Venere e satiro con due amorini , "La baccante"

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Venere e satiro con due amorini , "La baccante"

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Inventario
4800
Categoria:

Notizie storico artistiche

Inventore
Carracci Annibale (Bologna 1560- Roma 1609)
Disegnatore
Pistolesi Saverio
Tecnica e supporto
bulino
Misure foglio (in mm)
193 x 261
Misure battuta (in mm)
158 x 222
Misure immagine (in mm)
126 x 164
Iscrizioni incise
sul recto CRB 4800 sul verso Marca della Cassa di Risparmio di Bologna con all'interno il n. 345 Ca cancellato
Notizie storico critiche
Il dipinto Venere e Satiro con due amorini, oggi conservato agli Uffizi, proviene dalla famiglia Bolognetti e fu acquistato nel 1620 per le raccolte granducali, dove già il Malvasia lo descrive nel 1678, e dove rimase esposto regolarmente, anche se per un breve lasso di tempo. Nel corso del XVIII secolo venne coperto da una tela con un soggetto moraleggiante dipinta da Carlo Sacconi per nascondere una composizione dall'erotismo così esibito. La tela di Sacconi venne rimossa solo nel 1812. Il dipinto ha in realtà tutt'altro significato allegorico e rappresenterebbe, secondo quanto analizzato da Barry Wind (B. Wind, Annibale Carracci's Venus Satyr and Two cupidsreconsidered, in "Storia dell'Arte", 1984, pp.127 - 130), una Venere celeste, i cui attributi sono le perle alle orecchie, emblema di castità e virtù, i capelli biondi e le margherite in primissimo piano, attributi di Venere ma anche di dolce innocenza. Venere starebbe cercando, con l'aiuto di un cupido in volo, di proteggere le proprie nudità dal Satiro e dall'altro putto. Il soggetto simboleggerebbe dunque il consueto contrasto tra amore sacro e amore profano, castità e sensualità. Tema che, se i Bolognetti furono anche committenti dell'opera, ben si addice a una famiglia amica del Paleotti e con diversi membri appartenenti alla Chiesa. L'opera è databile al 1589-90 circa, in prossimità degli affreschi di Palazzo Magnani, ovvero negli anni della prima maturità bolognese di Annibale, fortemente influenzata dalla pittura lagunare. Il dipinto è comunque da mettere in relazione per analogie tematiche con l'incisione del 1592 Venere dormiente insidiata da un satiro. La tela ebbe immediato successo e numerose furono le copie pittoriche tra cui ricordiamo quelle di: Firenze, Galleria Palatina; Madrid, Prado; Napoli, Capodimonte; Norfolk, The Chrysler Museum, quest'ultima copia probabilmente eseguita da Annibale stesso. La stampa non menzionata nei repertori, appare identica, eccetto che per piccole differenze sullo sfondo, a quella incisa da Giovanni Paolo Lasinio (Firenze 1789 - 1855) tratta dalla copia dipinta di Capodimonte, oggi in deposito a Montecitorio, ed inserita nel volume E. Pistolesi, Real Museo Borbonico descritto e illustrato da Erasamo Pisolesi, VIII, Napoli 1832, tav. XLVII.. Si può forse ipotizzare che Pistolesi copiasse l'incisione da quella di Lasinio per questa pubblicazione francese, in cui viene peraltro erroneamente scritto che la tela era a Firenze, mentre l'incisione copia di quella di Capodimonte. COPIE: 1. Anonimo italiano secolo XVII. Acquaforte in controparte (Roma) 2. Louis Pauquet, Jean Baptiste Wicar (Parigi 1759 - 1924 ca.), stampa inserita nel volume Galerie de Florence..., Parigi 1789) 3. G. Paolo Lasinio (Firenze 1789 - 1855). Incisione al tratto, Lasinio eseguì anche una incisione al tratto dalla copia di Napoli Capodimonte. 4. Carlo Raimondi (Albinea 1809 - Parma 1883) 5. Anonimo. Incisione al tratto (in Rosini, Storia della pittura italiana, 1846. VI, parte 1, n.14) la copia della Palatina di Firenze è stata incisa come originale da A. Marchi nel volume di L. Bardi, L'Imperiale e Reale Galleria Pitti, vol III, 1840. *6. Saverio Pistolesi, incisione al tratto, qui repertoriata per la prima volta (FCRB 4800)
Soggetto o iconografia
Venere voltata di schiena è distesa su un letto, di frone a lei un satiro con una coppa di frutta in mano e due putti
Bibliografia
inedita