Calvigi (BO), il santuario

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Calvigi (BO), il santuario

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Inventario
BRI / BO PROVINCIA 975

Notizie storico artistiche

Luogo della ripresa
Calvigi (BO)
Luogo e anno di edizione
S.l., s.d.
Data della ripresa
Anni Ottanta sec. XX° (?)
Timbro di spedizione (Luogo e data)
Granaglione (BO), 24.7.1991
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
cartolina postale
Orientamento
orizzontale
Misure immagine (in cm; hxb)
14,7x10,3
Indicazione di colore
colore
Iscrizioni
La cartolina è viaggiata da Granaglione a Bologna. Il timbro di spedizione risale al 24.7.1991
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Calvigi (BO), il santuario
Bibliografia
http://www.appenninobolognese.net
Note
Il Santuario della Madonna di Calvigi si trova nel territorio di Granaglione, appennino Tosco-Emiliano. Sorge su uno sperone roccioso da cui si domina la sottostante valle del Reno. L'odierno aspetto risale all'inizio del XX° secolo, quando l'edificio venne in grande parte rifatto su tradizionali modelli neoclassici utilizzando il sasso locale intonacato. La storia del santuario ebbe inizio nella prima metà del Cinquecento, quando l'allora parroco don Simone Vivarelli scampò al crollo improvviso di una parete rocciosa e, considerata la sua salvezza come un segno della protezione della Vergine, decise di renderle grazie. Incaricò un pittore locale di eseguireun affresco raffigurante una Madonna col Bambino proprio su quanto restava della roccia . La devozione per quell'immagine crebbe sempre più e si rafforzò al termine dell'epidemia di peste nel 1630. Gli abitanti di Granaglione decisero poi di erigere un santuario come ringraziamento dello scampato pericolo. I pellegrini divennero sempre più numerosi, anche grazie alle notizie diffusesi riguardo a miracoli avvenuti in quella località. un così grande afflusso di devoti indusse ad un ampliamento del Santuario nel 1635.
Nel 1825 venne innalzato il campanile e successivamente vi furono aggiunte tre campane. L'immagine della Madonna di Calvigi è oggi in ceramica faentina e risale al 1954. La primitiva effige affrescata è infatti ben poco leggibile a causa degli agenti atmosferici e della fragilità, che nei secoli hanno intaccato la superficie della roccia. Una copia su tela fu realizzata nel 1920 per opera del pittore Agostino Mazzanti.