Cassone di piazza
Cassone di piazza
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Luogo della ripresa
Bologna
Luogo e anno di edizione
inizio sec. XX°
Stampatore
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
positivo b/n incollato su cartoncino
Materia e tecnica
stampa su carta
Orientamento
verticale
Misure immagine (in cm; hxb)
19x12,7
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Sul recto del cartoncino di supporto si legge: "Cassone-bottega mobile"
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Cassone di piazza
Bibliografia
"Vestiari, usi, costumi di Bologna cessati nell'anno 1796 raccolti da Giuseppe Guidicini e disegnati da Domenico Ramponi. Un eccezionale fotoreportage dal passato", introduzione e schede esplicative a cura di Mario Fanti, Bologna, B.U.P., 2017, pag. 70 fig. 92
Note
L'immagine fotografata è contenuta in un volume conservato presso la Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna (ms. B 2329). Tale prezioso volume faceva parte della raccolta personale di Giuseppe Guidicini (Bologna, 1763-1837), ingegnere, uomo politico e storico. Il manoscritto si intitola "Vestiari, usi, costumi di Bologna cessati nell'anno 1796" e costituisce una raccolta di eccezionale valore storico e documentario di costumi e di immagini di vita della Bologna ahimè definitivamente "scomparsa" con l'ingresso delle truppe francesi in città proprio in quell'anno. Le n. 150 tavole che lo corredano furono eseguite all'acquerello dal pittore Domenico Ramponi, allievo poco conosciuto di Jacopo Alessandro Calvi detto "Il Sordino". Nel suo volume citato in bibliografia Mario Fanti annota: "I 'cassoni' di Piazza Maggiore erano botteghe mobili sostenute da quattro ruote ciascuna onde poterle trasportare altrove, quando si voleva libera la piazza per circostanze di feste pubbliche, di sede vacante ed anche di processioni. Appartenevano ai merciai, tellaiuoli, venditori di ferri vecchi, di rame ecc.. Nel 1766 furono allineati nella Piazza del Nettuno lungo il pubblico palazzo e parte lungo le volte dei Pollaroli. Nel 1781 furono tolti e trasportati nella via Imperiale del Mercato dove a poco a poco finirono di esistere".