Donazione
Pervenuta alla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna nel 2022 per volontà di Giovanni Barducci, nipote dell'artista, la donazione comprende venti dipinti che illustrano la produzione di Maria Petroni (Modena 1921 - Bologna 1977), realizzati in un arco di tempo che va dagli anni dell’immediato dopoguerra agli anni Sessanta. Figura di spicco nell’ambiente artistico bolognese Petroni aderì al movimento dell’Informale. Dell'artista hanno scritto vari critici tra cui Francesco Arcangeli, Franco Solmi e Roberto Tassi.
Donatore
La donazione è pervenuta alla Fondazione grazie alla sensibilità del signor Giovanni Barducci nipote di Maria Petroni, sorella della madre.
Descrizione
I venti dipinti a olio su tela e su carta ben rappresentano l'intera produzione dell'artista.
Dopo aver frequentato, a Bologna, l’Accademia Regazzi con la guida di Pompilio Mandelli, Maria Petroni, spirito libero e inquieto (“io che ero una rondine” avrebbe detto ricordando la propria formazione), si iscrisse all’Accademia di Belle Arti dove seguì, tra gli altri, i corsi di Virgilio Guidi entrando in contatto con critici d’arte e partecipando nel contempo a rassegne, a partire soprattutto dai primi anni Cinquanta.
Il passaggio dall’iniziale fase figurativa all’Informale fu precoce. Roberto Tassi nel 1961 individuò nelle opere dell’artista, “donna sensibile e vera”, un cammino stretto, omogeneo, sicuro. L’anno successivo Francesco Arcangeli proseguì definendola “una vera pittrice”, apprezzandone la tavolozza “limpida, densa e vibrante” e i segni “tesi e puri nella loro flessione”. Sono gli anni dell’avvicinamento a Vasco Bendini, dei superbi quadri informali in rosso e delle sgocciolature di colore (“nei miei dipinti esplodono e traboccano i rossi”, affermò), ma anche dell’intrico delle linee verticali e orizzontali in uno sperimentalismo che, negando le forme, non astrae dalla materia e dagli effetti sensuosi del virtuosismo pittorico.
Dal 1966 al 1972 sembra aver deposto i pennelli; per dedicarsi soprattutto alla Poesia visiva. Il suo testamento artistico è rappresentato da Arcobaleno del 1973, una interminabile striscia di tela che, riflettendo la teoria di Wolfgang Goethe sulla luce e sui colori, si svolge in un mirabolante spettro cromatico che passa gradualmente dal bianco al nero attraverso i sei colori principali.
Scomparve a Bologna nel 1977 all’età di 56 anni.