Bologna, Porta Saragozza: esterno

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Bologna, Porta Saragozza: esterno

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Inventario
BRI / FOT. 421
Autore

Notizie storico artistiche

Luogo della ripresa
Bologna
Data della ripresa
Dopo il 1937
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
stampa su carta lucida
Misure immagine (in cm; hxb)
17,3x23
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Sul verso del positivo, in alto, si legge: "Bologna. Porta Saragozza. Sulle tracce di quella dugentesca / fu completamente ricostruita con l'aggiunta arbitraria / di talune parti, nel 1859, da Enrico Brunetti".
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Bologna, Porta Saragozza: esterno
Note
Porta Saragozza è la più "falsa" e "bizzarra" (così si esprime Giancarlo Roversi) tra le porte di Bologna. Il primitivo varco urbico risalente al XIII secolo fu infatti pesantemente rimaneggiato nel 1859 da un intervento condotto dall'ingegnere Enrico Brunetti Rodati, che rielaborò un precedente disegno del collega Giuseppe Mengoni. Al posto del vecchio cassero medievale venne costruito l'attuale edificio dotato di torrioni e corpi di fabbrica merlati. All'inizio del secolo XX° le mura che vi si addossavano seguirono la sorte di tutte le altre, ovvero, furono demolite a partire dal 1902. Questa fotografia è particolarmente significativa: sulla sommità del torrione centrale è riportata a caratteri cubitali la scritta "DECIMA LEGIO", il che indica che la ripresa è avvenuta durante il ventennio fascista. Alla vigilia della marcia su Roma, il 27 ottobre 1922, i fascisti presero possesso di Bologna "manu militari", affiancati dagli Arditi. Le camicie nere bolognesi erano divise in tredici coorti, raggruppate in due legioni, una per la città e una per la provincia, al comando di Umberto Baccolini e Gino Baroncini. Seguirono poi giornate di fatti sanguinosi. Nel 1927 Mussolini definì il Fascio di Bologna fedele Decima Legione, riferendosi ad un passo del "De bello gallico" di Gaio Giulio Cesare:
" …legionarios eo milites legionis decimae, quod ei maxime confidebat…" (42, I).
Tale definizione piacque moltissimo ai fascisti bolognesi, che l'adottarono stabilmente. Un'altra scritta è sull'arco: "Gruppo Rionale Mario Fabbriani". Quest'ultimo nome si riferisce alla medaglia d'oro al valor militare -reduce dalla guerra libica e da quella italo-austriaca, elemento fattivo nelle organizzazioni fasciste- morto nel 1937 durante la Guerra di Spagna, cui evidentemente era stato intitolato un gruppo. Si veda anche la fotografia contrassegnata con il n. inv. BRI / FOT. 420.