Composizione informale
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Genera il pdfNotizie storico artistiche
Datazione
Firma
Firmato in basso a destra
Tecnica e supporto
Olio su tela
Misure (in cm)
56x44
Iscrizioni
Colorni
Fondo/Raggruppamento
Notizie storico critiche
La famiglia è benestante, a Rovigo ha una fabbrica di colori e di piastre metalliche. Lui ha studiato pittura a Bologna, poi ha conosciuto un’altoatesina di madrelingua tedesca, si è innamorato e l’ha sposata. Sopraggiunte le leggi razziali, nel 1938, la moglie, ariana, non l'ha abbandonato, anzi, ha collaborato nel cercare di ottenere per lui un provvedimento di arianizzazione o almeno di discriminazione. Sembra con successo: nella lista redatta dai carabinieri di Padova, Gina Modena Colorni, figlia di matrimonio misto, con il figlio Ausonio, compaiono tra i non appartenenti alla razza ebraica, perché ariani. Tuttavia, dopo l'otto settembre 1943, Ausonio Colorni, abbandona la natia Rovigo. La sua presenza ingiustificata di giovane non militare si noterebbe.
A Pesaro si fa accogliere in un convento cappuccino. Sua zia va a S. Martino di Vanezze. Mamma Gina Modena Colorni resta. Non si nasconde. Vuole poter avere notizie di Ausonio suo unico figlio. Lui passa un anno e mezzo nel convento di Pesaro fino al momento in cui arrivano le Armate alleate e liberano la zona. Finalmente libero di muoversi, dopo un così lungo periodo d’isolamento in clandestinità, Ausonio, insieme a un altro rifugiato, si prende la libertà di uscire dal convento con il saio abituale e andare in osteria a festeggiare la liberazione. La mattina dopo la Military Police riporta al convento due cappuccini ubriachi, ritrovati riversi per la strada. Poco dopo è liberata anche Rovigo e Ausonio Colorni può tornare nella sua città. Una triste sorpresa lo aspetta. Sua moglie, dopo che lui è entrato in clandestinità, ha trovato lavoro da interprete presso il comando di polizia germanico.
Sua madre ebrea, Luigia Modena detta Gina coniugata Colorni è stata arrestata nel luglio 1944, e poi
deportata ad Auschwitz da dove non è tornata.
Sono stati pure catturati dei Partigiani di Rovigo. Si sospetta la moglie di Ausonio. Ha fatto la spia? Alcuni partigiani la cercano in Sudtirolo. Non la trovano. È andata in Austria. Ausonio Colorni non la cerca. Torna a Bologna, irriconoscibile, per chi lo conosceva. Il 16 aprile 1956 è dichiarato lo stato di morte presunta della signora Luigia Gina Modena, vedova Colorni, tutti i beni immobili della famiglia Modena, sequestrati e trasferiti allo Stato al momento dell’arresto e deportazione di Luigia Modena, sono restituiti al figlio, perché la legittima erede non ha più fatto ritorno a casa.
notizie tratte da: Lucio Pardo - Carolina Delburgo, Barbarie sotto le due torri. Leggi razziali e Shoah a Bologna, Bologna 2018.
A Pesaro si fa accogliere in un convento cappuccino. Sua zia va a S. Martino di Vanezze. Mamma Gina Modena Colorni resta. Non si nasconde. Vuole poter avere notizie di Ausonio suo unico figlio. Lui passa un anno e mezzo nel convento di Pesaro fino al momento in cui arrivano le Armate alleate e liberano la zona. Finalmente libero di muoversi, dopo un così lungo periodo d’isolamento in clandestinità, Ausonio, insieme a un altro rifugiato, si prende la libertà di uscire dal convento con il saio abituale e andare in osteria a festeggiare la liberazione. La mattina dopo la Military Police riporta al convento due cappuccini ubriachi, ritrovati riversi per la strada. Poco dopo è liberata anche Rovigo e Ausonio Colorni può tornare nella sua città. Una triste sorpresa lo aspetta. Sua moglie, dopo che lui è entrato in clandestinità, ha trovato lavoro da interprete presso il comando di polizia germanico.
Sua madre ebrea, Luigia Modena detta Gina coniugata Colorni è stata arrestata nel luglio 1944, e poi
deportata ad Auschwitz da dove non è tornata.
Sono stati pure catturati dei Partigiani di Rovigo. Si sospetta la moglie di Ausonio. Ha fatto la spia? Alcuni partigiani la cercano in Sudtirolo. Non la trovano. È andata in Austria. Ausonio Colorni non la cerca. Torna a Bologna, irriconoscibile, per chi lo conosceva. Il 16 aprile 1956 è dichiarato lo stato di morte presunta della signora Luigia Gina Modena, vedova Colorni, tutti i beni immobili della famiglia Modena, sequestrati e trasferiti allo Stato al momento dell’arresto e deportazione di Luigia Modena, sono restituiti al figlio, perché la legittima erede non ha più fatto ritorno a casa.
notizie tratte da: Lucio Pardo - Carolina Delburgo, Barbarie sotto le due torri. Leggi razziali e Shoah a Bologna, Bologna 2018.