Graduale de tempore (estivo 8)
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Graduale de tempore (estivo 8)
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Misc. spec. D.001
Autore
Parola chiave:
Notizie storico artistiche
Luogo
[Spagna?]
Supporto
membranaceo
Legatura
legatura antica con piatti lignei, dorso in pelle e fermaglio metallico
Consistenza
160 carte
Misure
630x400 mm
Fondo/Raggruppamento
Descrizione
Membr.; 160 cc. Cartulazione originale al margine sup. est. del r di ogni carta ([I]-CLXIIII), ad eccezione della prima c., non numerata, e della seconda e terza c. (di restauro e cartacee, in sostituzione di due carte che risultano tagliate) completamente bianche. La cartulazione delle cc. 23, 24, 25, 31 e 116, è in numeri arabi e in inchiostro nero; in numeri romani e in inchiostro rosso nel resto del manoscritto.
Fascicoli: 19 quaterni ([I]-VIII; IX-XVI; XVII-24; 25-XXXII; XXXIII-XL; XLI-XLVIII; XLIX-LVI; LVII-LXIIII; LXV-LXXII; LXXIII-LXXX; LXXXI-LXXXVIII; LXXXIX-XCVI; XCVII-CIIII; CV-CXII; CXIII-CXX; CXXI-CXXVIII; CXXIX-CXXXVI; CXXXVII-CXLIIII; CXLV-CLII) e 1 quaterno (CLIII-CLVIII) mancante delle ultime due carte che risultano tagliate. Concludono il manoscritto una carta gravemente mutila per la quale non è possibile leggere la cartulazione e una carta numerata con CLXIIII. Ogni fascicolo si conclude con il richiamo alla prima carta del fascicolo successivo vergato in inchiostro nero e inserito tra due trattini decorativi (corredati da una stellina a c. XLv). Il richiamo è assente a c. 24v. Le cc. 23, 24, 25, 31, 116 e CLXIIII sono state aggiunte in un secondo momento e, ad esclusione dell’ultima, sostituiscono altrettante carte eliminate.
Rigatura a secco con doppia linea verticale ai lati. Specchio: mm 457 x 260.
Scrittura gotica rotondeggiante in inchiostro nero con titoli e rubriche in rosso. Bianche la seconda e la terza c. Nelle cc. 23, 24, 25, 31 e 116, scrittura rotonda in inchiostro nero con rubriche in rosso. A c. CLXIIII scrittura umanistica in inchiostro nero. In tutti i casi il testo è disposto a piena pagina.
Decorazione: iniziali in rosso o in blu finemente filigranate rispettivamente in blu o in rosso. In corrispondenza con il primo introito di ogni giornata celebrata si presentano raffinate iniziali colorate in rosso e in blu, inscritte in campo rettangolare o quadrato, riempito con motivi geometrici, spirali e foglie in rosso e blu. Due grandi capilettera decorati per gli introiti di Pentecoste e del Corpus Domini: il primo (c. Iv) in inchiostro blu il cui corpo, costituito da intrecci geometrici, è inscritto in campo quadrato ornato da elementi decorativi a risparmio; il secondo (c. XXXIIIv) è colorato in rosso e blu in campo quadrato con campitura decorata con motivi geometrici e foglie in inchiostro rosso e blu ottenuti a risparmio. I versetti sono introdotti da iniziali calligrafiche nere a groppi lumeggiate di giallo.
Notazione quadrata nera su pentagramma rosso con chiavi di C, F, usate anche contestualmente, e custos; barre di divi¬sione per separare gli incisi musicali; 5 o 6 righi per p.; presenza di valori mensurali nelle cc. 23v-25v e nella c. CLXIIII; presenza del diesis in corrispondenza del Do e del bemolle in corrispondenza del Si nelle cc. 23v-25v.
Legatura in piena pelle marrone con rivestimento in metallo inchiodato a rinforzo dei bordi esterni; un listello è inchiodato verticalmente a rinforzo del piatto anteriore Ivi traccia del fermaglio metallico staccato e conservato a parte. Resto di una etichetta cartacea inchiodata sul piatto anteriore non più leggibile. Sul piatto posteriore aggancio del fermaglio con serratura.
Stato di conservazione: copertina in pessimo stato e restaurata in tempi recenti. Del piatto posteriore e del dorso restano pochi brandelli. Le cc. sono in ottimo stato; la cc. IIII, XIII, LIIII sono tagliate in senso latitudinale al margine inferiore; gravemente mutila sola la penultima c.; molto deteriorata la c. aggiunta CLXIIII.
