Bertoldino cova le uova
Bertoldino cova le uova
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Datazione
Tecnica e supporto
Olio su tela
Misure (in cm)
69x93,5; con cornice: 80x105x3,5
Notizie storico critiche
Forma un dittico con l'inventario n. F32096. I soggetti sono tratti dall’opera del cantimbanco bolognese Giulio Cesare Croce, Le piacevoli, e ridicolose semplicità di Bertoldino, figliuolo del già astuto, e accorto Bertoldo edita a Venezia nel 1610.
Di Bertoldino, figlio sciocco di Bertoldo e della protettiva Marcolfa, il primo episodio illustra la dissipazione del tesoretto donato dal re. Bertoldino fraintende il gracidare delle rane e scaglia contro di loro, per farle tacere, una manciata di cento scudi; in un crescendo di collera lancia altre monete finché, in preda alla furia, getta nella peschiera lo stesso cofanetto, ottenendo solo la disperazione della madre.
L’altro dipinto visualizza un’ulteriore balordaggine. Tornato a casa, lo stolto Bertodino “vede l’oca, che se ne stava in un cesto grande a covar l’ova, la fece levar su, e esso entrato nel detto cesto in atto di covare, e alla prima ruppe tutte l’ova…”.
In entrambi i dipinti la figura di Bertoldino ricalca invenzioni di Giuseppe Maria Crespi (Roma, collezione Doria Pamphilj), divulgate dalle incisioni da questi realizzate in collaborazione con l’allievo Ludovico Mattioli.
I due dipinti, assieme ad un terzo che rappresenta Bertoldino che casca in una peschiera (già appartenuto a un collezionista provato di Montebelluna (provincia di Treviso), ha permesso Angelo Mazza di identificarli verosimilmente con le tre tele menzionate da Marcello Oretti verso il 1750 (Oretti, sec.XVIII, B129, P.610), nella piccola raccolta di Casa Tondelli situata vicino alle rovine di Palazzo Bentivoglio.
Di Bertoldino, figlio sciocco di Bertoldo e della protettiva Marcolfa, il primo episodio illustra la dissipazione del tesoretto donato dal re. Bertoldino fraintende il gracidare delle rane e scaglia contro di loro, per farle tacere, una manciata di cento scudi; in un crescendo di collera lancia altre monete finché, in preda alla furia, getta nella peschiera lo stesso cofanetto, ottenendo solo la disperazione della madre.
L’altro dipinto visualizza un’ulteriore balordaggine. Tornato a casa, lo stolto Bertodino “vede l’oca, che se ne stava in un cesto grande a covar l’ova, la fece levar su, e esso entrato nel detto cesto in atto di covare, e alla prima ruppe tutte l’ova…”.
In entrambi i dipinti la figura di Bertoldino ricalca invenzioni di Giuseppe Maria Crespi (Roma, collezione Doria Pamphilj), divulgate dalle incisioni da questi realizzate in collaborazione con l’allievo Ludovico Mattioli.
I due dipinti, assieme ad un terzo che rappresenta Bertoldino che casca in una peschiera (già appartenuto a un collezionista provato di Montebelluna (provincia di Treviso), ha permesso Angelo Mazza di identificarli verosimilmente con le tre tele menzionate da Marcello Oretti verso il 1750 (Oretti, sec.XVIII, B129, P.610), nella piccola raccolta di Casa Tondelli situata vicino alle rovine di Palazzo Bentivoglio.
Soggetto o iconografia
Al centro di un'aia sta un ragazzino, Bertoldino, seduto sopra delle uova ormai rotte. Tiene in mano un bastone con cui allontana delle galline, rivolgendo loro il gesto di fare silenzio. A destra e a sinistra una contadina e un contadino.
Bibliografia
A. Mazza, Felsina sempre pittrice - Acquisizioni d'arte e donazioni per la storia di Bologna (2014-2016), Bologna 2016, pp. 114-121 (con bibl. prec.); A. Mazza in Bologne au siècle des Lumières. Art et science, entre réalité et Théatre, Milano 2024, pp.230-231;
Mostre
Felsina sempre pittrice (Bologna, 2016); Bologne au siècle des Lumières. Art et science, entre réalité et Théatre (Ajaccio, 2024);
Note
Esposto al Museo della Storia di Bologna a Palazzo Pepoli.