La palazzina Majani
La palazzina Majani
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F35770
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Notizie storico artistiche
Tecnica e supporto
china e acquerelli su carta
Misure foglio (in mm)
305x230
Notizie storico critiche
Pittrice non professionista, Lucchese è stata un'attenta osservatrice di luoghi noti e meno noti della città di Bologna. Tra questi luoghi prediletti figurano peraltro Casa Saraceni e il grande palazzo della Cassa di Risparmio in Bologna, progettato da Giuseppe Mengoni. Tutti i disegni sono caratterizzati da una speciale abilità tecnica nella resa dell’acquerello. Tra gli estimatori di Carla Lucchese si ricordano Wolfango, Eugenio Riccòmini e Antonio Faeti.
Antonia Lucchese, nata a Padova il 21 Maggio 1946, è vissuta a Venezia per 18 anni, dove ha conseguito la maturità classica. Si è successivamente trasferita a Bologna dove, dopo essersi laureata in Lettere e Filosofia e, successivamente, in Psicologia, ha insegnato Psicologia per oltre trenta anni. La passione per l’arte in genere è sempre stata al centro dei suoi interessi; al termine del suo periodo lavorativo ha potuto dedicarsi maggiormente alla sua innata vena pittorica, frequentando l’accademia d’Arte di Bologna, dove si è specializzata nella tecnica dell’acquarello. Antonia ha saputo interpretare questa tecnica esaltandone le caratteristiche in una visione dai tratti moderni ed originali. Lo possiamo constatare negli acquarelli di Bologna che spaziano dai luoghi ufficiali a quelli più moderni, con un tocco che comprende l'atmosfera aristocratica e quella popolare.
Veneziana d'origine, ha rivissuto la nostalgia della città natale, attraverso gli acquarelli dedicati alla città della sua infanzia e adolescenza. La pittrice parte dalla realtà, che può essere quella di una fotografia e la trasfigura nell’intenso espressionismo della sua tecnica ad acquerello. La realtà così diviene una totale vibrazione pittorica dai connotati decisamente esistenziali, frutto di un esercizio di pura percezione da parte dell’artista.
Molti sono anche i volti di persone a lei care che Antonia ritrae con una intensità artistica, che assomiglia solo ad Antonia. Come nelle vedute e nei paesaggi anche nello studio del volto umano Antonia parte dalla realtà e dalla registrazione dei dati sensibili, ma esercita l’azione indagatrice della luce apportata dal colore diluito dell’acquerello. Le scelte cromatiche oltrepassano il dato sensibile per acquisire, piuttosto, una valenza emozionale e spirituale.
La sua numerosa produzione è stata oggetto di diverse mostre accompagnate da valutazioni incoraggianti da parte di diversi autorevoli critici d’arte.
Hanno commentato il suo lavoro critici illustri, come Eugenio Riccomini e Antonio Faeti. Tra i suoi estimatori c'è anche il maestro Wolfango, secondo cui l'acquerello è la più difficile delle tecniche. Diceva Wolf: "Lei sa come domare l'acqua, che, di suo, scapperebbe da tutte le parti".
Ha illustrato tre libri.
Voleva così tanto bene a Bologna, da dedicarle il suo primo libro, ‘Bologna da scoprire’, (BUP ed.) cui sono seguiti ‘Bologna in piazza’, (Perdisa ed.) assieme a Tiziana Roversi e Matteo Marchesini e ‘Storia di Amalia’, (Pendragon ed.).
Si può dire che un’artista non ci lascia mai; la sua vita e la sua anima vivono nella sua opera, più forte di qualsiasi sorte contraria.
Antonia Lucchese, nata a Padova il 21 Maggio 1946, è vissuta a Venezia per 18 anni, dove ha conseguito la maturità classica. Si è successivamente trasferita a Bologna dove, dopo essersi laureata in Lettere e Filosofia e, successivamente, in Psicologia, ha insegnato Psicologia per oltre trenta anni. La passione per l’arte in genere è sempre stata al centro dei suoi interessi; al termine del suo periodo lavorativo ha potuto dedicarsi maggiormente alla sua innata vena pittorica, frequentando l’accademia d’Arte di Bologna, dove si è specializzata nella tecnica dell’acquarello. Antonia ha saputo interpretare questa tecnica esaltandone le caratteristiche in una visione dai tratti moderni ed originali. Lo possiamo constatare negli acquarelli di Bologna che spaziano dai luoghi ufficiali a quelli più moderni, con un tocco che comprende l'atmosfera aristocratica e quella popolare.
Veneziana d'origine, ha rivissuto la nostalgia della città natale, attraverso gli acquarelli dedicati alla città della sua infanzia e adolescenza. La pittrice parte dalla realtà, che può essere quella di una fotografia e la trasfigura nell’intenso espressionismo della sua tecnica ad acquerello. La realtà così diviene una totale vibrazione pittorica dai connotati decisamente esistenziali, frutto di un esercizio di pura percezione da parte dell’artista.
Molti sono anche i volti di persone a lei care che Antonia ritrae con una intensità artistica, che assomiglia solo ad Antonia. Come nelle vedute e nei paesaggi anche nello studio del volto umano Antonia parte dalla realtà e dalla registrazione dei dati sensibili, ma esercita l’azione indagatrice della luce apportata dal colore diluito dell’acquerello. Le scelte cromatiche oltrepassano il dato sensibile per acquisire, piuttosto, una valenza emozionale e spirituale.
La sua numerosa produzione è stata oggetto di diverse mostre accompagnate da valutazioni incoraggianti da parte di diversi autorevoli critici d’arte.
Hanno commentato il suo lavoro critici illustri, come Eugenio Riccomini e Antonio Faeti. Tra i suoi estimatori c'è anche il maestro Wolfango, secondo cui l'acquerello è la più difficile delle tecniche. Diceva Wolf: "Lei sa come domare l'acqua, che, di suo, scapperebbe da tutte le parti".
Ha illustrato tre libri.
Voleva così tanto bene a Bologna, da dedicarle il suo primo libro, ‘Bologna da scoprire’, (BUP ed.) cui sono seguiti ‘Bologna in piazza’, (Perdisa ed.) assieme a Tiziana Roversi e Matteo Marchesini e ‘Storia di Amalia’, (Pendragon ed.).
Si può dire che un’artista non ci lascia mai; la sua vita e la sua anima vivono nella sua opera, più forte di qualsiasi sorte contraria.