Questo graduale di grandi dimensioni, mutilo nella parte finale, conserva i canti del Proprio del tempo dalla domenica di Pentecoste alla XXIII domenica dopo Pentecoste (comprende l’ottava di Pentecoste, la domenica della SS. Trinità, il Corpus Domini). Le cc. 23v-25v, aggiunte probabilmente nel sec. XVIII, riportano la sequenza di Pentecoste Veni Sancte Spiritus, mentre la c. aggiunta CLXIIII riporta Divinum mysterium, tropo al Sanctus, entrambi in notazione mensurale. Lungo tutto il manoscritto si rilevano numerosi interventi realizzati al fine di uniformare la serie dei canti contenuta al suo interno con quella del Messale Romano emanato da Pio V nel 1570 in attuazione delle norme promulgate dal Concilio di Trento. Tali interventi, pertanto, collocano il graduale in un’epoca anteriore a quella data e ne svelano un uso prolungato nel tempo. In particolare si possono notare rubriche interlineari aggiunte secondariamente che inseriscono alcuni canti sotto forma di richiami; si rilevano inoltre interi brani barrati (come per esempio il versetto alleluiatico Spiritus domini replevit nella feria 5 dopo Pentecoste) nonché numerose raschiature al testo con conseguenti sovrascritture della parte erasa. In questi ultimi casi il canto sovrascritto è talvolta affiancato da un’annotazione marginale in scrittura corsiva che ne riporta l’incipit, annotazione inserita con molta probabilità in sede di revisione del graduale e in previsione degli interventi al testo per indicare il luogo in cui sovrascrivere il nuovo canto. È inoltre interessante notare che quasi tutti i versetti alleluiatici dell’ottava di Pentecoste e delle domeniche dopo Pentecoste sono stati erasi e sostituiti con quelli del Messale Romano. A questo proposto si può in parte ricostruire la serie originale dei versetti alleluiatici dell’intera ottava di Pentecoste, in quanto prevedeva due versetti per ogni giornata di cui il primo, Emitte spiritus, sempre indicato sotto forma di richiamo e in seguito sistematicamente eliminato dal manoscritto per adattarlo al modello ufficiale del 1570. La conformità quasi totale della serie dei canti con il modello ufficiale di Pio V che deriva da questi interventi al testo, unitamente alla totale assenza di note storiche o di possesso, nonché di antiche segnature, rendono difficoltosa l’identificazione dell’origine o del luogo di provenienza di questo manoscritto. Tuttavia la fattura del manoscritto, la tipologia della scrittura, delle decorazioni e della notazione musicale, considerate nel loro insieme, richiamano alcuni manoscritti di origine spagnola di fine XV - XVI secolo presenti nella Biblioteca musicale L. Feininger di Trento. Uno spunto per l’identificazione della tradizione liturgica è fornito dall’ufficio del sabato delle Quattro Tempora di settembre che, nel suo aspetto originale, ricalcava perfettamente quello riportato dal noto graduale aquitano di Tolosa del sec. XI (Londra, British Library, Harl. 4951) salvo poi essere stato adattato al Messale Romano tramite alcune rubriche aggiunte in un momento successivo. La connessione con l’ambiente aquitano può essere confermata dalla presenza nella stessa giornata dell’inno Omnipotentem semper (indicato come tropo), ampiamente documentato nei manoscritti di fine XI – inizio XII secolo in notazione aquitana, ma assente nel Messale Romano. Questo inno tradisce una certa arcaicità dell’ufficio conservato e rivela la sopravvivenza di tradizioni liturgiche aquitane nella Spagna dei secoli XV e XVI, tradizioni scomparse già da secoli nelle zone di origine della Francia meridionale. Questa circostanza è ben documentata ancora una volta dai codici spagnoli della Biblioteca Feininger, in special modo dai manoscritti FC 89, FC 90, FC 91, FC 92, FC 101 e FC 102. In particolare il graduale FC 92 conserva i doppi versetti alleluiatici tipici dei codici in notazione aquitana del periodo dopo Pentecoste nonché lo stesso inno Omnipotentem semper all’interno del sabato della Quattro Tempora di settembre.
(Scheda di Milena Basili).
