Baricella (BO), Via Roma

60f6db2a3c12a10007f16170

Baricella (BO), Via Roma

 Genera il pdf
Inventario
BRI / BO PROVINCIA 63
Autore

Notizie storico artistiche

Luogo della ripresa
Baricella (BO)
Luogo e anno di edizione
Bologna, s.d.
Data della ripresa
Anni Sessanta sec. XX°
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
cartolina postale
Orientamento
orizzontale
Misure immagine (in cm; hxb)
10,3x14,7
Indicazione di colore
colore
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Baricella (BO), Via Roma
Note
Baricella, paese lungo l'antica via San Donato, è l'ultimo comune che si incontra prima di passare dalla provincia di Bologna in quella di Ferrara. Un tempo crocevia dei traffici con il confinante territorio ferrarese, deve il suo nome alle figure dei bargelli (ufficiali incaricati di servizi di polizia e di controllo fiscale) che avevano creato la loro sede qui agli inizi del XIV secolo proprio per controllare tali traffici (Barigella si è infatti evoluto in Baricella). Zona di paludi e soggetta ad allagamenti fu oggetto di bonifiche e di ingenti sistemazioni idrauliche. La sua economia era un tempo quasi esclusivamente agricola (tra i principali prodotti vi era la barbabietola da zucchero) e proprio per questo, fra il 1891 e il 1957 il paese ospitò una fermata della Tramvia Bologna-Malalbergo, che veniva intensamente utilizzata sia per il trasporto di merci sia per il traffico pendolare fra la campagna e gli opifici bolognesi. La cartolina documenta la strada principale della località. L'edificio sacro che si trova in primo piano a destra è l'oratorio di San Marco, una bella costruzione in mattoni con decorazioni neomedievali in cotto. La costruzione, realizzata nel 1905 su commissione di Giulia Sassoli vedova di Enrico Zucchini (protagonista della modernizzazione dell'agricoltura di queste terre), è opera del pittore Giuseppe De Col.
La cappella funeraria di Zucchini, è considerata tra i più rilevanti esempi di arte funeraria in stile floreale espresso dal gruppo di artisti e artigiani bolognesi capeggiato dall’architetto Alfonso Rubbiani.
La decorazione delle pareti e quella scultorea del cippo e dell’urna cineraria sono frutto di un eccezionale interazione e di straordinaria perizia artigianale tra arte e artigianato fondata sul recupero di una tradizione risalente all’età medievale,
così come il cancello in ferro battuto, il portale d’ingresso e l’inginocchiatoio in legno intarsiato, le lampade votive e le vetrate policrome. L'interno dell'oratorio è interamente decorato da affreschi che celebrano la figura del Cavalier Zucchini: gli affreschi riproducono papaveri bianchi (fiori che simboleggiano il sonno e quindi la morte), in linea con lo stile floreale adottato dagli artisti facenti capo -appunto- all’Aemilia Ars di Rubbiani.

.