officina cartografica del convento dei Frari, dove lavoravano anche incisori stranieri). Tra le tavole più interessanti si segnalano quella dei globi dello stesso C., quella del sistema delle costellazioni zodiacali (ristampata a parte tra il 1697 e il 1700 col titolo Idea dell'Universo), con molte indicazioni astrologiche, quella del golfo di Venezia, dei dintorni di Parigi, della Cina, del Rio delle Amazzoni.
Per mettere a frutto la sua abilità cartografica nella costruzione di globi, il C. pensò di mettere in vendita una serie di fogli incisi su rame da incollare su sfere per ricavarne globi di varie misure; l'opera, relativa sia al globo terrestre sia a quello celeste, conta quarantotto carte divise in dodici fusi ed uscì a Venezia nel 1697 col titolo Libro dei globi di misure differenti, riscuotendo un vasto riconoscimento di pubblico. Nel 1696, insieme con gli ambasciatori L. Soranzo e G. Venier, partì per un viaggio in Germania, Olanda, Inghilterra, ne ricavò materiale per una vasta pubblicazione in due volumi, Viaggio d'Italia in Inghilterra, Venezia 1697, una specie di guida turistica ricca di note di viaggio. Al suo ritorno a Venezia, il C. riprese il lavoro di edizione dell'Atlante veneto con il secondo e il terzo volume della collana, intitolati Isolario, prima (Venezia 1696) e seconda parte (1697), un singolare atlante delle isole di tutto il mondo, con grandi carte e un testo di carattere storico-geografico ad "uso della navigatione" e come integrazione dell'Atlas Major di J. Blaeu, con particolare riguardo alle isole veneziane e all'Inghilterra. Significative le carte e le descrizioni dell'Australia e delle isole del Pacifico da poco scoperte.
Nella sua produzione tarda non mancano anche almanacchi e guide di vario genere, segno di una certa stanchezza intellettuale al termine di una vita infaticabile di poligrafo e di editore: la sua produzione si aggira sui centotrentasette volumi. Quasi tutti i suoi libri, i manoscritti, la sua corrispondenza, le lastre di rame per le incisioni andarono dispersi o furono venduti poco tempo dopo. Anche l'Accademia degli Argonauti non sopravvisse al suo fondatore.