Bologna - S. Giacomo - 1^ nicchia nel portico (a cominciare dalla facciata)

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Bologna - S. Giacomo - 1^ nicchia nel portico (a cominciare dalla facciata)

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Notizie storico artistiche

Datazione
Luogo della ripresa
Bologna
Data della ripresa
1886
Oggetto
Negativo
Materia e tecnica
gelatina bromuro d'argento/vetro
Misure immagine (in cm; hxb)
21,1x27
Indicazione di colore
B/N
Soggetto o iconografia
Bologna - Chiese - Chiesa di San Giacomo Maggiore - Pittura - Affreschi - Portico esterno - Prima arca - Anonimo bolognese (?) - Crocifissione
Bibliografia
Franco Cristofori, Giancarlo Roversi, a cura di, Pietro Poppi e la Fotografia dell’Emilia, Bologna, Cassa di Risparmio in Bologna, 1980; Giuseppina Benessati, Angela Tromellini, Fotografia & Fotografi a Bologna, 1839-1900, Casalecchio di Reno, Grafis, 1992; Franca Varignana, Pietro Poppi “Peintre-Photographe” in Andrea Emiliani, Italo Zannier, a cura di, Il tempo dell'immagine: fotografi e società a Bologna 1880-1980, Torino, SEAT, 1993, pp. 55-70; Fabio Marangoni, Pietro Poppi (1833-1914) fotografo bolognese dell’Ottocento, tesi di laurea in Storia dell’Arte Contemporanea, Università degli studi di Bologna, relatore Stefano Susinno, a.a. 1998/1999; Carlo Volpe, Gli affreschi duecenteschi delle arche sepolcrali, in Il tempio di San Giacomo Maggiore, Bologna, 1967, pp. 83-86, fig. 53.
Note
Il negativo appartiene ad un gruppo di lastre senza numero, per le quali è stato adottato l'inventario attribuito da Roversi e Cristofori e pubblicato nel censimento del 1980, corrispondente alla posizione nella collocazione originale.
La datazione è stata ricavata dalla bibliografia citata nella scheda, in particolare dal saggio in cui Carlo Volpe, descrivendo uno degli affreschi del porticato esterno, ricorda come questi fossero stati momentaneamente scoperti nel 1886. Inoltre, sempre nel volume del 1967, sono state riprodotte due fotografie di Pietro Poppi, e riferite a quell'anno. In una delle immagini della serie, infine, è presente un dettaglio che avvalora questa tesi: è possibile notare, sul margine superiore della mandorla in cui erano raffigurati gli affreschi, dei residui di calce e mattoni. Si presume pertanto che le lastre appartenenti a questo gruppo siano tutte coeve, e che documentino l'evento dello scoprimento delle pitture nelle arche sepolcrali avvenuto nel 1886. Attualmente gli affreschi, staccati dalla loro ubicazione originaria, si conservano all'interno della chiesa, in una cappella del peribolo absidale.
La fascetta della titolazione presenta un'iscrizione dattiloscritta.