Bologna,Via della Grada

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Bologna,Via della Grada

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Inventario
BRI / FOT. 919
Autore

Notizie storico artistiche

Luogo della ripresa
Bologna
Data della ripresa
Anni Cinquanta sec. XX°
Oggetto
Positivo
Misure immagine (in cm; hxb)
14x9
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Sul verso, si legge: "Via della Grada / in fondo la chiesa / di S. Valentino. / La lapide ricorda / una persona morta in / un salvataggio".
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Bologna, Via della Grada
Note
La fotografia appartiene ad una serie di immagini rinvenute nel fondo Brighetti e relative a diverse strade del centro storico bolognese che risultano di importanza secondaria rispetto a quelle di specifico interesse storico-artistico. L'autore degli scatti è sconosciuto; il formato del positivo è sempre lo stesso, quello delle cartoline postali; le fotografie sono tutte stampate su carta Ferrania. Sembra quasi che ci si sia impegnati a documentare una Bologna minore e popolare che in grande parte sarebbe scomparsa da lì a poco. Facendo riscontri con le auto in sosta, con l'abbigliamento delle persone e con lo stato degli edifici, l'arco temporale di esecuzione si potrebbe fissare tra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta del Novecento. Tra il 1969 e il 1972 il fotografo Paolo Monti (1908-1982) insieme all'architetto Pier Luigi Cervellati effettuò un'esemplare campagna fotografica, quasi un censimento del centro storico. Nel 1969 il Comune di Bologna aveva infatti varato il Piano Urbanistico di Salvaguardia per il restauro e il risanamento di un'ampia zona entro le mura. Già dal 1963 erano stati avviati degli studi settoriali per la difesa integrale dell'ambiente urbano del passato. Tali studi erano stati compiuti da un gruppo capeggiato dal prof. Leonardo Benevolo. Il PEEP (Piano Edilizia Economica Popolare) fu reso esecutivo nel 1973 e con esso iniziò poi la ristrutturazione conservativa di alcuni comparti, tra i quali parecchi di quelli fissati da questa serie. Questa immagine di via della Grada, ci mostra la strada e il canale da un non consueto punto di vista, ovvero, da via San Felice verso l'odierno viale. A destra si riconosce la facciata della chiesa di Santa Maria e San Valentino, a sinistra quello che è invece comunemente conosciuto come Opificio della Grada. Anticamente di proprietà del cardinale Pompeo Aldrovandi, fu usato per lungo tempo come conceria di pelli e mulino da galla. Passato nell'Ottocento al Consorzio del Reno, era divenuto prima mulino da grano e poi bagno pubblico. Nel 1899 vi furono installate due turbine che producevano energia elettrica per l'Istituto Ortopedico Rizzoli sfruttando la corrente del canale. La linea elettrica raggiungeva il colle di San Michele in Bosco attraverso i viali di circonvallazione. Tali bobine cessarono di essere operative nel 1926. Attualmente, l'edificio ospita la sede del Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno. All'interno dovrebbe poi nascere un "Centro sulle Acque", dedicato al sistema di canali e mulini che alimentavano l'economia bolognese fino ad un passato relativamente recente. La cosiddetta "ruota della Grada", interamente in legno, che si trovava all'interno, era stata demolita per far posto a quelle due turbine ricordate più sopra. Nel 2006 venne fedelmente ricostruita su progetto originale del Settecento, seguendo le dimensioni reali: quattro metri e mezzo di diametro. Il Canale di Reno alla Grada era considerato il luogo migliore per lavare, dal momento che in quel punto l'acqua entrava in città dalla campagna ed era quindi ancora pulita, non avendo raccolto i liquami cittadini. Ma era anche uno dei più rischiosi perchè non esisteva parapetto: c'erano solo i "gradoni". Nel tempo vi furono anche diversi episodi di annegamento o di salvataggio su tale rischio. Il più famoso viene ricordato da una lapide tuttora esistente, ma montata su una parete dell'Opificio, che segnala il sacrificio del lavandaio Cesare Tartarini, morto per salvare un bambino caduto in acqua la sera del 20 luglio 1878.