Fascicoli: 19 quaterni ([I]-VIII; IX-XVI; XVII-24; 25-XXXII; XXXIII-XL; XLI-XLVIII; XLIX-LVI; LVII-LXIIII; LXV-LXXII; LXXIII-LXXX; LXXXI-LXXXVIII; LXXXIX-XCVI; XCVII-CIIII; CV-CXII; CXIII-CXX; CXXI-CXXVIII; CXXIX-CXXXVI; CXXXVII-CXLIIII; CXLV-CLII) e 1 quaterno (CLIII-CLVIII) mancante delle ultime due carte che risultano tagliate. Concludono il manoscritto una carta gravemente mutila per la quale non è possibile leggere la cartulazione e una carta numerata con CLXIIII. Ogni fascicolo si conclude con il richiamo alla prima carta del fascicolo successivo vergato in inchiostro nero e inserito tra due trattini decorativi (corredati da una stellina a c. XLv). Il richiamo è assente a c. 24v. Le cc. 23, 24, 25, 31, 116 e CLXIIII sono state aggiunte in un secondo momento e, ad esclusione dell’ultima, sostituiscono altrettante carte eliminate.
Rigatura a secco con doppia linea verticale ai lati. Specchio: mm 457 x 260.
Scrittura gotica rotondeggiante in inchiostro nero con titoli e rubriche in rosso. Bianche la seconda e la terza c. Nelle cc. 23, 24, 25, 31 e 116, scrittura rotonda in inchiostro nero con rubriche in rosso. A c. CLXIIII scrittura umanistica in inchiostro nero. In tutti i casi il testo è disposto a piena pagina.
Decorazione: iniziali in rosso o in blu finemente filigranate rispettivamente in blu o in rosso. In corrispondenza con il primo introito di ogni giornata celebrata si presentano raffinate iniziali colorate in rosso e in blu, inscritte in campo rettangolare o quadrato, riempito con motivi geometrici, spirali e foglie in rosso e blu. Due grandi capilettera decorati per gli introiti di Pentecoste e del Corpus Domini: il primo (c. Iv) in inchiostro blu il cui corpo, costituito da intrecci geometrici, è inscritto in campo quadrato ornato da elementi decorativi a risparmio; il secondo (c. XXXIIIv) è colorato in rosso e blu in campo quadrato con campitura decorata con motivi geometrici e foglie in inchiostro rosso e blu ottenuti a risparmio. I versetti sono introdotti da iniziali calligrafiche nere a groppi lumeggiate di giallo.
Notazione quadrata nera su pentagramma rosso con chiavi di C, F, usate anche contestualmente, e custos; barre di divi¬sione per separare gli incisi musicali; 5 o 6 righi per p.; presenza di valori mensurali nelle cc. 23v-25v e nella c. CLXIIII; presenza del diesis in corrispondenza del Do e del bemolle in corrispondenza del Si nelle cc. 23v-25v.
Legatura in piena pelle marrone con rivestimento in metallo inchiodato a rinforzo dei bordi esterni; un listello è inchiodato verticalmente a rinforzo del piatto anteriore Ivi traccia del fermaglio metallico staccato e conservato a parte. Resto di una etichetta cartacea inchiodata sul piatto anteriore non più leggibile. Sul piatto posteriore aggancio del fermaglio con serratura.
Stato di conservazione: copertina in pessimo stato e restaurata in tempi recenti. Del piatto posteriore e del dorso restano pochi brandelli. Le cc. sono in ottimo stato; la cc. IIII, XIII, LIIII sono tagliate in senso latitudinale al margine inferiore; gravemente mutila sola la penultima c.; molto deteriorata la c. aggiunta CLXIIII.
