Bologna, Via Toscana: Villa Aldrovandi Mazzacorati, pronao

60f6db2a3c12a10007f15d13

Bologna, Via Toscana: Villa Aldrovandi Mazzacorati, pronao

 Genera il pdf

Notizie storico artistiche

Luogo della ripresa
Bologna
Data della ripresa
primo / secondo decennio sec. XX°
Oggetto
Positivo
Misure immagine (in cm; hxb)
17,8x23,7
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Sul verso, a macchina, è scritto: "18 24 /110 Villa Camaldoli, = Pronao"; a mano il prof. Brighetti ha aggiunto: "Villa Mazzacorati".
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Bologna, Via Toscana: Villa Aldrovandi Mazzacorati, pronao
Bibliografia
Renzo Renzi, "Bologna 1900. Viaggi fotografici di Giuseppe Michelini (1873-1951)", Casalecchio di Reno (Bo), Grafis/Zanichelli, 1980.
Note
La Villa sorge sul territorio della tenuta di Camaldoli, acquisita da Annibale Marescotti nel 1616. Nel 1690, dopo la morte di Raniero, la nobile dimora con giardino passò alla famiglia Aldrovandi. Negli anni successivi sull'edificio furono condotti alcuni lavori che dovevano renderlo degno di un'importante famiglia senatoria. La struttura si mantenne tuttavia quasi inalterata fino al 1761, anno in cui Gianfrancesco Aldrovandi Marescotti sposò Lucrezia Fontanelli. Il 24 settembre 1763 fu inaugurato il teatrino a due ordini di logge sorrette da cariatidi e telamoni di stucco di Petronio Tadolini, con busti di F. Balugani e pitture del Basoli. Due anni più tardi fu compiuta la sopraelevazione del secondo piano della villa, su progetto definitivo di Francesco Tadolini che, dalla prima metà del 1770 al 1772, ispirato ai moduli neoclassici, ne portò a compimento il nuovo aspetto con il corpo centrale porticato a sei colonne, timpano ed ali porticate semiellittiche. Questi lavori trasformarono la villa bolognese in un'imitazione di una villa veneta con barchesse di chiara ispirazione palladiana. Alla fine del Settecento la villa divenne proprietà dei marchesi Mazzacorati. Dalla fine dell'Ottocento fu invece della famiglia Sarti Michelini. Nel 1937 fu venduta all'Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale, che la adibì a convalescenziario antitubercolare (sanatorio dell'Opera Balilla) e centro di chirurgia pneumo-toracica. Durante la seconda guerra mondiale ospitò i feriti provenienti dai vari fronti e il 14 febbraio 1945 un bombardamento aereo la danneggiò gravemente. A conflitto concluso, la struttura fu intitolata al celebre anatomico medievale Mondino de' Liuzzi e divenne sede della Scuola di Specializzazione in Tisiologia. Dal 1981 una parte dell'edificio è adibito a Centro civico del Quartiere San Ruffillo.