Bologna - Ospedale Maggiore - Nuova facciata

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Bologna - Ospedale Maggiore - Nuova facciata

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Inventario
BRI 00232
Autore

Notizie storico artistiche

Luogo e anno di edizione
Bologna, s.d.
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
cartolina postale
Orientamento
orizzontale
Misure immagine (in cm; hxb)
9x13,8
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Il nome dell'editore è leggibile sul recto, in basso a sinistra.
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Bologna, via Riva di Reno, Ospedale Maggiore, facciata
Bibliografia
Tiziano Costa, "Il grande libro dei canali di Bologna", Bologna, Costa editore, 2008, p, 73
Antonio Brighetti - Franco Monteverde, "Bologna nelle sue cartoline", Cuneo, L'Arciere, 1986, vol. secondo, p. 118
Note
La costruzione dell'Ospedale Maggiore di Bologna fu inziata nel 1667 con architettura attribuita da alcuni a Luigi Casoli e da altri a Bonifacio Socchi. L'antico ospedale della Vita di via Pescherie/Clavature era ormai insufficiente per le tante richieste. La struttura godeva di corsie lunghe una cinquantina di metri e di soffitti alti tredici; di ampi finestroni a sette metri di altezza e di posti letto con una disponibilità di 130 mc cadauno, come prescrivevano le regole del tempo. Nel 1724 il cardinale Lambertini (poi Papa Benedetto XIV) donò le "lettiere" per il reparto maschile. Il complesso fu ampliato e ristrutturato molte volte.Nel 1801 e fino al 1809 le autorità vi accorparono altre e diverse strutture: lo Spedale della Morte, l'ospedale della Trinità, di San Francesco, di San Biagio, del Fatebenefratelli ecc.. Tale concentrazione portò all'identificazione della struttura con un solo nome e come -appunto- Ospedale Maggiore. Numerose e ingenti furono le donazioni: tra le più importanti, quelle della contessa Gozzadina Gozzadini e del marchese Carlo Alberto Pizzardi. Nel 1902, grazie al lascito del tipografo Raffaele Meriggiani, venne inaugurata la nuova facciata, opera dell'ing. Leonida Bertolazzi. Sulla facciata spiccava il bassorilievo dello scultore cesenate Tullo Golfarelli. Distrutto durante l'incursione aerea del luglio 1943, divenne in parte terreno dell'aspra battaglia tra partigiani e truppe tedesche nel novembre 1944. Finita la seconda guerra mondiale, non fu ricostruito nella vecchia sede, ma fu portato ai Prati di Caprara. Il nuovo edificio venne inaugurato nel 1963.