Questo graduale di grandi dimensioni, mutilo nella parte finale, conserva i canti del Proprio del tempo dalla domenica di Pentecoste alla XXIII domenica dopo Pentecoste (comprende l’ottava di Pentecoste, la domenica della SS. Trinità, il Corpus Domini). Le cc. 23v-25v, aggiunte probabilmente nel sec. XVIII, riportano la sequenza di Pentecoste Veni Sancte Spiritus, mentre la c. aggiunta CLXIIII riporta Divinum mysterium, tropo al Sanctus, entrambi in notazione mensurale. Lungo tutto il manoscritto si rilevano numerosi interventi realizzati al fine di uniformare la serie dei canti contenuta al suo interno con quella del Messale Romano emanato da Pio V nel 1570 in attuazione delle norme promulgate dal Concilio di Trento. Tali interventi, pertanto, collocano il graduale in un’epoca anteriore a quella data e ne svelano un uso prolungato nel tempo. In particolare si possono notare rubriche interlineari aggiunte secondariamente che inseriscono alcuni canti sotto forma di richiami; si rilevano inoltre interi brani barrati (come per esempio il versetto alleluiatico Spiritus domini replevit nella feria 5 dopo Pentecoste) nonché numerose raschiature al testo con conseguenti sovrascritture della parte erasa. In questi ultimi casi il canto sovrascritto è talvolta affiancato da un’annotazione marginale in scrittura corsiva che ne riporta l’incipit, annotazione inserita con molta probabilità in sede di revisione del graduale e in previsione degli interventi al testo per indicare il luogo in cui sovrascrivere il nuovo canto. È inoltre interessante notare che quasi tutti i versetti alleluiatici dell’ottava di Pentecoste e delle domeniche dopo Pentecoste sono stati erasi e sostituiti con quelli del Messale Romano. A questo proposto si può in parte ricostruire la serie originale dei versetti alleluiatici dell’intera ottava di Pentecoste, in quanto prevedeva due versetti per ogni giornata di cui il primo, Emitte spiritus, sempre indicato sotto forma di richiamo e in seguito sistematicamente eliminato dal manoscritto per adattarlo al modello ufficiale del 1570. La conformità quasi totale della serie dei canti con il modello ufficiale di Pio V che deriva da questi interventi al testo, unitamente alla totale assenza di note storiche o di possesso, nonché di antiche segnature, rendono difficoltosa l’identificazione dell’origine o del luogo di provenienza di questo manoscritto. Tuttavia la fattura del manoscritto, la tipologia della scrittura, delle decorazioni e della notazione musicale, considerate nel loro insieme, richiamano alcuni manoscritti di origine spagnola di fine XV - XVI secolo presenti nella Biblioteca musicale L. Feininger di Trento. Uno spunto per l’identificazione della tradizione liturgica è fornito dall’ufficio del sabato delle Quattro Tempora di settembre che, nel suo aspetto originale, ricalcava perfettamente quello riportato dal noto graduale aquitano di Tolosa del sec. XI (Londra, British Library, Harl. 4951) salvo poi essere stato adattato al Messale Romano tramite alcune rubriche aggiunte in un momento successivo. La connessione con l’ambiente aquitano può essere confermata dalla presenza nella stessa giornata dell’inno Omnipotentem semper (indicato come tropo), ampiamente documentato nei manoscritti di fine XI – inizio XII secolo in notazione aquitana, ma assente nel Messale Romano. Questo inno tradisce una certa arcaicità dell’ufficio conservato e rivela la sopravvivenza di tradizioni liturgiche aquitane nella Spagna dei secoli XV e XVI, tradizioni scomparse già da secoli nelle zone di origine della Francia meridionale. Questa circostanza è ben documentata ancora una volta dai codici spagnoli della Biblioteca Feininger, in special modo dai manoscritti FC 89, FC 90, FC 91, FC 92, FC 101 e FC 102. In particolare il graduale FC 92 conserva i doppi versetti alleluiatici tipici dei codici in notazione aquitana del periodo dopo Pentecoste nonché lo stesso inno Omnipotentem semper all’interno del sabato della Quattro Tempora di settembre.
(Scheda di Milena Basili).
Bibliografia
Bibliografia: CESARINO RUINI, I manoscritti liturgici della Biblioteca musicale L. Feininger presso il Castello del Buonconsiglio di Trento, 2 voll, Trento, 1998 (Patrimonio storico e artistico del Trentino, 21); CESARINO RUINI, I manoscritti liturgici della Biblioteca musicale Laurence Feininger, in Il canto piano nell'era della stampa, atti del Convegno internazionale di studi sul canto liturgico nei secoli XV-XVIII, a cura di Giulio Cattin, Danilo Curti, Marco Gozzi, Trento, Castello del Buonconsiglio, Venezia, Fondazione Ugo e Olga Levi, 9-11 ottobre 1998, pp. 133-139 : 139.
Note
dono nel 2019 di Paola Martelli;
in descrizione, scheda scientifica di Milena Basili; restaurato da Roberta Stanzani nel gennaio 2015
in descrizione, scheda scientifica di Milena Basili; restaurato da Roberta Stanzani nel gennaio 2015
Collocazione
Possessore/Provenienza