Carro colonico emiliano
Carro colonico emiliano
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Datazione
Luogo della ripresa
Provincia di Bologna (?)
Data della ripresa
1903
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
stampa su carta montata su un cartoncino di supporto con profilatura d'oro
Materia e tecnica
aristotipo
Misure immagine (in cm; hxb)
7,7x10,7
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Sul recto del cartoncino di supporto, in alto a sinistra compare la scritta "11 Giugno 1903"; al centro sotto l'immagine, si legge: "Carro colonico (eseguito per ordine di S.A.R. Antonio d'Orleans)". Nell'angolo inferiore destro vi è il timbro del fotografo/collezionista.
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Carro colonico emiliano
Note
Questa fotografia fa parte di un piccolo nucleo presente nel fondo donato da Antonio Brighetti. Da una attenta osservazione è emerso che Luigi Veronesi era molto probabilmente un appassionato di fotografia che eseguiva lui stesso le riprese, stampava e montava le immagini sul cartoncino di supporto e scriveva le note relative alle notizie identificative. Per suffragare tale ipotesi basterà osservare le fotografie contrassegnate dai nn. inv. BRI /VER. 14 e 19 che riproducono la firma autografa di Veronesi (la grafia è identica a quella delle scritte che compaiono quasi ovunque) e la meticolosità della descrizione di luoghi e situazioni . Purtroppo, non si è riusciti a risalire ad alcun dato anagrafico e/o biografico.
Questo carro colonico ricalca un modello assai diffuso nell'Italia Settentrionale per tutto l'Ottocento e buona parte del Novecento. La struttura era -in genere- composta da legni diversi e ferro. Le ruote erano quattro, raggiate e cerchiate in ferro; la coppia anteriore era di diametro minore rispetto a quella posteriore. Era dotato di un timone che, per mezzo di una freccia sagomata, collegava l'avantreno al treno posteriore e terminava con una biforcazione munita di ganci a rostro Davanti alle ruote anteriori era poi collocata -in perpendicolare al timone- una stanga di protezione per gli animali da traino.
Solitamente, il carro veniva impreziosito con disegni floreali e borchie in ottone. Molto spesso era intersiato e le raffigurazioni scolpite riproducevano immagini religiose che rappresentavano una sorta di difesa rurale. Le figure sacre più riprodotte erano quelle della Beata Vergine Maria e di Sant'Antonio Abate. La didascalia che accompagna l'immagine informa che il carro è stato costruito per ordine di S.A.R. Antonio d'Orleans (1866-1930). Il principe, che per complicate vicende ereditarie aveva assunto il titolo e le proprietà del ducato di Galliera e aveva la sua residenza bolognese nel bellissimo palazzo cittadino già appartenuto alla famiglia Caprara, curava nei minimi dettagli le attrezzature in dotazione nei suoi poderi in provincia. Presso il Museo della Storia di Bologna in Palazzo Pepoli Vecchio è esposto un modello in miniatura di tale tipo di carro.
Questo carro colonico ricalca un modello assai diffuso nell'Italia Settentrionale per tutto l'Ottocento e buona parte del Novecento. La struttura era -in genere- composta da legni diversi e ferro. Le ruote erano quattro, raggiate e cerchiate in ferro; la coppia anteriore era di diametro minore rispetto a quella posteriore. Era dotato di un timone che, per mezzo di una freccia sagomata, collegava l'avantreno al treno posteriore e terminava con una biforcazione munita di ganci a rostro Davanti alle ruote anteriori era poi collocata -in perpendicolare al timone- una stanga di protezione per gli animali da traino.
Solitamente, il carro veniva impreziosito con disegni floreali e borchie in ottone. Molto spesso era intersiato e le raffigurazioni scolpite riproducevano immagini religiose che rappresentavano una sorta di difesa rurale. Le figure sacre più riprodotte erano quelle della Beata Vergine Maria e di Sant'Antonio Abate. La didascalia che accompagna l'immagine informa che il carro è stato costruito per ordine di S.A.R. Antonio d'Orleans (1866-1930). Il principe, che per complicate vicende ereditarie aveva assunto il titolo e le proprietà del ducato di Galliera e aveva la sua residenza bolognese nel bellissimo palazzo cittadino già appartenuto alla famiglia Caprara, curava nei minimi dettagli le attrezzature in dotazione nei suoi poderi in provincia. Presso il Museo della Storia di Bologna in Palazzo Pepoli Vecchio è esposto un modello in miniatura di tale tipo di carro.