Bologna, Piazza dell'Otto Agosto: gli arrotini
Bologna, Piazza dell'Otto Agosto: gli arrotini
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Luogo della ripresa
Bologna
Data della ripresa
Anni Trenta sec. XX° (?)
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
stampa su carta
Misure immagine (in cm; hxb)
21x14
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Sul verso, al centro, in alto è scritto "Piazza otto agosto". A sinistra si legge la sigla BI/10
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Bologna, Piazza dell'Otto Agosto: gli arrotini
Note
Nel maggio 1877 il Comune di Bologna deliberò che il mercato che si teneva da sempre in piazza Maggiore fosse trasferito. Coloro che vendevano gli alimentari furono distribuiti tra piazza San Francesco e piazza Aldrovandi. Quelli che, invece, trattavano tutti gli altri generi vennero "accomodati" in piazza dell'Otto Agosto. Fu proprio da questo trasloco che nacque la cosiddetta Piazzola. Oltre ai venditori, erano presenti anche i piccoli artigiani, tra i quali gli arrotini. Il più delle volte l'arrotino era un ambulante e svolgeva il proprio mestiere spostandosi con una sorta di biciclo-carretto dotato di una grossa ruota di legno rivestita da un cerchione di ferro, oppure portando in spalla gli attrezzi del mestiere. Il carretto, una volta giunto a destinazione, veniva letteralmente ribaltato su se stesso e si trasformava nello strumento di lavoro. Alla ruota veniva agganciato un pedale con vari snodi, veniva fissata la cinghia di trasmissione del movimento alla mola e su una parte sporgente del carretto, si fissava poi un secchiello con dell'acqua che sgocciolava sulla mola mediante un piccolo rubinetto dosatore, con funzioni di lubrificante. Negli anni il carretto venne sostituito dalla bicicletta e dalla motocicletta, sul davanti delle quali era applicata una ruota in pietra collegata ai pedali con una cinghia. Per arrotare un utensile, l'arrotino imprimeva alla ruota un movimento ben ritmato e continuo e con abili gesti delle mani lo passava sulla mola fino a che la lama non diventava tagliente. Gli venivano affidate le più diverse lame e molteplici attrezzi da lavoro e da cucina. Spesso e volentieri riparava anche gli ombrelli. Sullo sfondo è ben riconoscibile il monumento al Popolano, opera dello scultore Pasquale Rizzoli.