Bologna, Via Santo Stefano: Teatro del Corso, ingresso

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Bologna, Via Santo Stefano: Teatro del Corso, ingresso

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Inventario
BRI 02411
Autore

Notizie storico artistiche

Luogo della ripresa
Bologna
Luogo e anno di edizione
Bologna, primo decennio sec XX°
Data della ripresa
primo decennio sec. XX°
Timbro di spedizione (Luogo e data)
Bologna, ?
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
cartolina postale
Misure immagine (in cm; hxb)
9x14
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Sul recto, da sinistra in basso, si legge il nome dell'editore seguito dalla scritta "BOLOGNA - Teatro del Corso in Via S. Stefano". La cartolina è viaggiata da Bologna a Parma. Il timbro di spedizione risulta purtroppo incomprensibile.
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Bologna, Via Santo Stefano: Teatro del Corso
Bibliografia
1) Franco Cristofori, "Bologna. Immagini e vita tra Ottocento e Novecento", Bologna, Alfa, 1978, p. 274; 2) Antonio Brighetti - Franco Monteverde, "Bologna nelle sue cartoline", vol. II, Cuneo, L'Arciere, 1986, pag. 87.
Note
Il Teatro del Corso si trovava in via Santo Stefano in corrispondenza dei nn. civici 31 e 33. Fu costruito per iniziativa di Giuseppe Badini e di un gruppo di contribuenti in un'area precedentemente occupata dal palazzo senatorio Rossi-Turrini. Il progetto fu affidato all'architetto Francesco Santini, che lo realizzò in stile neoclassico, con sala a pianta ellittica, quattro ordini di palchi, loggione, ampio palcoscenico attrezzato e saloni di rappresentanza. L'edificio venne inaugurato nel maggio del 1805, alla presenza di Napoleone Bonaparte. Circa un secolo dopo, nel 1903, venne ristrutturato. I maggiori interventi riguardarono: la sopraelevazione della copertura; la trasformazione degli ultimi ordini dei palchi in ampia galleria con soprastante loggione e il rifacimento del boccascena. Il teatro godette sempre di grande fortuna (anche Gioacchino Rossini vi lavorò come maestro di cembalo nel 1811), fin quando, nel gennaio 1944 un bombardamento alleato non lo distrusse. Alla fine degli eventi bellici, le poche sue parti rimaste in piedi furono usate per ospitare gli sfollati. Successivamente, al suo posto venne costruito un moderno condominio. Le uniche parti originali che lo ricordano sono alcune colonne e una porta. Una lapide per testimoniarne l'esistenza è stata posta sotto il portico. Ricordiamo che, tra il 1825 e il 1826, nell'adiacente e omonima Locanda soggiornò Giacomo Leopardi.