Bologna, Porta Mazzini (già Porta Maggiore): esterno

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Bologna, Porta Mazzini (già Porta Maggiore): esterno

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Inventario
MISC. / Ambr. 035

Notizie storico artistiche

Datazione
Luogo della ripresa
Bologna
Data della ripresa
1902
Serie
"Vecchia Bologna. Figure di cose scomparse o modificate"
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
stampa su carta
Materia e tecnica
gelatina bromuro d'argento
Misure immagine (in cm; hxb)
17x23
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Sul recto della pagina che fa da cartoncino di supporto alla stampa sono presenti il numero manoscritto "31" e l'iscrizione manoscritta "Porta Galliera. Interno".
Soggetto o iconografia
Bologna, Porta Mazzini (già Porta Maggiore): esterno
Bibliografia
(1 ) "Raccolta di opere riguardanti Bologna nella Biblioteca di Raimondo Ambrosini", Bologna, Tip. Garagnani, 1906, p. 203, cat. n. 2997; (2) don Giuseppe Fornasini, "La chiesa parrocchiale di Santa Caterina V.M. di Strada Maggiore in Bologna", S.l., s.ed., 1962, pag. 145; (3) Giancarlo Roversi, "Le mura perdute. Storia e immagini dell'ultima cerchia fortificata di Bologna", Casalecchio di Reno, Grafis, 1985, pag. 196; (4) Tiziano Costa, "Sulle Mura di Bologna. Mille anni di guerra e di pace", Bologna, Costa editore, 2000, pag. 85.
Note
La nota manoscritta trae in inganno. In realtà si tratta del prospetto esterno di Porta Mazzini, già Maggiore. La fotografia di Giuseppe Cavazza -scattata nel febbraio 1902- si può considerare un documento eccezionale. La prima costruzione della Porta risale al XIII secolo; fu poi fortificata con una rocca nel 1507 per volere di papa Giulio II. Nel 1770 fu ricostruita su progetto di Gian Giacomo Dotti. Questa Porta era considerata la più importante dell'intera cerchia cittadina, poichè si trova sul tracciato dell'antichissima via Emilia ed attraverso di essa passava tutto il traffico diretto a Roma e viceversa. La sua mole diede il saluto di Bologna a papi e sovrani. Da qui transitarono anche Giuseppe Garibaldi (nell'ottobre 1859) e re Vittorio Emanuele II (nel 1860).Nel 1903, a seguito della sciagurata politica di demolizione delle mura e di alcune porte, anche questa venne atterrata. Sparì così la splendida mole della costruzione settecentesca. Tuttavia, comparse tra le macerie le antiche vestigia della porta duecentesca, dopo un'aspra battaglia civica, fu deciso un restauro che sarebbe stato diretto da Alfonso Rubbiani. Nel 1909 fu dunque "ricostruito" quello che doveva essere il primitivo volto dell'edificio.