Bologna, Via Santo Stefano: Teatro del Corso, interno dopo la trasformazione

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Bologna, Via Santo Stefano: Teatro del Corso, interno dopo la trasformazione

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Notizie storico artistiche

Luogo della ripresa
Bologna
Data della ripresa
1903
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
stampa montata su cartoncino di supporto
Misure immagine (in cm; hxb)
27x39,5
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Nell'angolo inferiore sinistro del cartoncino di supporto si legge: "Il neonato...al papà...della trasformazione / E per copia conforme / A. Levi" segue la scritta "Fotog.a Bolognese". Sul verso è scritto "Teatro del Corso"
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Bologna, Via Santo Stefano: Teatro del Corso dopo la trasformazione
Note
Il Teatro del Corso si trovava in via Santo Stefano in corrispondenza dei nn. civici 31 e 33. Fu costruito per iniziativa di Giuseppe Badini e di un gruppo di contribuenti in un'area precedentemente occupata dal palazzo senatorio Rossi-Turrini. Il progetto fu affidato all'architetto Francesco Santini, che lo realizzò in stile neoclassico, con sala a pianta ellittica, quattro ordini di palchi, loggione, ampio palcoscenico attrezzato e saloni di rappresentanza. L'edificio venne inaugurato nel maggio del 1805, alla presenza di Napoleone Bonaparte. Circa un secolo dopo, nel 1903, venne ristrutturato. I maggiori interventi riguardarono: la sopraelevazione della copertura; la trasformazione degli ultimi ordini dei palchi in ampia galleria con soprastante loggione e il rifacimento del boccascena. Fu rinnovato anche l'apparato decorativo: i medaglioni con le effigi dei grandi maestri di musica furono realizzati da Arturo Lazzari e Giovanni Masotti dipinse il fregio del boccascena. Le sculture erano di Tullo Golfarelli e gli stucchi del Sassoli. Il teatro godette sempre di grande fortuna (anche Gioacchino Rossini vi lavorò come maestro di cembalo nel 1811), fin quando, nel gennaio 1944 un bombardamento alleato non lo distrusse. Alla fine degli eventi bellici, le poche sue parti rimaste in piedi furono usate per ospitare gli sfollati. Successivamente, al suo posto venne costruito un moderno condominio. Le uniche parti originali che lo ricordano sono alcune colonne e una porta. Una lapide per testimoniarne l'esistenza è stata posta sotto il portico. Ricordiamo che, tra il 1825 e il 1826, nell'adiacente e omonima Locanda soggiornò Giacomo Leopardi.